domenica 11 settembre 2016

Le lauree scientifiche e il numero chiuso

In questi giorni si è parlato di selezioni a numero chiuso per l'accesso all'università. A scatenare la discussione con annesse polemiche è stato il megatest di accesso a Medicina, che ha visto circa 60mila partecipanti (2000 in più dell'anno scorso) a fronte di circa 10mila posti disponibili (fonte).

Certo, Medicina fa caso a sé, perché stiamo parlando di numeri molto grandi, e difficilmente gestibili senza un qualche tipo di preselezione. Se poi la preselezione che viene effettuata sia quella migliore per scegliere i futuri medici non lo so, e comunque non voglio discutere di questo.

Quello di cui voglio parlare è l'accesso a numero limitato alle facoltà scientifiche, e soprattutto il motivo che lo ha reso necessario. Da alcuni anni a questa parte, infatti, anche ai corsi di laurea scientifici, tipo Fisica, Scienze Biologiche, Chimica etc, si accede solo a numero chiuso. A Fisica a Bologna, ad esempio, fino a un paio di anni fa si viaggiava su grosso modo 130 nuove matricole ogni anno, ma all'improvviso nel 2015 hanno chiesto di iscriversi al primo anno 250 nuovi studenti. Non è chiaro a cosa sia dovuto questo improvviso incremento. Alcuni dicono che sia un effetto dell'interesse mediatico dopo la scoperta del Bosone di Higgs, altri ipotizzano che sia grazie alla Gianotti direttrice del Cern, o addirittura che sia tutto merito di questo blog. Sta di fatto che comunque 250 studenti hanno chiesto di iscriversi al primo anno di Fisica, e 250 è un numero troppo grande per riuscire a garantire una didattica decente.  Per ovviare a questo problema si è istituito il numero chiuso a 150, una soglia oltre la quale la qualità della didattica e la logistica stessa dei corsi andrebbe in crisi.


Sebbene si tratti di numeri decisamente inferiori a quelli degli aspiranti medici, l'Università di Bologna, e nello specifico il Corso di Laurea in Fisica, non avrebbe le aule sufficienti per ospitare un numero maggiore di studenti. Non ci sarebbero inoltre laboratori equipaggiati per tutti, e soprattutto non ci sarebbero i docenti necessari, dato che diversi corsi dovrebbero essere spezzati in due. Il problema è del tutto analogo in gran parte delle altre sedi universitarie sparse per l'Italia, che a poco a poco stanno tutte adottando il numero chiuso per i principali corsi di lauree scientifiche. Messa in questi termini la questione non lascia scampo e non si può non essere d'accordo: non ha senso istituire corsi per tutti che tuttavia non riuscirebbero a garantire un livello qualitativo decoroso in termini di didattica, perché questo svilirebbe la qualità dell'intero corso di laurea. Niente da dire, quindi, sulla decisione di istituire il numero chiuso.

Però...

Però a questo punto vorrei sapere perché in questi ultimi anni ci siamo tanto sbattuti a organizzare caffè scientifici, notti dei ricercatori, eventi multimediali, conferenze nelle scuole, Higgs in Tour, Olimpiadi della Fisica, Festival della Scienza e Giornate dell'Orientamento con l'intento esplicito di incrementare nei giovani l'interesse per le facoltà scientifiche e nella fattispecie per la fisica, se adesso che stiamo raccogliendo i frutti di tutta questa propaganda in termini di aumento delle richieste di iscrizione, quegli studenti li dobbiamo mandare via perché non ci sono le strutture per ospitarli.

Per che cosa mi sono sbattuto in questi ultimi anni, e come me tanti altri colleghi altrove in Italia, a organizzare le International Masterclass (un evento internazionale coordinato dalla Comunità Europea e dal Cern di Ginevra) con l'intento manifesto di avvicinare gli studenti dell'ultimo anno del liceo alla fisica per stimolarli a continuare questo percorso di studi all'Università, se è stata sufficiente una manciata di iscritti in più, appena 20, per entrare in crisi e dover sprangare l'accesso a tutti gli altri?

