sabato 27 febbraio 2016

Perché la forza di gravità è così debole?

Stargate (strettissimi) verso altre dimensioni

Qualche giorno fa mi è capitato di leggere in rete un tipo che chiedeva: "si è poi saputo più niente sul portale verso le extradimensioni che dovevano aprire al CERN?". Si era infatti sparsa la voce, fra i cazzari del web, che al CERN avrebbero aperto un varco verso le extra dimensioni, così, come si apre una pizzeria. Una specie di stargate, come la Porta Santa, che passi attraverso e ti ritrovi chissà dove. "Signori prego, uno alla volta, non saltate i tornelli, e copritevi che di là potrebbe essere freddo!". Quello che segue vuole spiegare in modo (spero) semplice quel pizzico di vero che c'è dietro questa domanda demenziale. Perché qualcosa di vero c'è.

La forza di gravità la conoscono tutti. E' sempre di mezzo, quando ci sfugge di mano un bicchiere, quando da bambini diamo le culate per terra, quando sbuffiamo in salita in montagna, per non parlare che è proprio lei che incessantemente fa girare la terra attorno al sole, la luna attorno alla terra, e tutto il sistema solare attorno alla galassia. E su grande scala ha un ruolo fondamentale nella dinamica dell'universo.

Eppure, tra le forze fondamentali della natura, quelle che i fisici chiamano "interazioni fondamentali", la forza di gravità è quella che si conosce di meno. Le altre interazioni fondamentali sono l'elettromagnetismo (l'interazione fra cariche elettriche), e le interazioni nucleari forti e deboli, che riguardano fenomeni prettamente nucleari e subnucleari. Sebbene storicamente la gravità sia stata la prima a essere scoperta e studiata, tuttavia è quella meno conosciuta, e quella che più differisce dalle altre tre. Infatti se elettromagnetismo e forze nucleari sono descrivibili da un formalismo matematico simile, la gravità va per conto suo.

In particolare un problema che affligge i sonni dei fisici è come mai la forza di gravità sia così debole rispetto alle altre interazioni fondamentali.

Ma "quanto" è debole l'interazione gravitazionale? Facciamo un esempio. Prendiamo un atomo. L'atomo più semplice, quello di idrogeno, che è composto da un elettrone e da un protone, che da solo ne costituisce il nucleo. L'atomo è tenuto assieme dalla forza elettrica che attrae il nucleo (positivo) e l'elettrone (negativo). Ci sono alcuni sedicenti scienziati fai-da-te, quelli che scrivono articoli chilometrici, te li mandano per e-mail, e poi si lamentano che nessuno li prende in considerazione, che sostengono che l'atomo sia tenuto assieme dalla forza di gravità fra l'elettrone e il nucleo. E' possibile? E' possibile immaginare l'atomo come un mini sistema solare, tenuto assieme dal campo gravitazionale del nucleo, così come il sole tiene attorno a sé tutti i pianeti?

Vediamo: tra elettrone e nucleo (che nel caso dell'atomo di idrogeno è un semplice protone) agisce sia la forza gravitazionale, dovuta alla massa del nucleo e dell'elettrone, che la forza elettrica, dovuta alle loro cariche elettriche, Entrambe le forze sono attrattive. Il problema è che l'attrazione gravitazionale fra elettrone e nucleo è 10 alla 39 volte inferiore alla loro reciproca attrazione elettrica. Quindi dire che la forza di gravità all'interno dell'atomo è ininfluente è un eufemismo.

Ma come può essere che una forza che regola la dinamica dell'universo, il moto degli ammassi di galassie su scale di decine di milioni di anni luce, sia "debole"? Verrebbe da dire che dovrebbe essere invece un portento di forza! Invece il fatto che regoli l'universo su grandi distanze non significa che sia una forza "forte".

