Ne mesi scorsi girava su Facebook un post che diceva più o meno: "Se vi chiamano dal numero tal dei tali, nn (senza la o, n.d.r.) rispondete, e (senza accento, n.d.r.) della Blue Whale. Fate girare". Blue Whale è il fantomatico gioco russo che circola in rete, che avrebbe spinto un centinaio di adolescenti al suicidio. Fantomatico perché non ci sono prove che esista realmente.
Comunque questo post era stato circolato da una persona che, a sua volta, chiedeva aiuto per capire se fosse vero che quel numero era della Blue Whale, o se si trattasse di una bufala.
E quindi, come si fa a capire se una notizia è una bufala? A volte non è immediato, ma in generale ci sono caratteristiche rivelatrici inequivocabili, e spesso ci vuole più tempo a diffondere la bufala che ad appurare che, appunto, di bufala si tratta. Vediamo partendo dall'esempio sopra citato.
Innanzitutto gli errori di ortografia: uno che, con intenti seri, preparasse un cartello colorato con tanto di scritta per informarti di un pericolo serio, e poi risparmiasse quel mezzo secondo per non scrivere la "o" di non, e l'accento di è, come minimo è un imbecille, e quindi già questo rende difficile credergli. Come se sui pali della corrente, nelle stazioni scrivessero: "Attnzn ce lalta tenzn kese tokki muori!!".
Poi quella cosa che "è della Blue Whale". Come se si trattasse di un'azienda. La Blue Whale Enterprise. "Pronto, siamo della Blue Whale, lei è stato selezionato per suicidarsi, la informiamo che non può rifiutarsi e deve incidersi una balena sull'avambraccio. Passerà un nostro incaricato a controllare. No, un Mesoplodon europaeus non è valido, deve essere proprio una balena". Avranno i call center in Albania alla Blue Whale, che costano meno?
E poi bastano pochi secondi per controllare il numero di telefono. Basta aprire Google e inserire il numero di telefono nella casella di ricerca, e viene fuori che invece della Blue Whale Corporation quel numero si riferisce a un supermercato di Castenaso, alla periferia di Bologna (fonte).
Controllare una notizia che ci appare come una bufala smaccata, come in questo caso, costa veramente poco, in termini di tempo. Molto meno che condividerla su Facebook chiedendo agli altri cosa ne pensano, con il duplice effetto di darle ulteriore visibilità e di mostrare al mondo quanto siamo imbecilli.
In generale esistono svariati siti anti-bufala (ecco una lista), e basta digitare, sempre con Google, alcune parole chiave della notizia con in aggiunta la parola "bufala", e se qualcuno l'ha già catalogata come tale, ci apparirà il link. Quantomeno questo ci servirà a sapere che esiste la possibilità che sia una bufala, e che altri hanno già indagato in tal senso. Basta veramente poco, ma il punto è volerlo fare. Ma molti preferiscono diffondere la bufala dicendosi "in fondo che male fa?". Poi vedremo, che male fa.
Sempre dai siti anti-bufala impariamo che esistono siti che deliberatamente diffondono bufale, con lo scopo primario di guadagnarci in pubblicità. Infatti questi siti contengono all'interno banner pubblicitari, e ogni volta che qualcuno apre il sito, fa automaticamente guadagnare qualcosa al gestore del sito stesso, come ben spiegato ad esempio qui. Non solo, ma recenti inchieste (fonte) hanno mostrato come questi siti che diffondono bufale facciano capo a un numero ristretto di individui, che oltre a guadagnarci hanno il chiaro intento di diffondere false notizie con scopi politici e di orientamento delle opinioni, facendo leva su sentimenti di pancia della popolazione. E' curioso che, chi diffonde queste notizie, sventoli spesso la bandiera del "non mi faccio fregare", quando in realtà è il primo a farsi fregare.
