martedì 5 gennaio 2016

Più morti in Italia nel 2015: prego, ognuno dica la sua!

Sempre della serie "occasioni perse per tacere"

Alcuni giorni fa l'ISTAT ha reso noto un dato che ha suscitato un certo subbuglio: nel 2015 il numero di decessi in Italia è aumentato dell'11,3% rispetto al 2014. In pratica 68000 decessi in più da un anno all'altro, su una media di più o meno 600000. Il Prof. Blangiardo, dell'Università di Milano Bicocca, commenta (fonte) : “Il dato è impressionante. Ma ciò che lo rende del tutto anomalo è il fatto che per trovare un’analoga impennata della mortalità, con ordini di grandezza comparabili, si deve tornare indietro sino al 1943 e, prima ancora, occorre risalire agli anni tra il 1915 e il 1918".

Numeri da guerra mondiale, quindi. Cosa può essere successo? Statistiche del genere, potete immaginarlo, sono un piatto troppo succoso per i tuttologi, quelli che quando succede qualcosa hanno subito l'ipotesi pronta, la teoria già preconfezionata da propinare all'opinione pubblica. Quella che l'importante è spararla con convinzione, che tanto c'è di sicuro chi ci crede, e poi anche se non è vera chi se ne frega. E ovviamente c'è chi l'ha fatto, perdendo la solita ottima occasione per tacere.

Ma prima vediamoli, questi dati, Perché come sempre, prima di reagire come un Cane di Pavlov, il buon senso vorrebbe che si controlli che cosa effettivamente essi dicano.

Intanto non sono affatto dati definitivi che si riferiscono a tutto il 2015, ma sono estrapolazioni dai primi 8 mesi dell'anno (fonte). Da gennaio a agosto di quest'anno il numero di decessi è stato maggiore dell'11,3% rispetto all'analogo periodo del 2014. In pratica se l'aumento percentuale di decessi osservato fino ad agosto dovesse restare costante ci si aspetterebbe, alla fine del 2015, circa 68000 decessi in più rispetto al 2014. Inoltre l'ISTAT specifica (fonte) che i dati sono forniti dai vari Comuni senza specificare le cause di decesso né la suddivisione per età, e quindi non permettono in alcun modo di trarre conclusioni. Ma i tuttologi se ne fregano, ovviamente! Loro hanno una marcia in più!

E quindi leggiamo da Beppe Grillo che la causa è l'inquinamento (qui il suo intervento). Il nostro tuttologo afferma anche che l'incremento di decessi "appare in gran parte concentrato nella componente femminile (+41mila) e che verosimilmente coinvolge soprattutto la fascia più anziana della popolazione residente nel nostro Paese". Dove se li sia sognati questi numeri lo sa solo lui, dato che non sono ancora noti. Il "verosimilmente" poi in realtà è vero sempre, dato che normalmente si muore molto di più da anziani che da giovani, anche senza l'inquinamento. Come spacciare un'ovvietà per una notizia inquietante e inaspettata.

A proposito, così per inciso, si parla di situazione disastrosa delle polveri sottili a Milano e nelle altre città, ma nessuno fa notare che la situazione delle polveri sottili in Italia è enormemente migliorata in questi anni, e che soltanto nel 2002 il numero di giorni in cui veniva sforato il limite era il doppio di oggi, e che il livello delle polveri negli anni 80 era almeno quattro volte quello di oggi. Inoltre sono praticamente scomparsi inquinanti come l'anidride solforosa, che negli anni 70-80 riempivano l'atmosfera delle nostre città (fonte). Queste informazioni si trovano facilmente in rete. Oltre a idolatrare la rete come strumento estremo di democrazia, bisognerebbe anche saperla usare

Nonostante la certezza di Grillo in proposito, il demografo Blangiardo, di cui lo stesso Grillo riprende le affermazioni, non menziona mai l'inquinamento. Egli però si chiede (fonte) se "i tagli alla sanità pubblica, dovuti alla crisi, abbiano accresciuto nel corrente anno il rischio di mortalità nei gruppi tipicamente più fragili: i vecchi”. E poi afferma che “E’ un evento “straordinario” che richiama alla memoria l’aumento della mortalità nei Paesi dell’Est Europa nel passaggio dal comunismo all’economia di mercato: un “déjà vu” che non vorremmo certo rivivere”. Insomma, l'Italia come l'ex Unione Sovietica. Anche in questo caso - parere personale - secondo me era meglio tacere. In ogni caso Blangiardo sottolinea giustamente che è necessario aspettare i dati definitivi e le analisi dettagliate.

