mercoledì 10 dicembre 2014

La luna, le nascite, e i contribuenti italiani

E' vero che la luna "giusta" fa nascere di più?

E' convinzione diffusa che la luna influisca sulle nascite. Molti infatti credono che il numero di parti risenta in modo significativo delle fasi lunari. Questa convinzione è talmente comune e trasversale alla popolazione e al grado di istruzione che, quando nacque mia figlia, ricordo bene il personale del reparto maternità dell'ospedale affermare che "per fortuna oggi non c'è la luna", come invece era avvenuto il fine settimana precedente, quando non si riusciva a tenerci dietro col lavoro, tante erano le mamme che dovevano partorire.

Di fronte a una sentenza del genere, mica pronunciata dal Mago Otelma, che uno giustamente direbbe "vabbè, con quel vestito da pagliaccio vuoi credere a uno così? (e pensare che c'è invece chi ci crede e lo invitano pure in tv!)", ma addirittura dal personale medico e paramedico del reparto maternità di un grosso ospedale, come dubitare dell'effetto della luna sulla frequenza delle nascite? Se non lo sanno loro! Ebbene sì, si può dubitare.

Intanto proviamo a capire come potrebbe, la fase lunare, influenzare il numero di parti. Con tutta la buona volontà, si fa fatica a immaginare un meccanismo fisico, perché la luna, che sia piena, nuova, a falce crescente o calante, è sempre lì! Non è che quando è piena c'è tutta, e quando è una piccola falce il resto della luna se ne è andato via. La luna è sempre quella, è solo l'illuminazione del sole a mostrarcene un pezzo, tutta, o niente.

Di fronte a questa obiezione la risposta tipica è che, sì, insomma..., però ci sono le maree, e se la luna causa le maree, e cioè sposta grandi masse d'acqua, potrebbe darsi che abbia effetto anche su una placenta, no? In fin dei conti c'è acqua anche lì dentro. E poi gli esseri umani sono fatti per la maggior parte di acqua, nelle cellule c'è acqua, e quindi "che ne sai?".  L'argomentazione finisce sempre proprio cosi: che ne sai? Che vuoi sapere tu, scienziato razionale e razionalista, di cosa cavolo succede dentro un corpo umano fatto di liquidi, di cellule piene di liquidi, di organi pieni di liquidi? Che quando mi sento dire così la risposta che mi sgorgherebbe immediata sarebbe: "perché tu invece ne sai? Tu che di mestiere fai l'avvocato, l'impiegato, il commercialista, l'amministratore di condominio, il disk-jokey, il barista, il cocchiere o il mugnaio, tu invece ne sai di biologia, di gravitazione universale, di fluidodinamica e di chimica?". Ma poi si rischia di apparire supponenti, e quindi bisogna trattenersi. 

Però la scienza ci ha insegnato che quando si fa un'ipotesi, bisogna anche opportunamente motivarla. Il buon senso, ancor prima del metodo scientifico, vuole che spetta a chi propone un'idea allegare anche delle "ragionevoli" basi di credibilità a ciò che si propone, in base a quello che si conosce delle leggi della natura, o in base alle osservazioni sperimentali già effettuate. Non è che, ad esempio, possiamo dire che indossando un braccialetto di plastica con incastonato all'interno un cerchietto di latta siamo poi in grado di correre i 100 metri meglio di Bolt e, di fronte a un'obiezione, rispondere "e tu che ne sai?"! Per inciso, braccialetti simili li vendono, più o meno con motivazioni analoghe, con costi fino a oltre 100 euro.

E allora proviamo a ragionare un po' su quale effetto potrebbe avere la luna su un nascituro, estrapolando il fatto che, siccome la luna causa le maree, allora sposta masse di fluidi, e quindi siccome noi siamo fatti di liquidi, etc etc.

Intanto vediamo qual è l'orgine delle forze di marea. Immaginiamo la terra come una sfera, e la luna, a circa 380 mila Km di distanza. Bene: l'origine della forza di marea sta tutta nel fatto che la forza di gravità della luna, che agisce su un dato punto della terra, dipende dalla distanza (al quadrato) di quel punto dal centro della luna. Più un punto è distante dalla luna, più la forza di gravità della luna su quel punto è debole. Il risultato è che due punti diversi della terra sentiranno pertanto forze diverse. Il punto A della figura sarà attratto dalla luna più che il punto B, per cui il risultato è uno stiramento percepito dalla terra: la forza di marea, appunto.