Il motivo è semplice, e è legato al fatto che su grandi distanze la forza di gravità è l'unica che resta. Vediamo perché. Intanto le due forze nucleari agiscono soltanto fra particelle poste a distanze uguali o inferiori al decimillesimo di miliardesimo di centimetro. Overo le dimensioni di un nucleo atomico, o inferiori. A distanze più grandi non hanno effetto alcuno. La forza elettrica invece, ad esempio quella fra due cariche, di suo agisce fino a distanza infinita, e lo fa in modo decisamente "gagliardo", se non fosse che la materia su scala macroscopica è elettricamente neutra. Gli atomi infatti hanno carica elettrica zero, perché la carica elettrica negativa degli elettroni compensa esattamente la carica positiva dei protoni che fanno parte del nucleo atomico. Il risultato è che, appena fuori di una molecola, salvo effetti residui del campo elettrico interno, che sono tutto sommato di poco conto (in gergo si chiamano forze di van der Waals) la forza elettromagnetica non ha niente da attirare o respingere. E quindi, eliminati i grossi calibri, la forza di gravità resta la sola a poter agire, e nonostante ci appaia come la più sfigata fra le forze fondamentali della natura, su grandi distanze può permettersi di fare il bello e il cattivo tempo spostando stelle e galassie. Se Bolt e tutti gli altri velocisti si ritirano, chi rimane, anche se a correre è negato, può perfino vincere la finale dei 100!

Ma perché il fatto che la forza di gravità sia debole disturba così tanto i fisici?

Le interazioni nucleari e deboli hanno caratteristiche diverse, ma una corretta definizione delle loro "intensità" (quella che si chiama "costante di accoppiamento") mostra che esse, alle energie testate negli acceleratori di particelle, sono tutto sommato abbastanza simili  all'interazione elettromagnetica, entro qualche ordine di grandezza al massimo. Le interazioni deboli appaiono deboli a causa di un trucco messo in atto dalla natura (legato al fatto che i mediatori della forza, le particelle W e Z, sono altamente massivi), ma in realtà, quando si manifestano per quello che sono, così deboli non lo sono affatto, ma anzi sono confrontabili con le altre.

Quindi tre contro una: da una parte elettromagnetismo, forza nucleare e forza debole, e dall'altra, immensamente più in basso, la forza di gravità.  E' questo il motivo per cui in qualunque esperimento di fisica delle particelle, che inevitabilmente coinvolge sempre la forza elettrica, quella nucleare e quella debole, la forza di gravità si può tranquillamente ignorare senza correre il rischio di mancare di precisione.

Perché? Perché la forza di gravità è così debole? Perché la natura l'ha relegata a Cenerentola delle forze, sebbene le fa poi credere di essere importante solo perché le altre, su grande scala, non contano niente?

Uno potrebbe dire: "certo che so' problemi!" Ebbene si, per i fisici sono problemi. Ai fisici disturba questa caduta di tono della natura, che li ha abituati in molte occasioni a coltivare un certo senso estetico  nelle leggi fondamentali. Disturba, ai fisici, che tre forze siano quasi uguali fra loro, per intensità e formalismo matematico, e la gravità sia invece così diversa. Soltanto in eventuali ipotetici urti fra particelle a un'energia altissima, dette energia di Planck, la forza di gravità assumerebbe un ruolo paritetico (non credo di avere mai usato questa parola in vita mia) a quello delle altre forze fondamentali. Infatti energie sempre più grandi equivalgono a distanze sempre più piccole. A distanze piccolissime, ottenibili quando le energie in gioco sono pari alla cosiddetta "energia di Planck", la gravità diventerebbe importante quanto le altre forze fondamentali. Solo che l'energia di Planck è qualcosa come 10 alla 15 volte superiore all'energia raggiungibile nei moderni acceleratori. Incredibilmente fuori portata, quindi, per cui dobbiamo rassegnarci a questa strana gerarchia di intensità delle forze fondamentali, secondo la quale la forza di gravità è stata relegata nello scantinato.

