lunedì 1 dicembre 2014

Mugnaio, cocchiere, ricercatore

Quale tra questi mestieri non puoi mettere sulla carta di identità?


Capita ogni tanto di dover riempire quei moduli in cui ti chiedono un po' di generalità e di dati personali. Data di nascita... residenza... quanti siete in famiglia... e poi si arriva alla famigerata voce "professione".  A questo punto in genere è disponibile un menù a tendina dove cliccando si srotola una lista di mestieri: impiegato, insegnante, medico, libero professionista, quadro (nessuno ha mai capito cosa significhi), casalinga, studente, disoccupato, e via via un'ampia scelta disponibile che va dal fresatore al paracadutista. Ce n'è per tutti i gusti, insomma, ma il problema sorge se tu di mestiere fai il ricercatore. Non sei un libero professionista, non sei un insegnante, magari - chissà - a tua insaputa e a insaputa di chiunque altro sei un quadro, ma la parola ricercatore - è una certezza - nella lista dei mestieri possibili non compare mai. Per cui devi rassegnarti a mettere la croce sul solito "altro". I ricercatori sono sempre "altro". 

Mi ricordo la mia prima carta di identità da ricercatore. Il tipo dell'anagrafe mi chiede: "professione?" e io rispondo: "ricercatore". Lo pronunciai, (che ingenuo!), addirittura con un filo di orgoglio, perché ero fresco di contratto. Il tipo prende un libro enorme, il "grande libro delle professioni" (quella volta ancora non c'era il web) e comincia a consultare l'elenco delle voci ammesse: "reumatologo... ribobinatore... ricamatore... ricettatore... ricottaio... niente, ricercatore non c'è", mi fa con voce impersonale. "Eppure addirittura mi pagano per farlo!", dico io. E il tipo imperturbabile: "mi dispiace, ricercatore non si può mettere. Se vuole mettiamo insegnante". E mettiamo insegnante, mettiamo quello che ti pare, chi se ne frega! Nella mia prima carta d'identità da ricercatore figuravo come insegnante, professione peraltro nobilissima e spesso stupidamente bistrattata.


Tra la lista dei mestieri c'è di tutto, e nessuno si stupisce se dici che fai il mugnaio o il cocchiere, anche se gli ultimi risalgono ai tempi del gatto con gli stivali, ma "ricercatore" nel database dei mestieri fa fatica a entrare. Per non parlare poi se dici che fai "lo scienziato". Il termine scienziato esiste solo come nome collettivo, del tipo "gli scienziati hanno scoperto che....", ma nel momento in cui provi ad associare l'appellativo scienziato a un essere umano in carne ed ossa, a un volto con naso e bocca, e dici "io sono uno scienziato" ecco che ti guardano strano. Lo scienziato nell'immaginario collettivo non esiste come singolo. Se esiste è uno che sta tutto il giorno chiuso in uno scantinato buio di fronte a alambicchi e marchingegni strani cercando di trasformarsi in mosca per poi ritornare umano giusto in tempo per quando la moglie scola la pasta. Se dici che fai lo scienziato ti sorridono con compatimento e ti fanno "eeeh, bum bam, è arrivato lo sborone! fa lo scien-zia-to lui!". Come se fossi Napoleone che dice "di lavoro faccio l'imperatore". L'idea che possa esistere una persona normale, magari con famiglia, che si guadagna da vivere facendo lo scienziato, svegliandosi ogni mattina e dopo colazione prendere l'autobus per andare a fare lo scienziato, non appartiene all'insieme delle cose possibili. E' possibile sui libri, nei film di fantascienza, ma non nella realtà. 

Però anche la percezione comune verso questo mestiere si sta evolvendo, perché ultimamente se ti autodefinisci semplicemente ricercatore le reazioni sono più moderate. Evidentemente ricercatore è associato a qualcosa di più umano, di più terra-terra, e anche un pelo sfigato. Poi però, non appena prendono confidenza, ti chiedono: "ma in pratica... cosa fai tutto il giorno?"

Ma io sono come il cinese che aspetta il cadavere del suo nemico passargli davanti sul fiume, o qualcosa del genere: verrà il giorno in cui in aereo, in treno, o magari il sabato mattina all'ipercoop, l'altoparalante interromperà la musichetta e in tono concitato dirà: "attenzione, se un fisico delle particelle elementari è presente in sala è pregato di recarsi con urgenza...". Allora, con piglio umile ma risoluto, ben conscio dell'importante compito che mi verrà richiesto, abbandonerò il carrello nel reparto dei latticini e fenderò la folla, che si aprirà al mio passaggio come la lampo della giacca a vento che mi si è rotta proprio stamattina.

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