Poi ci sono mille dettagli e altri effetti che contribuiscono: la forza del sole, la rotazione terrestre, la posizione dei punti rispetto all'equatore, etc, ma la vera causa delle maree rimane quella che abbiamo detto prima. Che gran cosa l'approccio scientifico ai problemi! La prima cosa che ti insegna è di individuare "LA" causa di un fenomeno, quella senza la quale il fenomeno non esisterebbe, e separarla dai dettagli, dagli aspetti secondari, che possono contribuire, possono complicare la questione, ma restano comunque fattori secondari, irrilevanti senza la causa principale. L'esatto contrario della politica, che di fronte a un problema perde tempo con le inezie ignorando le questioni principali.

La differenza della accelerazione fra i punti A e B della figura, che supponiamo essere sull'equatore e opposti rispetto al centro della terra, si può calcolare facilmente, e è rappresentativo della forza di marea della luna sulla terra, quella che sposta gli oceani. Lo stesso tipo di forza che, in base a "che ne sai", potrebbe avere effetti di ogni tipo sulla psiche umana, sulle nascite, sul comportamento e le attitudini di ciascuno di noi. Benissimo. Ora, noi possiamo non ipotizzare, ma proprio "calcolare" (e quindi non dire "che ne sai" ma proprio "calcolare") la forza di marea dovuta alla luna su un neonato, intesa come la differenza fra la forza che agisce sulla testa rispetto a quella che agisce sui suoi piedi.

Assumiamo che un neonato sia lungo 50cm, come in genere sono i neonati (se fossero di 60 o 40 cm non cambierebbe niente). Bene, il risultato è 40 miliardesimi di volte più piccolo dell'accelerazione dovuta alla forza di marea della luna sugli oceani. La cosa non sorprende, perché le dimensioni di un neonato sono molto inferiori alle dimensioni della terra, e quello che genera la forza di marea su un oggetto è dovuta alla differenza della forza di gravità fra due punti diversi dell'oggetto in questione.

Okay, però potremmo ancora dire "beh, però che ne sai? Magari quei 40 miliardesimi contano comunque!". Giusto, che ne sappiamo in fin dei conti. Magari per un neonato basta una forza piccolissima per produrre un effetto importante. Però quello che invece sappiamo è che, se la luna produce una forza di marea, lo fa perché ha una massa, e la sua massa interagisce gravitazionalmente con la massa del neonato. E sappiamo anche che qualunque oggetto dotato di massa interagisce col neonato, seguendo le solite leggi della gravitazione. Non soltanto la luna, quindi, ma qualunque oggetto. Ad esempio l'ostetrica. Che avrà pure una massa molto inferiore a quella della luna, ma è anche immensamente più vicina al neonato. E quello che pure sappiamo fare è calcolare la forza di marea che l'ostetrica esercita sul neonato, e confrontarla con la forza di marea che la luna esercita sullo stesso neonato, nello stesso momento. 

Bene, rispetto alla forza di marea indotta dalla luna sul neonato, ovvero quella che, secondo "che ne sai tu", avrebbe comunque un effetto importante, la forza di marea indotta dall'ostetrica quando questa si aggira a mezzo metro dal nascituro è 4,2 miliardi di volte più forte! Il dottore invece, che in genere sta un po' più distante e coordina le operazioni, diciamo a 1 metro dal nascituro, esercita una forza di marea che è solo 420 milioni di volte quella esercitata dalla luna sul neonato. E a questo punto chissà cosa combina la mamma, che ha il neonato dentro di sé! Bene, una mamma di 60Kg (comprese le acque!) esercita mediamente una forza di marea sul nascituro che porta in grembo che è circa 100 miliardi di volte quella esercitata dalla luna. A questo punto siete ancora convinti che sia proprio la luna con la sua forza di marea "che ne sai tu" a dettare legge su quando il bambino deve nascere?

In ogni caso non voglio immaginare le terribili forze di stiramento a cui è sottoposto il neonato durante il travaglio e il parto, data la grande agitazione del personale durante quelle fasi! Il medico che si avvicina, si allontana, gira attorno, con conseguenti allungamenti, ammosciamenti e torsioni del povero neonato! Percaritadiddio, quindi, mai e poi mai il padre deve avvicinarsi alla gestante in quelle fasi, soprattutto se sovrappeso, perché rischierebbe di causare danni spaventosi. Della serie: "un obeso entra in sala d'aspetto di un ginecologo e provoca decine di parti prematuri".  Un ottima scusa per i padri per starsene alla larga in quei momenti. E poi una eventuale congiunzione mamma-ostetrica-medico-padre in sala parto, tutti allineati lungo la stressa direzione, avrebbe un effetto centinaia di miliardi di volte superiore all'effetto della forza mareale della luna, causando, immaginiamo, sconvolgimenti spaventosi nel povero infante.