Tuttavia i fisici hanno ipotizzato un'alternativa fantastica. Uno scenario alternativo, che restituirebbe alla forza di gravità un ruolo paritetico (e due!) a quello delle tre sorellastre. Ma soprattutto qualcosa che, se fosse vero, rappresenterebbe un vero scossone nella nostra visione del mondo: l'esistenza di dimensioni aggiuntive e nascoste dello spazio tempo!
L'immagine originale e' del grande fisico Bruno Touschek, e si intitola "magnetic discussion".

L'idea è molto semplice. Facciamo prima un esempio con il campo elettrico. Se mettiamo una carica elettrica nello spazio, ad esempio un elettrone, questa genera un campo elettrico. Sommando tutte le linee di campo che escono dalla carica elettrica e attraversano la superficie di un'ipotetica sfera che contiene la carica stessa (l'operazione matematicamente si chiama "calcolo del flusso del campo elettrico"), risaliamo al valore della carica elettrica sorgente del campo.

La stessa cosa la si può fare pari pari con il campo gravitazionale: sommando tutte le linee di campo (calcolando quindi il flusso del campo) che attraversano una sfera ipotetica posta attorno alla massa, si risale alla "carica gravitazionale" sorgente del campo.

Quello che i fisici teorici hanno immaginato è che nel caso della forza di gravità, e solo per essa, una parte di queste linee di campo vada ad infilarsi in dimensioni "nascoste", arrotolate su se stesse, e non accessibili alle linee di campo delle altre forze, come ad esempio quella elettrica. Per cui quando calcoliamo il flusso del campo gravitazionale attraverso una normale superficie sferica 3-dimensionale, non stiamo calcolando il "vero" flusso, perché ci dimentichiamo di metterci quella parte di sfera "nascosta" attraverso la quale va a finire una parte importante delle linee del campo gravitazionale, e che non vediamo.

Se ce la mettessimo, questa parte nascosta di "sfera", troveremmo invece che la "carica gravitazionale" verrebbe molto più grande di quello che osserviamo quando calcoliamo il flusso in 3 dimensioni. E' ovvio, perché la superifice non è più quella di una sfera, ma di una "ipersfera" in N dimensioni, il cui valore è proporzionale all'inverso del raggio alla N-1. Quindi per un numero di dimensioni spaziali N=3, le nostre dimensioni note, verrebbe fuori la solita legge dell'inverso del quadrato della distanza. Invece con un numero sufficiente di dimensioni extra in più, la superficie dell'ipersfera attraverso cui calcolare il flusso del campo sarebbe molto maggiore, e la carica gravitazionale, cioè la sorgente della forza di gravità, diverrebbe intensa tanto quanto le altre interazioni fondamentali. O comunque molto più intensa di quanto ci appare adesso, nelle nostre 3 dimensioni.

Sarebbero extradimensioni riservate alla sola forza di gravità, dato che le distanze submillimetriche sono state rivoltate come un calzino dalla fisica atomica, nucleare e delle particelle elementari, fino a distanze di almeno 3-4 ordini di grandezza più piccole delle dimensioni del nucleo atomico, senza trovare niente di strano in questo senso.

giovedì 18 febbraio 2016

"Not in My Name!": fisici quantistici contro l'uso improprio del termine "quantico"

Quando è troppo, è troppo!


Il mondo dei fisici è in subbuglio, e nelle università e nei centri di ricerca di tutto il mondo monta prepotente la protesta contro l'uso improprio del termine "quantico" come passepartout per sdoganare cazzate di un livello tale che non ci crederebbe neanche Gianni e Pinotto. Per protestare contro l'uso assolutamente improprio del termine "quantico" in discipline che in confronto La Pimpa è una realtà scientifica assodata, i fisici si stanno mobilitando in massa. Una impressionante manifestazione è partita ieri dal Niels Bohr Institute di Copenhagen, dove insegnò e lavorò uno dei padri della meccanica quantistica, e ha sfilato pacificamente attraverso la città al grido di "Not in My Name!". "Non nel mio nome", dicono i fisici, cioè, tradotto, non ti permettere di usare il termine quantistico per giustificare le scemenze in cui credi quando nella vita non sai fare manco una proporzione. Sullo stesso tenore, numerose forme di protesta si sono presto diffuse ovunque nel mondo, vedendo in prima linea scienziati di tutti i continenti.



