venerdì 15 maggio 2015

Dio: il testimonial dei giornalisti scientifici.

Vuoi che leggano un articolo sul CERN? Metti Dio nel titolo.

Mi è capitato di recente di leggere un articolo sul CERN di Ginevra, pubblicato dall'Espresso. Titolo: "Reportage - Il CERN fra Dio e Scienza."

Lo leggo, incuriosito da quel titolo, chiedendomi in che modo avranno fatto entrare Dio nell''articolo. Arrivo in fondo e non trovo niente sul Padreterno. Si parla delle solite cose che si dicono negli articoli sul CERN: l'invenzione del web, il bosone di Higgs, la tecnologia, Fabiola Gianotti, etc etc. Niente di nuovo, ma tutto sommato un articolo decoroso, considerati gli standard medi. Però di Dio nessuna traccia. Per esserne certo cerco la parola "Dio" nel testo con il find, e mi viene fuori soltanto la parola "stuDIO".

Traduzione: Dio è stato usato come specchietto per le allodole. Come invogliare il lettore-cretino-medio a leggersi un articolo che parla di ricerca scientifica, senza neanche una tetta occhieggiante, o un mistero misterioso che chissà cosa potrebbe essere? Semplice: ci mettiamo Dio!  Per vendere le automobili si sfruttano tacchi a spillo e metrate di cosce, per vendere la scienza si sfrutta Dio.

Mi chiedo: possibile che in Italia, salvo rare lodevoli eccezioni,  non si possa scrivere un articolo scientifico per il grande pubblico parlando solo di scienza, senza infarcirlo di sciocchezze che niente hanno a che vedere con l'argomento? Senza parlare di misteri, senza usare diecimila volte la parola "inspiegabile", senza toni roboanti o apocalittici, senza lasciar sottintendere quello che non è, oppure senza il piano B, cioè tirare in ballo la fede?

Si perché evidentemente i giornalisti nostrani, complice la subcultura ereditata da Benedetto Croce ancora largamente diffusa in Italia, sono convinti che lo scienziato sia continuamente dilaniato dal conflitto scienza-fede. Che si rotoli la notte nel letto, madido di sudore, incapace di prendere sonno, a riflettere se le sue scoperte possano mettere a repentaglio la fede, o se sono in contraddizione con "il vero", torturato dal dubbio se non si sia spinto troppo oltre nel sondare l'insondabile, o se, al contrario, non sia inconsciamente attratto dal diventare egli stesso Dio, per poi finalmente sbarazzarsi del Dio creatore. Una vita terribile, quella degli scienziati, dilaniati dalla tentazione di sostituirsi al Padreterno e dettare loro le regole dell'universo.

E quindi adesso mi rivolgo ai giornalisti e a tutti i pensatori della domenica che scrivono dell'annoso conflitto fra scienza e fede, convinti che la vita dello scienziato sia afflitta da questa continua tentazione-paura di sconfiinare in ciò che non si può conoscere. Giornalisti e pensatori bananas, fatevene una ragione, agli scienziati, quando fanno gli scienziati, di Dio non frega niente. Non ci pensano proprio a Dio, quando fanno il loro lavoro. Mettetevi il cuore in pace!

L'idea di Dio non condiziona la ricerca scientifica. Ma proprio neanche un po'! La scienza è laica (se Dio vuole!). Nessun risultato scientifico viene enfatizzato o nascosto sotto il tappeto in base a considerazioni religiose o di fede. Né lo scienziato pensa mai a come le sue ricerche possano coincidere o essere in conflitto con la fede. Poi, nel suo animo, come qualunque essere umano, egli sarà credente, religioso fervente, credente a modo suo, agnostico, ateo o mangiapreti. Il suo Dio sarà quello certificato dalla Chiesa, sarà un Dio di comodo modellato a proprio uso e consumo, o magari non sentirà affatto il bisogno di alcun Dio, ma tutto ciò non entrerà mai in conflitto con il suo lavoro. Eventualmente, se personaggio pubblico, manifesterà apertamente le sue convinzioni religiose o di ateo (a volte anche perdendo un'ottima occasione per tacere), ma in nessun modo questo interferirà con la sua attività scientifica, che è laica per definizione. 

Ve lo garantisco, filosofi della domenica, che in tanti anni che faccio questo mestiere, in tante chiacchierate con i colleghi al CERN, che è l'ambiente scientifico che frequento, non ho mai, sottolineo MAI sentito parlare del problema di come conciliare Dio con il proprio lavoro. Ma questo non per superficialità o chiusura mentale, come alcuni potranno pensare. Non per indomito, testardo materialismo. Non per incapacità di avvicinarsi al "vero", come diceva Benedetto Croce (che il Padreterno se lo fulmini per la marea di cazzate che ha sparato mentre era in vita, e che ancora fanno sentire i loro effetti), ma semplicemente perché il problema non esiste. Il fatto non sussiste!