Sempre dai siti anti-bufala impariamo che esistono siti che deliberatamente diffondono bufale, con lo scopo primario di guadagnarci in pubblicità. Infatti questi siti contengono all'interno banner pubblicitari, e ogni volta che qualcuno apre il sito, fa automaticamente guadagnare qualcosa al gestore del sito stesso, come ben spiegato ad esempio qui. Non solo, ma recenti inchieste (fonte) hanno mostrato come questi siti che diffondono bufale facciano capo a un numero ristretto di individui, che oltre a guadagnarci hanno il chiaro intento di diffondere false notizie con scopi politici e di orientamento delle opinioni, facendo leva su sentimenti di pancia della popolazione. E' curioso che, chi diffonde queste notizie, sventoli spesso la bandiera del "non mi faccio fregare", quando in realtà è il primo a farsi fregare.
Detto questo, ci sono alcuni ingredienti tipici che sono comuni a tutte le bufale.
L'uso smodato del maiuscolo e del punto esclamativo. Ditemi, dove vi capita di vedere articoli scritti tutti in maiuscolo? La prima cosa che viene in mente, quando si legge qualcosa del genere, è che chi scrive abbia qualche turba psichica. Della serie: ma che cazzo urli? Un articolo scritto tutto in maiuscolo è quantomeno indicativo di una persona che non è abituata a scrivere, e quindi difficilmente si tratta di qualcosa di affidabile. E molto probabile che sia l'improvvisazione di qualche buontempone (voglio essere buono, oggi). Comunque la ricetta per dimezzare il numero dei cazzari sarebbe quella di mettere l'utilizzo del caps-lock a pagamento.
L'invito a condividere, perché "non ce lo dicono". Soltanto il fatto che uno stia scrivendo su Facebook, o metta un link di Youtube o di un qualunque altro sito web dicendo "non ce lo vogliono far sapere" dovrebbe far insospettire anche Stanlio e Olio. Il fatto stesso che una cosa sia su internet è l'antitesi di "non ce lo vogliono far sapere". E poi "CHI" non ce lo vuole far sapere? CHI lo vuole censurare? Il potere? I Rosacroce? I Templari? Un nome, cazzo! Almeno per una volta diteci il responsabile: Pietro Gambadilegno non ce lo vuole far sapere!!
Controllare la data. Spesso sono articoli vecchi di anni che girano e rigirano, spacciati per notizia dell'ultima ora.
Se cliccate su un titolo che recita: "Non potete immaginare cosa ha fatto questa donna!", se vi va bene vi beccate un virus. E vi sta bene. Altrimenti li fate comunque guadagnare in pubblicità, e il contenuto del sito potrebbe essere di qualunque tipo, e certamente molto deludente rispetto alle aspettative (lo so bene, perché io quando vedo un link del genere ci clicco sempre, ovviamente!).
Se cliccate su un titolo che recita: "Non potete immaginare cosa ha fatto questa donna!", se vi va bene vi beccate un virus. E vi sta bene. Altrimenti li fate comunque guadagnare in pubblicità, e il contenuto del sito potrebbe essere di qualunque tipo, e certamente molto deludente rispetto alle aspettative (lo so bene, perché io quando vedo un link del genere ci clicco sempre, ovviamente!).
Controllate se l'immagine corrisponde al soggetto in questione. Su Google immagini è facile sapere a che cosa si riferisce un'immagine. Basta caricarla e chiedere di verificare se esistono immagini simili. Ad esempio se l'Onorevole Gasparri (fonte) avesse messo in pratica questa banale procedura, avrebbe scoperto che la foto che affermava di ritrarre uno zingaro pluriarrestato per furti in appartamenti e sempre rimesso in libertà, raffigurava in realtà Jim Morrison nella foto scattata dalla polizia a Miami nel 1969, dopo un famoso quanto turbolento concerto. Si sarebbe risparmiato, l'onorevole, una figura patetica.
Diffidare dai toni enfatici. Soprattutto se si tratta di una notizia inerente a qualche presunta scoperta scientifica, tipo "scoperta la cura del cancro!", oppure "Quest'uomo con la sua scoperta avrebbe risolto i problemi dell'umanità! (ma non ce lo fanno sapere)". A parte il "non ce lo fanno sapere", le scoperte scientifiche avvengono sempre per gradi, e in genere vengono rese note con un linguaggio che non è di questo tipo. Magari la notizia potrebbe avere del vero, ma poi la stampa e il titolista ci hanno messo il resto, trasformando un piccolo successo della ricerca in una scoperta epocale.