L'impressionante folla di fisici quantistici sfila per le strade al grido di "Not in My Name"

La scintilla che ha scatenato la protesta è stato l'annuncio che si sarebbe tenuta a Genova la conferenza dal titolo "Ho'oponopono e la meccanica quantistica", sottotilolo "L'autore affianca all'insegnamento di Ho'oponopono nozioni semplici e accessibili a tutti di meccanica quantistica, che si presta perfettamente nel dare un supporto scientifico a questa pratica".


Due ordinari di elettrodinamica quantistica sfilano al "Not in My Name" Day.

"Sul momento pensavo che fosse un problema col T9, o che fosse impazzito il correttore automatico", ha dichiarato Mark Planz, docente di meccanica quantistica relativistica al California Institute of Technology. "Ho dovuto cercare con Google e ho sbagliato a scrivere almeno una decina di volte prima che me lo prendesse", ha aggiunto il premio Nobel Richard Finman. "C'è un limite a tutto", ha sentenziato il suo collega Max Bron. "Passi la guarigione auro-quantica, ma l'Ho'oponopono o come cazzo si scrive proprio no!"


Il volantino che ha scatenato le proteste dei fisici.

Numerosi cortei di fisici si sono formati spontaneamente un po' ovunque nel mondo, sfilando con cartelli multicolori e i loro festosi e originali travestimenti, come ad esempio indossare t-shirt con scritto "OGNI COSA E' DENTRO DI NOI, ABBIAMO LA RISPOSTA.. e però è sbajata".
Un gruppo di giovani ricercatori posa per una scanzonata foto di gruppo al termine della manifestazione dal titolo: "Entanglati a sto cazzo"

Sebbene in generale tutto si sia svolto in modo estremamente ordinato e pacifico, tuttavia in alcuni casi non sono mancati gesti estremi alquanto criticabili per il loro dubbio gusto, sebbene dettati dall'esasperazione per l'uso non appropriato del termine "quantico", da parte di chi sul quel termine si è fatto un mazzo tanto.

All'università di Gottingen, ad esempio, alcuni dottorandi in fisica teorica hanno rinchiuso un insegnante di Reikki completamente nudo nella gabbia dello zoo del gorilla maschio-alfa silverback, che era in calore ormai da più di una settimana senza aver avuto la possibilità di sfogare i suoi naturali istinti. Incuranti delle suppliche dell'ascetico maestro, i dottorandi lo schernivano da dietro le sbarre con frasi del tipo: "mo' vediamo se riesci a uscire con l'effetto tunnel!".

A Frosinone un team di teorici delle superstinghe si è introdotto nottetempo in un raduno di digiunatori quantici diffondendo aroma di carne alla griglia nell'impianto di aria condizionata, causandone la morte per disidratazione a causa dell'improvvisa salivazione fuori controllo.

A Dover, sulle famose scogliere, alcuni esperti di fisica del top mascherati da santoni Tibetani hanno convinto un gruppo di Ayurvedici a librarsi e spiccare il tanto atteso salto quantico, con conseguenze facilmente immaginabili.

domenica 14 febbraio 2016

Perché mi sono commosso con la scoperta delle onde gravitazionali

All'annuncio della scoperta delle onde gravitazionali mi sono commosso.

Non tanto perché faccio anche io il fisico, e nemmeno perché le onde gravitazionali rappresentano una scoperta importante. L'occhio umido mi è venuto innanzitutto perché questa scoperta prova che gli umani, oltre a compiere quotidianamente una marea di idiozie, sanno fare anche cose fantastiche. E la scoperta delle onde gravitazionali è stata una cosa fantastica, perché è avvenuta nel modo più stupendo che la natura e il caso potevano scegliere. E adesso vi spiego perché.