Perché poi bisogna dire che comunque l'Università di Bologna e il Corso di Laurea in Fisica (e tutte le altre università non sono in generale da meno), per adeguarsi a una richiesta di 250-300 studenti invece che 150 impiegherebbe almeno dieci anni a essere ottimisti. Infatti bisognerebbe costruire le aule, che proprio non ci sono (quando ci sono le lezioni a Bologna se devi organizzare una riunione per 40 persone utilizzando i locali dell'università è un delirio, perché è tutto occupato, quindi figuriamoci istituire un corso di laurea da zero). E poi non ci sarebbero i docenti, e con la velocità e il tempismo con cui vengono banditi i concorsi per ricercatori e docenti.... auguri!

E allora uno si chiede: ma non ci si poteva pensare prima? Se si sapeva che 20 iscritti in più al primo anno avrebbero mandato tutto in crisi saturando le possibilità dell'ateneo, perché abbiamo fatto tutta questa campagna pubblicitaria per iscriversi a fisica, se poi adesso dobbiamo dire a chi vorrebbe iscriversi che non c'è posto? E fisica è ovviamente solo un esempio, perché il discorso vale per tutte le facoltà scientifiche. Scienze biologiche, ad esempio, anche a causa del numero chiuso in medicina, ha avuto quest'anno una caterva di richieste di iscrizione, molte di più di quelle accettabili per il corso di laurea, e comunque praticamente tutti i corsi di laurea scientifici sono saturi.

E' inutile che poi ci lamentiamo che in Italia non c'è cultura scientifica, che la scienza è sempre la Cenerentola del sapere, e diamo la colpa al solito Benedetto Croce (che le sue cazzate le ha dette in abbondanza ma è morto da 70 anni!) se poi quando ci sono giovani che vorrebbero studiare materie scientifiche li mandiamo via. Benedetto Croce ci avrà messo del suo, ma noi non mi pare che siamo da meno! Non sarebbe stato invece il caso di preventivare in anticipo che se si vuole fare pubblicità a un servizio, poi quel servizio bisogna anche poterlo erogare?

E non ci si lamenti poi nemmeno del fatto che c'è un alto abbandono all'università, altro mantra tanto caro agli opinionisti e agli amanti della statistica nel Belpaese. Infatti se uno voleva iscriversi a Fisica perché gli piaceva la fisica, perché magari si era appassionato alle Masterclass, a un caffè scientifico sulle onde gravitazionali o a una delle tante manifestazioni organizzate per accalappiare studenti in questi ultimi anni, e non trovando posto si iscrive a Ingegneria o a Chimica, è molto probabile che abbandoni, perché Fisica non è Ingegneria né Chimica! Quindi questo sistema, tra le altre cose, favorisce implicitamente anche l'abbandono universitario.

E non si dica nemmeno che il numero di studenti deve essere commensurabile al numero di posti assimilabili dal mondo del lavoro! Perché se questo dovesse essere lo strumento per decidere quanti possono iscriversi, i posti dovrebbero essere 4 o 5 ogni anno al massimo, altro che 150. Con il ritmo con cui vengono banditi i concorsi per ricercatore in Italia, se il numero di iscritti dovesse essere pari a chi può sperare di diventare ricercatore altro che numero chiuso, ci vorrebbero i soldati col mitra e i cavalli di Frisia davanti ai dipartimenti scientifici per scoraggiare gli studenti.

Il motivo per cui, giustamente, si auspica un sempre maggiore interesse verso le facoltà scientifiche, è che una laurea scientifica produce competenze e specializzazioni, e soprattutto un modo di approcciare i problemi e - permettetemi - di vedere il mondo, che possono essere utilizzati e rivenduti in settori delle attività umane anche molto diversi da quello della ricerca. Uno dei motivi per cui gran parte degli studenti di dottorato in materie scientifiche negli USA proviene da paesi in via di sviluppo è proprio questo: formare persone competenti. Persone competenti che poi in patria o altrove andranno a fare attività magari anche molto diverse da quelle per cui hanno studiato, ma che beneficeranno comunque del metodo imparato studiando scienza. Questo è vero anche in Italia, o per lo meno sarebbe vero, soprattutto se fossimo un po' meno Repubblica delle Banane... 