Quando vi dicono "scoperta la cura del cancro", sappiate che è certamente una scemenza. Intanto non esiste "il" cancro, ma tanti tipi diversi di cancro, e poi figuriamoci se una scoperta del genere avviene così, da zero a mille (vedi il punto precedente).
Se è una scoperta scientifica di quelle epocali, tipo prevedere i terremoti, curare il cancro (scusate se mi ripeto), o qualche altra malattia grave, effettuata da uno che nella vita normalmente fa tutt'altro, tipo l'elettricista in pensione, e questa scoperta è però disconosciuta dalla scienza ufficiale (come se poi ne esistesse un'altra), chiedetevi se è possibile che un elettricista in pensione possa scoprire, lui da solo, l'unico al mondo, come si prevedono i terremoti. Chiedetevelo prima di condividere la notizia. Fate questo piccolo esercizio mentale, e chiedetevi: vi fareste togliere il dente del giudizio da un commercialista con la passione dell'odontostomatologia? E da un architetto? Come dite? Non ve lo fareste togliere nemmeno da un neurologo, ma vorreste addirittura un dentista professionista, e magari pure bravo? E allora perché cazzo avete creduto a un laureato in scienza della comunicazione che affermava di essere l'unico al mondo a saper curare la Sclerosi Laterale Amiotrofica (Sla), santificandolo come il paladino dei diritti dei malati (fonte)?
Quando vi dicono "scoperta la cura del cancro", sappiate che è certamente una scemenza. Intanto non esiste "il" cancro, ma tanti tipi diversi di cancro, e poi figuriamoci se una scoperta del genere avviene così, da zero a mille (vedi il punto precedente).
Se è una scoperta scientifica di quelle epocali, tipo prevedere i terremoti, curare il cancro (scusate se mi ripeto), o qualche altra malattia grave, effettuata da uno che nella vita normalmente fa tutt'altro, tipo l'elettricista in pensione, e questa scoperta è però disconosciuta dalla scienza ufficiale (come se poi ne esistesse un'altra), chiedetevi se è possibile che un elettricista in pensione possa scoprire, lui da solo, l'unico al mondo, come si prevedono i terremoti. Chiedetevelo prima di condividere la notizia. Fate questo piccolo esercizio mentale, e chiedetevi: vi fareste togliere il dente del giudizio da un commercialista con la passione dell'odontostomatologia? E da un architetto? Come dite? Non ve lo fareste togliere nemmeno da un neurologo, ma vorreste addirittura un dentista professionista, e magari pure bravo? E allora perché cazzo avete creduto a un laureato in scienza della comunicazione che affermava di essere l'unico al mondo a saper curare la Sclerosi Laterale Amiotrofica (Sla), santificandolo come il paladino dei diritti dei malati (fonte)?
Controllare se fa leva sui pregiudizi. Tutti abbiamo pregiudizi, e ci piace credere in ciò che supporta le nostre convinzioni. E quindi può succedere che se vediamo una foto con due persone di colore spaparanzate su una panchina, e sotto un titolo che ci ricorda che gli immigrati prendono 35 euro al giorno, saremmo portati a credere che quei due tipi siano la prova di un vergognoso spreco di denaro pubblico. E invece i protagonisti di quella foto erano tutt'altro.
Controllare se la notizia è pubblicata da altre testate. Anche se a volte la bufala è condivisa acriticamente anche da testate giornalistiche che dovrebbero essere serie, in genere, se la notizia dice che dal prossimo anno ci sarà l'obbligo di versare l'otto per mille al cugino della Boldrini, e questa notizia è pubblicata soltanto da vergognacheschifo.it, qualche dubbio ve lo dovete far venire, se non siete proprio stupidi.
Controllare bene il nome della testata. Ci sono siti che scimmiottano nomi di testate famose, con solo una lettera di differenza, tipo rebubblica.it, Ilmattoquotidiano.it, ilfattoquotidaino.it, ilgiomale.it, il messangero.it, etc, che funzionano come siti click-bait. Ovvero vivono sulla pubblicità pubblicando scemenze, sulle quali è forte la tentazione di cliccare.