Altri hanno invece ipotizzato che l'impennata nei decessi sia dovuta al calo delle vaccinazioni, in particolare quella influenzale, a seguito di certe campagne contro i vaccini. Anche in questo caso, bisogna fare due conti, pur essendo personalmente convinto di quanto siano scriteriate certe campagne antivaccinali. In media in Italia si registrano circa 8000 morti l'anno per complicazioni a seguito dell'influenza. L'Istituto Superiore di Sanità stima (fonte) che il calo significativo nel numero delle vaccinazioni abbia influito con alcune "centinaia" i morti in più. Mettiamo anche che siano qualche migliaia in più, ma insomma, per giustificare con il calo delle vaccinazioni i 68000 morti in più partendo da una media di 8000 all'anno, ce ne vuole! Non vaccinarsi contro l'influenza, se si è anziani e a rischio, è una cazzata (detto come va detto) ma onestamente non credo che possa spiegare 68000 morti in eccesso.

Sull'onda dell'entusiasmo nel dare aria alla bocca nemmeno Mario Giordano su Libero si lascia scappare la ghiotta occasione di scrivere un articolo in cui punta il dito sulle pensioni, la crisi, la sanità, i ticket, il welfare, la Fornero e tutto quello su cui il governo alla fine può essere incolpabile, perché quello è chiaramente lo scopo. Senza nessuna simpatia particolare per il governo, l'articolo è quanto di più sconclusionato sia recentemente stato stampato dalle italiche rotative.

E poi vai con i "dati spaventosi" con tanto di foto di cimitero (fonte), e di nuovo l'inquinamento, la mancanza di cure adeguate e l'impoverimento della preparazione tecnica degli operatori sanitari (fonte). Ovunque il termine "spaventoso" e tutti i suoi sinonimi più inquietanti spadroneggiano.

In questo quadro tragico pochi si ricordano di menzionare che l'Italia è uno dei paesi a più alta aspettativa di vita al mondo, ben al di sopra della quasi totalità degli altri paesi europei (fonte). Se fa comodo spaventare gli elettori per avere qualche voto in più, anche il bollettino di guerra fa comodo.

Ma guardiamo i dati dei decessi in Italia in funzione del tempo. E' la linea blu nel grafico qua sotto. Innanzitutto si vede che il numero assoluto di decessi aumenta già fin dal 1960 circa. La cosa non sorprende, perché il numero di nascite ha subito un drastico calo, con conseguente invecchiamento della popolazione. E più una popolazione è vecchia, più decessi ci sono.

Nascite e decessi in Italia in funzione del tempo, secondo una elaborazione di dati ISTAT (vedi fonte).




I dati dei decessi degli ultimi anni sono riportati in questo link. Si vede come il tasso di mortalità graficato qua sotto (da me) in funzione dell'anno (il tasso di mortalità è il numero dei decessi diviso il numero totale dei vivi al primo gennaio dell'anno in questione) dal 1960 in poi oscilli più o meno casualmente fra il 9,2 e il 10,3 per mille, con un trend globale che è sostanzialmente costante (linea rossa tratteggiata) e pari al 9.7 per mille. Il fatto che il tasso di mortalità sia grosso modo costante vuol dire che in percentuale si muore grosso modo sempre allo stesso modo. In realtà una variazione del tasso di mortalità da 9,7 per mille (la media) a 10,3 (il massimo osservato), su 60 milioni di cittadini (la popolazione italiana attuale) corrisponde a 36000 decessi in più. Un po' più della metà di quelli stimati per il 2015.

Tasso di mortalità (in per mille) in Italia in funzione dell'anno.
Si può comunque vedere che fino a metà degli anni 70 il tasso di mortalità appariva mediamente un po' più alto della media (e infatti si vede l'aumento di decessi nella linea blu del grafico sopra, relativa a quel periodo).  In seguito si ha un tasso inferiore alla media nel periodo più o meno fra il 1975 e il 2005 (al quale corrisponde un numero di morti sostanzialmente costante nel tempo, nonostante l'aumento della popolazione). Infine, grosso modo dal 2005 in poi, si ha un'indicazione di un possibile aumento del tasso di mortalità (che si osserva nella risalita del numero di decessi verso la fine della linea blu).