E quindi non si può analizzare un problema inesistente.  Sarebbe come pretendere che i pesci argomentassero su come scalare la Nord del Cervino, o che il Bologna si preoccupasse di come affrontare due campionati consecutivi in serie A. Non si può discutere di cose prive di senso.

PS: Alcuni diranno: e allora la "particella di Dio"? Come mai, se il lavoro degli scienziati è così disaccoppiato dal misticismo, hanno chiamato il bosone di Higgs "la particella di Dio"?  

Risposta: il nome "particella di Dio " non viene dagli scienziati ma, anche in questo caso, guarda caso, da un giornalista. O meglio da un editore. A riprova di quello che dicevo sopra.

La storia è che un fisico, il premio Nobel Leon Lederman, scrisse un libro sulla ricerca del bosone di Higgs, e lo propose all'editore con il titolo "The Goddam Particle", ovvero "la particella maledetta". L'editore, fiutando un maggiore successo commerciale, modificò il titolo trasformando "Goddam" in "God". Uguale no? Stesso significato! E da allora ogni volta tocca di sentire il cretino di turno che scrive da qualche parte che "gli scienziati, con la particella di Dio, vogliono sostituirsi all'Onnipotente".  Tutta questa storia avrà pure fatto pubblicità al CERN e alla fisica, ma sinceramente di questo tipo di pubblicità se ne farebbe volentieri a meno.

8 commenti:

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    1. Ti ringrazio per i complimenti, innanzitutto. Cosi' di primo acchito mi viene in mente la rivista (online) dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN). Sono di parte, è vero, ma penso sia una divulgazione ben fatta. Non esageratamente tecnica, ma molto attenta alle novità. La rivista si chiama www.asimmetrie.it. Ci trovi la versione pdf (anche dei numeri vecchi), e penso che, iscrivendoti, puoi ricevere gratuitamente anche la versione cartacea. Fammi sapere se ti piace. Ciao Stefano

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  2. Si racconta che quando Napoleone chiese conto a Laplace del fatto che nei suoi studi scientifici non si parlasse di Dio, egli rispose che dipendeva dal fatto che la Sua presunta esistenza era un'ipotesi non necessaria.
    Sembra che Napoleone sia stato divertito e ammirato da tale risposta, gente meno acuta invece no; cosa valida ancora oggi, pare.

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    1. Quella famosa risposta di Laplace poteva (forse ) andar bene a quei tempi perché i fisici e anche altri intellettuali) erano, sin dai tempi di Galilei, inevitabilmente affascinati ed ubriacati dalla valanga dei successi, diciamo così, "tecnici", della ricerca scientifica classica dell'epoca newtoniana-lagrangiana (specie da quest'ultima). L'interpretazione in senso filosoficamente e più approfondito di quel periodo scientifico oggi appare molto indebolito specie dopo l'avvento quantistico e la ricerca Godeliana e la vicenda dell'interpretazione di Copenagen. Il teorema di Godel forse non è stato ben afferrato nel suo significato, ma dopo questo teorema l'inserimento di un riferimento a Dio non è più seriamente evitabile purché si sappia bene il significato di detta parola altrimenti, come dire?, ognuno a casa sua.

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  3. Due spunti di riflessione. Tra i miei colleghi diversi sono credenti, l'attuale direttore dell'Osservatorio di Arcetri e i suoi due predecessori sono cristiani convinti. Non ci facciamo mancare un paio di buddhisti, e credo che allargando ci si ritrovino rappresentate tutte le principali religioni. Ma tutti sottoscriverebbero quanto scritto qui. E non è neppure vero che fede e scienza siano comppletamente indipendenti, la scienza necessariamente modifica l'immagine che abbiamo del mondo, e quindi anche quella che possiamo avere di Dio. Ma non importa, se la Terra gira intorno al Sole vuol dire che Dio non sta nell'Empireo. Se il mondo ha circa 5 milardi di anni non l'ha fatto in 6 giorni. Se esiste l'evoluzione significa che non ha fatto le specie una ad una. Eccetera.

    E mi è molto piaciuta l'intervista di Sagan al Dalai Lama, su questo punto; "Se la scienza dimostrasse che la reincarnazione non esiste, che direbbe il buddhismo? "Be', il buddhismo dovrebbe cambiare"

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  4. L'abbinamento DIO-SCIENZA è talmente ovvio (almeno per chi ha la mente, non aperta, ma spalancata) da non aver bisogno né di spiegazioni, né di essere ricordato o giustificato; ciò almeno da dopo l'avvento della fisica quantistica e della relatività! Il non aver capito questo poteva al massimo, ripeto, al massimo, ai tempi di P.S. De la Place, ciò per via dei sommovimenti conseguenti gli effetti del post-rivoluzione francese, ora, un'affermazione di quel tipo sarebbe solo da ignorare e qui mi fermo.


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  5. Dio e Scienza non sono cose in contrasto, anzi, direi di più: se al posto della parole "DIO" ponessimo la locuzione "CONOSCENZA ASSOLUTA" dovrebbe sparire ogni parvenza supposta di contraddizione.

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