Comunque il metodo scientifico non si ferma qui. Non solo infatti esso è capace di calcolare e fare previsioni su quantità che per altri sono solo "che ne sai tu". Non si ferma qui, la scienza, ma mette in pratica un criterio che potrebbe sembrare la cosa più ovvia del mondo, ma che per millenni non lo è stato, e per tanti, soprattutto per quelli che "che ne sai tu", non lo è neanche adesso: la scienza va a controllare!"

Eh sì, la cosa più scontata che si possa fare: ci inventiamo una teoria, ad esempio che la luna "giusta" faccia nascere di più? Benissimo, invece di scervellarci a ipotizzare spiegazioni del tipo "che ne sai tu", andiamo a controllare se è vero o no che con la luna giusta si nasce di più! O meglio, ci si scervella anche su possibili spiegazioni cercando di calcolare, in base alle leggi della natura già note, se l'ipotesi fatta è plausibile o meno, ma poi si fa anche l'esperimento per mettere alla prova la nostra teoria.

Perché in effetti potrebbe anche darsi che avessimo trascurato qualcosa, potrebbe darsi che non avessimo tenuto conto di qualche fenomeno particolare, insomma, potrebbe anche darsi che veramente "che ne sai tu"!. E allora semplicemente si controlla. E in questo caso si prende un numero molto grande di persone scelte a caso, si guarda la loro data di nascita e si va a vedere com'era la luna per ognuno di loro, e si mette tutto in un bel grafico per controllare se i nascituri veramente nascono di più con la luna particolare, piena, mezza piena, crescente, calante, nuova o che altro, oppure nascono a caso, fregandosene alla grande di cosa stava facendo il nostro satellite in cielo.

E questo studio semplice semplice è stato fatto. E come campione di persone scelte a caso è stato preso il database delle dichiarazioni dei redditi messe in rete alcuni anni fa dal ministro Visco, che, in barba alla privacy, ha reso pubbliche le cartelle delle tasse degli italiani. A noi non interessano in questo caso quanto gli italiani hanno dichiarato, ma quando sono nati. E a questo punto il gioco e' fatto: basta un programmino che collega la data di nascita con le fasi della luna, e il grafico che ci interessa è bello che pronto. Eccolo qui, il numero delle nascite in funzione dell'età della luna:




 L'intero studio, molto dettagliato, lo trovate comunque qui.  


C'è da aggiungere altro? Possiamo sicuramente concludere che i nascituri se ne sbattono della luna, e nascono quando si sentono pronti. E allora perché perfino il personale di un reparto maternità era convinto del contrario? Si chiama bias di conferma. Sostanzialmente è un fenomeno psicologico per cui inconsciamente si interpreta quello che accade filtrandolo in base alle proprie convinzioni. Ad esempio se uno è sicuro che con la luna giusta si nasce di più, la volta in cui questo accade troverà conferma alle sue convinzioni, mentre il giorno in cui accade il contrario dirà che vabbe'...può succedere (però invece l'altra volta..!!!) e dimenticarsene. E' lo stesso effetto che ci fa dire che gli oroscopi in genere ci azzeccano. Sulle tante cose a caso che dicono, qualcosa che combacia con l'idea che noi abbiamo di noi stessi la si trova sempre. Per tutto il resto, per tutto quello che invece non ci aveva azzeccato, inconsciamente lo ignoriamo. 

E il fatto che il personale di un reparto maternità sia rimasto vittima anche esso dei propri pregiudizi, convinto dell'esistenza di qualcosa che invece non è, ce la dice lunga su quanto sia rischioso decidere in materia scientifica in base alle proprie impressioni, senza affidarsi invece ai risultati di una seria analisi statistica. La valutazione dell'efficaca di un farmaco o di una terapia può risultare fortemente falsata se non si seguono i canoni del metodo scientifico.

Rimane solo un dubbio: e quelli che non hanno presentato la dichiarazione dei redditi, e che quindi non rientrano in questo database? Gli evasori totali? Gli sconosciuti al fisco? Vogliamo credere che la luna non faccia preferenze neanche nei loro confronti, e che si disinteressi di quando farli nascere. Se così non fosse, da questi dati non potremmo saperlo. Certo che però sarebbe veramente uno scandalo!




lunedì 1 dicembre 2014

Mugnaio, cocchiere, ricercatore

Quale tra questi mestieri non puoi mettere sulla carta di identità?