Su cosa sono le onde gravitazionali rimando tranquillamente alle decine di spiegazioni che in questi giorni popolano la rete. Dico solo che sono delle increspature dello spazio-tempo prodotte da grandi masse in movimento. Queste increspature si propagano alla velocità della luce e quando arrivano sulla terra modificano le distanze (sempre nello spazio-tempo). Questa storia di dire sempre spazio-tempo e non semplicemente spazio non è una smania di fare i fighetti che sanno la fisica e vogliono parlare difficile, ma significa che le deformazioni non hanno effetto semplicemente solo sulle distanze spaziali, ma implicano qualcosa di più complesso non facilmente raffigurabile senza mettere di mezzo la matematica. Le masse che causano le onde gravitazionali devono anche muoversi in modo opportuno, perché non necessariamente una massa in movimento genera onde gravitazionali. L'effetto di questo movimento si propaga ovunque, sembra alla velocità della luce (ma sarà interessante verificarlo in futuro) e dove passa fa rabbrividire per un breve istante lo spazio-tempo stesso. L'esperimento LIGO ha visto per la prima volta uno di questi brividi.

Tutto questo lo trovate spiegato molto meglio negli innumerevoli articoli divulgativi che sono usciti in questi giorni, come ad esempio qui o in questo bel video.

Le onde gravitazionali le aveva previste Einstein 100 anni fa nell'ambito della teoria della Relatività Generale. Nessuno le aveva mai osservate in tutto questo tempo, anche se in tanti ci avevano provato, perché queste increspature dello spazio-tempo sono incredibilmente piccole anche se a causarle sono delle masse gigantesche che si muovono velocissime sottoposte a grandi accelerazioni, e rivelarle è un problema tecnologicamente molto molto complesso. Ma non è nemmeno questo che mi ha fatto venire l'occhio lucido.

Non è stato nemmeno il fatto che "finalmente" sono state scoperte le onde gravitazionali. In fin dei conti nessuno dubitava della loro esistenza. Questo grafico qua accanto, ad esempio, mostra lo spostamento del periastro (il punto di massimo avvicinamento reciproco fra due stelle) del sistema binario di pulsar PSR B1913+16, una coppia di stelle di neutroni (sono stelle la cui materia ha una densità enorme, pari a quella del nucleo atomico) che ruotano una attorno all'altra attorno al loro comune centro di massa. Il tutto misurato in 30 anni di osservazioni. Un sistema di stelle del genere, secondo la teoria di Einstein, perde energia emettendo onde gravitazionali, e come conseguenza il periastro deve spostarsi di anno in anno, anticipando la sua posizione (si chiama precessione, in gergo astronomico). Russel Hulse e Joseph Taylor, gli astronomi che hanno scoperto e studiato questo sistema di stelle (e per questo nel 1993 hanno preso il Nobel), hanno misurato lo spostamento del periastro nel tempo, e lo hanno confrontato con quello che la teoria di Einstein prevedeva in base all'emissione di onde gravitazionali. I punti misurati sono quelli in rosso. In blu c'è la previsione della Relatività Generale sulla grandezza misurata. Non è un fit quindi, non è un'interpolazione dei dati, ma un semplice calcolo teorico. Direi, guardando l'accordo perfetto fra teoria e misure, che nessuno poteva dubitare dell'esistenza delle onde gravitazionali né della correttezza della teoria di Einstein, anche senza l'osservazione diretta delle onde gravitazionali stesse. Non è quindi la loro scoperta, seppure importantissima, che mi ha emozionato.

La cosa veramente spettacolare non è stato il punto di arrivo segnato da questa scoperta, cioè la conferma della Teoria di Einstein, di cui personalmente non dubitavo affatto, ma il punto di partenza. Quello che verrà.  Sì perché questa scoperta apre la possibilità di un incredibile insieme di misure sull'astrofisica e sull'universo impossibili finora e in gran parte impreviste. E' come se uno all'improvviso avesse acquisito un nuovo senso, oltre ai soliti 5, e con quello potesse percepire il mondo in un modo che gli era stato negato finora.