Da notare che se le fluttuazioni da anno ad anno fossero puramente statistiche, ci si aspetterebbero, secondo le regole della statistica, variazioni del tasso di mortalità dell'ordine di 1.3 per 10 alla -5, corrispondenti a grosso modo 750 morti in più o in meno all'anno. Quindi molti ma molti di meno di ciò che si osserva invece normalmente nei dati raccolti, cioè variazioni da anno ad anno che sono tipicamente di svariate migliaia ma che possono arrivare a decine di migliaia.

Questo significa che le variazioni che si osservano normalmente da anno ad anno non sono dovute a fluttuazioni statistiche, ma ad effetti cosiddetti "sistematici". Ad esempio variazioni delle condizioni del campione di riferimento (quelli vivi al 1 gennaio), o ad effetti esterni che possono influire di anno in anno sul numero dei decessi. 

Ad esempio si vede che dal 2002 al 2004 si è passati da un tasso di mortalità del 9.7 per mille al 10.2 e poi di nuovo giù al 9.4, che corrisponde a variazioni di 30-40 mila decessi in più e in meno da anno ad anno. Non ho idea di cosa sia successo in quegli anni (ma ne parleremo più avanti), ma di sicuro le condizioni della vita in Italia non sono cosi improvvisamente cambiate in peggio e poi di nuovo in meglio nel giro di due anni da giustificare questa grande variazione nel numero di decessi, come alcuni pensatori della domenica sicuramente ipotizzerebbero. Probabilmente, e molto più semplicemente, il numero di decessi annui dipende da una serie di fattori non controllabili né conosciuti con certezza, che fa fluttuare questo numero molto più di quello che prevederebbe la semplice statistica.

Trovo poi su questo interessante link una discussione sulla mortalità tipica durante l'anno. Innanzitutto d'inverno si muore più che in estate. Conta l'influenza e tutte quelle patologie che possono essere acuite dal freddo. I picchi dovuti a ceppi di influenze particolarmente "cattivi" sono visibili fino al 1970.  Il basso tasso di mortalità estivo fino al 1970 è chiaramente correlato con il corrispondente alto valore nei mesi invernali. Il tasso di mortalità in estate sembra aumentare leggermente in questi ultimi decenni, e mostrare allo stesso tempo una grande variabilità di anno in anno. E' interessante il picco di mortalità dell'estate 2003, definita l'estate più calda di sempre, molto al di fuori degli standard estivi usuali (fonte). Allo stesso modo è interessante il 2012, che mostra una crescita della mortalità sia in estate che in inverno. Forse casualmente, sia l'inverno che l'estate del 2012, in Italia, sono stati particolarmente "estremi".

Tasso di mortalità in inverno in funzione del tempo (su 10000 individui)

Tasso di mortalità in estate in funzione del tempo (su 10000 individui)


E nel 2015, secondo i dati finora noti, come è andata? Lo si vede nella figura qua sotto, confrontata con il 2014. Si vede che ci sono stati più decessi in inverno, e in estate. In primavera, ovvero nei mesi che per loro natura non sono "estremi", tutto nella norma. Anche quest'anno il mese di luglio è stato estremamente caldo. Forse è un caso, ma penso che sarebbe bene tenere d'occhio la cosa in futuro. Per inciso, i modelli sui cambiamenti climatici, confermati dalle osservazioni di questi ultimi anni, sono concordi nell'affermare che, alle nostre latitudini, si amplificheranno gli eventi estremi (piogge rare ma molto intense, estati torride e gelate invernali, etc, vedi fonte, fonte e fonte).

Numero di morti per mese nel 2014 e nel 2015 (dati disponibili fino ad agosto).
 
La conclusione è che esistono cause di vario tipo che possono influire sulla mortalità, potenzialmente legate al clima, alle condizioni ambientali, all'invecchiamento della popolazione, alle mode antivaccinali, alle caratteristiche sociali della popolazione, con correlazioni fra loro difficilmente quantificabili, e pertanto le certezze di certi tuttologi "de noantri" trovano spesso la loro collocazione più consona nel cestino della spazzatura. 

Circa il "caso 2015", ammesso che venga effettivamente confermato con le statistiche definitive, oltre a studiarne in dettaglio la ripartizione per età, regioni, e  per causa di morte, sarà fondamentale aspettare i dati dei prossimi anni, per poter confermare o smentire la realtà di questo dato e provare a ipotizzarne una spiegazione. Prima di questo, tutto il resto sono chiacchiere.