Capita ogni tanto di dover riempire quei moduli in cui ti chiedono un po' di generalità e di dati personali. Data di nascita... residenza... quanti siete in famiglia... e poi si arriva alla famigerata voce "professione".  A questo punto in genere è disponibile un menù a tendina dove cliccando si srotola una lista di mestieri: impiegato, insegnante, medico, libero professionista, quadro (nessuno ha mai capito cosa significhi), casalinga, studente, disoccupato, e via via un'ampia scelta disponibile che va dal fresatore al paracadutista. Ce n'è per tutti i gusti, insomma, ma il problema sorge se tu di mestiere fai il ricercatore. Non sei un libero professionista, non sei un insegnante, magari - chissà - a tua insaputa e a insaputa di chiunque altro sei un quadro, ma la parola ricercatore - è una certezza - nella lista dei mestieri possibili non compare mai. Per cui devi rassegnarti a mettere la croce sul solito "altro". I ricercatori sono sempre "altro". 

Mi ricordo la mia prima carta di identità da ricercatore. Il tipo dell'anagrafe mi chiede: "professione?" e io rispondo: "ricercatore". Lo pronunciai, (che ingenuo!), addirittura con un filo di orgoglio, perché ero fresco di contratto. Il tipo prende un libro enorme, il "grande libro delle professioni" (quella volta ancora non c'era il web) e comincia a consultare l'elenco delle voci ammesse: "reumatologo... ribobinatore... ricamatore... ricettatore... ricottaio... niente, ricercatore non c'è", mi fa con voce impersonale. "Eppure addirittura mi pagano per farlo!", dico io. E il tipo imperturbabile: "mi dispiace, ricercatore non si può mettere. Se vuole mettiamo insegnante". E mettiamo insegnante, mettiamo quello che ti pare, chi se ne frega! Nella mia prima carta d'identità da ricercatore figuravo come insegnante, professione peraltro nobilissima e spesso stupidamente bistrattata.


Tra la lista dei mestieri c'è di tutto, e nessuno si stupisce se dici che fai il mugnaio o il cocchiere, anche se gli ultimi risalgono ai tempi del gatto con gli stivali, ma "ricercatore" nel database dei mestieri fa fatica a entrare. Per non parlare poi se dici che fai "lo scienziato". Il termine scienziato esiste solo come nome collettivo, del tipo "gli scienziati hanno scoperto che....", ma nel momento in cui provi ad associare l'appellativo scienziato a un essere umano in carne ed ossa, a un volto con naso e bocca, e dici "io sono uno scienziato" ecco che ti guardano strano. Lo scienziato nell'immaginario collettivo non esiste come singolo. Se esiste è uno che sta tutto il giorno chiuso in uno scantinato buio di fronte a alambicchi e marchingegni strani cercando di trasformarsi in mosca per poi ritornare umano giusto in tempo per quando la moglie scola la pasta. Se dici che fai lo scienziato ti sorridono con compatimento e ti fanno "eeeh, bum bam, è arrivato lo sborone! fa lo scien-zia-to lui!". Come se fossi Napoleone che dice "di lavoro faccio l'imperatore". L'idea che possa esistere una persona normale, magari con famiglia, che si guadagna da vivere facendo lo scienziato, svegliandosi ogni mattina e dopo colazione prendere l'autobus per andare a fare lo scienziato, non appartiene all'insieme delle cose possibili. E' possibile sui libri, nei film di fantascienza, ma non nella realtà. 

Però anche la percezione comune verso questo mestiere si sta evolvendo, perché ultimamente se ti autodefinisci semplicemente ricercatore le reazioni sono più moderate. Evidentemente ricercatore è associato a qualcosa di più umano, di più terra-terra, e anche un pelo sfigato. Poi però, non appena prendono confidenza, ti chiedono: "ma in pratica... cosa fai tutto il giorno?"

Ma io sono come il cinese che aspetta il cadavere del suo nemico passargli davanti sul fiume, o qualcosa del genere: verrà il giorno in cui in aereo, in treno, o magari il sabato mattina all'ipercoop, l'altoparalante interromperà la musichetta e in tono concitato dirà: "attenzione, se un fisico delle particelle elementari è presente in sala è pregato di recarsi con urgenza...". Allora, con piglio umile ma risoluto, ben conscio dell'importante compito che mi verrà richiesto, abbandonerò il carrello nel reparto dei latticini e fenderò la folla, che si aprirà al mio passaggio come la lampo della giacca a vento che mi si è rotta proprio stamattina.