E poi soprattutto quello che è stato osservato, e come è stato osservato! Due buchi neri che si fondono fra loro. Mica due stelle normali, due buchi neri! Una cosa che non era mai stata osservata prima (ovviamente) e che si riteneva comunque rarissima. E invece dopo neanche due settimane di funzionamento dell'esperimento zac!, ecco a voi due buchi neri che si fondono assieme, giusto come assaggino di cosa si può vedere con le onde gravitazionali. Altro che partenza in sordina!

E la cosa fantastica è che questa cosa è stata osservata in diretta (con una leggera differita di un miliardo e 300mila anni, vabè...) con una semplicità incredibile! Quello che è avvenuto a questi due buchi neri non è frutto dell'interpretazione di complessi quanto incomprensibili grafici, o il risultato di astruse elaborazioni dei dati, che uno li guarda e non ci capisce niente, e deve fidarsi. No, il grafico che contiene la manifestazione di questo fenomeno astrofisico incredibile è lì, comprensibile nella sostanza a chiunque, e per questo è di una semplicità e di una bellezza sconvolgenti.

Per capirci prendiamo un sismogramma, l'andamento di una scossa sismica nel tempo. Uno lo guarda e anche senza capire niente di sismologia e di terremoti intuisce comunque cosa sta succedendo. D'accordo, non saprà valutarlo come lo farebbe un esperto, ma comunque vede quando inizia la scossa, come varia nel tempo, come cresce, quando arriva il massimo, e poi quando si smorza e smette. E da quei picchi, da quelle righe che vanno su e giù, cerca di figurarsi cosa stava accadendo nel luogo dove è avvenuta la scossa, i palazzi che oscillano, le case che crollano, il dramma della gente, il sollievo che sia finita.

Qui è uguale. Le onde gravitazionali ci appaiono come una "scossa" in cui, anche senza essere Einstein, chiunque vede che questi due oggetti si avvicinano sempre di più e si mettono a ruotare uno attorno all'altro sempre più velocemente. Lo si capisce perché la frequenza delle oscillazioni aumenta nel tempo, le righe diventano sempre più fitte, e l'ampiezza dello oscillazioni pure aumenta, perché l'energia emessa diventa man mano maggiore. Si vede che c'è qualcosa che evolve nel tempo: sono i due buchi neri che si avvicinano sempre di più, e contemporaneamente cominciano a ruotare sempre più vorticosamente uno attorno all'altro, come in una danza frenetica. E poi, a un certo punto le righe diventano fittissime, tutto si amplifica, il grafico impazzisce proprio nel momento in cui i due buchi neri si fondono assieme, e un attimo dopo non c'è più nulla, e tutto ritorna tranquillo. Solo una breve ulteriore oscillazione, un'onda lunga, il sussulto finale dello spazio-tempo, un ultimo aggiustarsi gli abiti dopo aver creato un mostro. Io trovo tutto questo di una bellezza che lascia stupefatti. Commossi, appunto.

I segnali del passaggio dell'onda gravitazionale visti in coincidenza dai due apparati sperimentali dell'esperimento LIGO, negli Stati Uniti, posti a 3000 Km l'uno dall'altro.

Solo che, al contrario del sismogramma, qui è veramente difficile immaginare cosa stesse realmente succedendo nel luogo dove stava avvenendo tutto questo, un miliardo e 300 mila anni luce da noi.

Intanto per il tempo in cui tutto è avvenuto: 20 millesimi di secondo. Appena 2 centesimi di secondo. Il tempo che impiega Bolt a percorrere 2 metri nella finale dei cento, per far ruotare vorticosamente due buchi neri uno attorno all'altro a metà della velocità della luce e far sì che si inghiottano a vicenda. Uno degli eventi più sconvolgenti dell'universo tutto racchiuso in una semplice bisciolina su un grafico, della durata di un battito di ciglia.