PS: Notizia del 19 gennaio 2016 dalla Francia. Nel 2015 in Francia si è osservato il più alto numero di decessi dal dopoguerra. Giusto giusto come da noi! L'analogo dell'ISTAT francese afferma che la causa è da ricercarsi nei mesi invernali, durante i quali la copertura vaccinale, in particolare per gli ultra 65enni, è stata scarsa, l'ondata di caldo torrido in luglio, e un'improvviso periodo freddo in ottobre. Con buona pace dei tuttologi nostrani, il link (in francese) si trova qui.

PS2: Aggiornamento del 5-febbraio-2015: La rivista "Epidemiologia e Prevenzione", edita dall'associazione italiana di epidemiologia, afferma qui i risultati sulle cause dello studio, riassunti qua sotto:

RISULTATI: i dati confermano l’elevata mortalità nel 2015 in Italia (+11%), con un eccesso più elevato nei mesi invernali (+13%) che coincide con i picchi influenzali e non è correlabile alle basse temperature. L’elevata mortalità estiva (+10%) è attribuibile all’intensa ondata di calore dell’estate 2015. Il deficit di mortalità osservato durante l’estate 2014 (-5,9%) potrebbe aver potenziato l’impatto dell’epidemia influenzale e dell’ondata di calore del 2015 (aumento della quota di suscettibili). A Roma si è osservato un incremento di mortalità invernale nella popolazione molto anziana (85+ anni) per cause cardiovascolari e respiratorie. L’eccesso di mortalità estiva, oltre che nella popolazione anziana, è stato osservato anche nella fascia di età 15-64 anni.
CONCLUSIONE: i risultati indicano la necessità di un uso tempestivo dei dati di mortalità per valutare l’impatto di fattori di rischio. E’ indispensabile potenziare gli interventi di prevenzione mirati a sottogruppi di popolazione a rischio (per esempio: Piano operativo caldo, campagna di vaccinazione antinfluenzale).
 

4 commenti:

  1. Interessante. Io che ho 30 anni e mi vaccino ogni anno, a gennaio 2015 mi sono preso lo stesso una delle influenze piu' pesanti mai avute, febbre a 40 etc.. E ricordo diverse persone lamentarsi di aver avuto la stessa influenza cattiva. Potrebbe essere una delle cause..

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    1. vai sicuro. il problema è stata la vaccinazione. la prevenzione la si fa con il cibo e con lo stile di vita appropriato, non con i vaccini. la mentalità ormai è quella di vaccinare tutti per tutto. troppo facile, troppo.

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  2. Boh, va beh, l'aspettativa di vita sarà alta ma la qualità e bassissima a parer mio.
    Per la verità non trovo affatto che l'inquinamento sia diminuito o che ci siano meno sostanze tossiche.
    Possono raccontare quello che vogliono a me non pare proprio ci sia stato alcun miglioramento.
    In più è aumentato in maniera folle dagli anni 80/90 l'inquinamento acustico che per cronaca è già noto da tempo danneggi il sistema nervoso centrale endocrino e cardiovascolare nonchè immunitario.
    Ma guai a parlarne anche di quello.
    Ormai si sente una cappa di puzza che va dalle città sino al mare, diciamo che fino ad un 30/40 anni fà quando ti spostavi dalla città ad un certo punto sentivi l'aria più salubre e salmastra, il rientro dopo vacanze era un classico, ti accorgevi di essere quasi rientrato in città dalla puzza di idrocarburi e da quell'aspetto grigiastro del cielo.
    Ora la cappa copre ognidove, devi proprio andare in altamontagna per percepire un'idea vaga di ossigeno.
    E comunque io sono daccordo sul fatto che effettivamente la gente potrebbe anche morire di più per ragioni di crisi troppo protratta nel tempo, uno perchè da troppo si sa che la gente rinuncia a curarsi per via di pesanti problemi economici, rinuncia da tempo anche a vacanze riossigenanti e weekend sempre per sopracitato motivo e poi perchè vivere in condizioni pessime a chi volete che freghi ad un certo punto???
    Forse ai masochisti.
    Anche psicologicamente forse uno non è nemmeno più motivato a cercare di curarsi.



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  3. Bellissima "visita guidata" alla Statistica, molte grazie all'autore!

    Saluti.


    R

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