Controllare se la notizia è pubblicata da altre testate. Anche se a volte la bufala è condivisa acriticamente anche da testate giornalistiche che dovrebbero essere serie, in genere, se la notizia dice che dal prossimo anno ci sarà l'obbligo di versare l'otto per mille al cugino della Boldrini, e questa notizia è pubblicata soltanto da vergognacheschifo.it, qualche dubbio ve lo dovete far venire, se non siete proprio stupidi.
Controllare bene il nome della testata. Ci sono siti che scimmiottano nomi di testate famose, con solo una lettera di differenza, tipo rebubblica.it, Ilmattoquotidiano.it, ilfattoquotidaino.it, ilgiomale.it, il messangero.it, etc, che funzionano come siti click-bait. Ovvero vivono sulla pubblicità pubblicando scemenze, sulle quali è forte la tentazione di cliccare.
E infine: ma comunque che male fa? Già, che male fa condividere una notizia falsa? Oltre a farci apparire idioti, può fare molto male. E' il caso di questo ragazzo (fonte) la cui foto qualcuno ha messo su Facebook, dicendo di condividerla, perché si trattava di un pedofilo. Non era vero, ma nel giro di poche ore questa persona ha avuto le caselle di posta subissate di insulti e minacce, il bar di cui era proprietario è stato imbrattato, e insomma, la sua vita è stata irrimediabilmente rovinata. Poco è servito smentire, perché si sa che le smentite sono sempre poco efficaci. E poi in tanti resta comunque il dubbio che "se lo hanno detto qualcosa di vero deve esserci". Quindi se vi viene in mente di condividere della merda simile, fatevi questa domandina, prima di appoggiare il ditino sul bottone del condividi: "e se un giorno dovesse capitare che al posto di quello sconosciuto ci fosse la mia faccia?"
Più delle bufale mi preoccupa la quantità di notizie false che vengono riportate da tutti i mezzi di informazione.
RispondiEliminaPoche settimane fa abbiamo avuto per 2 giorni il tam tam della Finlandia che rinuncia al reddito minimo garantito, sparato su tutti i quotidiani. Poi è arrivata la smentita del governo finlandese, che non solo non rinuncia, ma rilancia.
Che speranze abbiamo di essere informati correttamente se giornali e TV non si curano minimamente di controllare le notizie e si limitano a fare il copia e incolla dei lanci di agenzia?
Questo ovviamente è un problema e anche serio. Però che esistano notizie false e che vengano pubblicate a me preoccupa meno, in generale. Ovvio che dipende da caso a caso, da quali possono essere le conseguenze, se è un'inesattezza un errore o una falsità pubblicata deliberatamente magari con qualche scopo. E' opinione diffusa che la stampa non sia completamente libera e priva di conflitti di interessi. Tanto si può dire al riguardo, ma ciò non ha il potenziale distruttivo del fatto di diffondere o credere a palesi scemenze.
RispondiEliminaSe io credo a una falsità verosimile, o ad alcune, vengo forse danneggiato. Se la diffondo posso contribuire a danneggiare altre persone. Ma se credo sistematicamente a cose che hanno la faccia e l'odore della scemenza, se le diffondo quotidianamente a tutti i miei contatti dei social, succede una cosa ben peggiore. Elevo la scemenza da osteria, la leggenda da racconti degli adolescenti, la stregoneria e via dicendo a verità alternative. Questo, unitamente ad alcuni pregiudizi fallaci come "naturale = buono, chimico = cattivo" e altre false credenze, contribuisce all'imbarbarimento della società e ad accelerarne la decadenza, molto più di qualche menzogna anche grave perpetrata da chicchessia per i suoi interessi. Oltretutto molte di queste bufale che girano da che esistono i social sospetto che arrivino da persone consapevoli e con precisi obiettivi, ma di questo accennava già smarcell nel post. Anche quando sembrano innocenti c'è da dubitare non solo della loro veridicità ma anche della loro innocuità.