Ma non è pazzesca questa cosa? Ma guardatelo, questo grafico, ma non è uno spettacolo? Un grafico visto contemporaneamente esattamente allo stesso modo da entrambi gli strumenti dell'esperimento LIGO, posti 3000 Km l'uno dall'altro. La cosa che trovo bellissima e spaventosa è come la semplicità di quella svirgolata di linee, che in un attimo dal nulla aumentano di intensità e poi subito dopo scompaiono, strida con quello che realmente è avvenuto mentre la natura le disegnava, in quel sussulto che sembra disegnato da Cavandoli. In quel veloce brivido dello strumento ci sono due oggetti pesanti ognuno una trentina di volte il sole che ruotano uno attorno all'altro a metà della velocità della luce, che si risucchiano l'un latro e poi scompaiono in un ulteriore buco nero, uno degli oggetti più incomprensibili dell'universo. E la natura ce lo regala, e ce lo fa vedere con una semplicità incredibile. Una catastrofe inimmaginabile in un piccolo fremito su un grafico.

In alto l'evoluzione temporale (schematizzata, non si tratta del vero segnale) del segnale delle onde gravitazionali, con raffigurate le varie fasi dell'evento. In basso (in verde) l'evoluzione temporale della velocità relativa dei due buchi neri stimata dal vero segnale, espressa in frazione della velocià della luce e (in nero) la distanza relativa fra i due buchi neri, espressa in unità del raggio del buco di nero (Raggio  di Schwarzschild). Buchi neri di questa massa hanno dimensioni (Raggio di Schwarschild) di circa 100 Km.
E nel tempo in cui è avvenuto tutto questo, una ventina di millisecondi, un miliardo e 300 mila anni fa quell'oggetto ha emesso sotto forma di onde gravitazionali l'equivalente in energia di 3 masse solari, e nel momento di massima emissione di energia, quando i due buchi neri si sono fusi assieme, la potenza emessa è stata di 3 x 10 alla 49 Watt (l'equivalente di 200 masse solari convertite in energia in un secondo), che corrisponde a una potenza maggiore di quella normalmente emessa dalla somma di tutte le stelle dell'universo visibile. Tutto emesso in una radiazione praticamente invisibile, cioè le onde gravitazionali. Per 20 millisecondi quell'oggetto è diventato più luminoso di tutto l'universo, anche se luminoso di una luce invisibile.

E la distanza di questi due buchi neri un attimo prima di risucchiarsi? Vogliamo parlarne? Uno quando pensa a questi fenomeni immagina sempre distanze gigantesche, immani, inconcepibili. Invece questi due oggetti celesti, ognuno pesante circa 30 volte il sole, erano distanti fra loro appena 400 Km! Quattrocento chilometri, come la distanza fra Bologna e Roma! La cosa stupenda di questa scoperta è che ci regala un'immagine incredibilmente nitida e temporalmente precisa di uno dei fenomeni naturali più estremi e pazzeschi che possano esistere, e che nonostante esso sia avvenuto un miliardo e 300 mila anni luce da noi, è accaduto nel giro di 400Km, una distanza casalinga! E' come una telecamera che ti trasmette dall'altra parte dell'universo direttamente sul televisore di casa un fenomeno di quelli che superano qualunque immaginazione, e te lo mostra con la moviola, in tutti i dettagli. Mai prima d'ora avevamo potuto osservare l'universo in questo modo così da vicino. Altro che "Real TV"!

E se questo è l'inizio, se questo è successo solo dopo qualche mese di presa dati, quello che potrà arrivare si preannuncia meraviglioso. Mi tocca tenere pronto il fazzoletto.



Referenze scientifiche:

1)  La pagina web dell'esperimento LIGO: link
2)  L'articolo scientifico con la scoperta delle onde gravitazionali: link
3) Ulteriori dettagli sulle proprietà dell'oggetto astrofisico che ha causato l'emissione di onde gravitazionali: link