Invece noi cosa abbiamo fatto? Ci lamentiamo continuamente che in Italia la scienza non è tenuta in giusta considerazione, e che le facoltà scientifiche non hanno abbastanza iscritti. Quindi per invogliare i giovani a scegliere una facoltà scientifica organizziamo eventi mediatici di tutti i tipi a destra e a manca, salvo che, quando i giovani poi finalmente cominciano a fare questa scelta, chiudiamo loro la porta perché non abbiamo le aule, i laboratori, le sedie e gli insegnanti. A me sembra un comportamento un po' schizofrenico o forse, usando un termine un po' più tecnico, un comportamento alla cazzo.




21 commenti:

  1. Sono d'accordo e vorrei sottolineare che siamo nel 2016, esistono le videocamere digitali ed esiste anche il world wide web. Cosa farei io per non buttare via queste giovani menti: ai primi 150 darei accesso al normale corso di laurea con il diritto a seguire le lezioni "live", mentre i rimanenti 100 (o più) seguono le lezioni videoregistrate che si trovano sul sito della facoltà. Rimane il problema dei laboratori, che si risolve con lezioni extra al tardo pomeriggio oppure si risolve con la creazione di un nuovo indirizzo completamente teorico riservato a chi non rientra nei primi 150.

    Mettere il numero chiuso è forse la soluzione più comoda, pensare a delle alternative invece costa fatica.

    RispondiElimina
  2. Sono completamente d'accordo. Al solito, copio&incollo il link, dato che la condivisione su fb non è (ancora) permessa.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non riesco a capire perché non permette la condivisione. Ho seguito alla lettera le istruzioni, ma niente. Comunque questo supporto per blog ha una marea di bachi. A partire dalle spaziature fra i paragrafi che lui decide a tiramento, o quando a volte setta i colori o i caratteri del testo come gli pare. Una volta aveva deciso di scrivere tutto in blu, non ho idea del perché, e ho dovuto ricreare l'articolo da zero, perché non c'era verso di fargli cambiare idea. Forse è stato fatto da informatici che sono entrati senza il numero chiuso!

      Elimina
    2. Io ho appena condiviso su fb da smartphone Android. Forse il problema riguarda la versione desktop del sito?

      Elimina
  3. Tutto giusto. Due commenti aggiuntivi. Il primo è che in generale il costo per la formazione superiore è elevatissimo e dato che in Italia è ancora di ottima qualità finisce che a beneficiare di questo investimento sono altri paesi che si prendono i nostri ricercatori, perché se è vero che ogni anno da noi si liberano 4/5 posti, altrove non è così. Quindi tarare il numero sulle potenzialità di impiego non è in assoluto sbagliato, magari spostando parte degli investimenti dalla didattica alla ricerca per equilibrio. Poi ai miei ahimè lontani tempi abbiamo iniziato in 170 ma finito forse in 20/30. Già nel secondo semestre eravamo la metà.
    Queste due tendenze vanno in direzioni diverse, una soluzione semplice non esiste ma certo che il danaro che spendiamo nella ricerca è talmente poco che tra un po fare fisica diventerà inutile e il problema si sarà risolto da solo.

    RispondiElimina
  4. Condivido tutto eccetto l'uso ripetuto e fasitidioso di c..zo e il giudizio sulle c...zate sparate da Croce: lo spirito scientifico imporrebbe che l'autore avesse letto qualcosa di significativo del 'Papa laico', non solamente le solite manfrine di terza o quarta mano sugli pseudoconcetti scientifici. Il ritardo scientifico italiano, anche l'autore onestamente lo riconosce, è dovuto a cause strutturali del sistema italiano: lasciamo in pace il povero Don Benedetto ed eventualmente proviamo a leggerne qualche lavoro.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. La querelle (e soprattutto la discussione che ne e` seguita) tra Enriques e Croce NON e` una manfrina di terza o quarta mano. E` il simbolo del clima a-scientifico che si respirava in Italia. Ma ovviamente, come ogni simbolo, non e` la causa del ritardo scientifico nell'istruzione di secondo grado. E comunque, mentre i lavori di Enriques sono noti fuori dall'Italia, mentre Benedetto Croce, al di la` delle Alpi, non se lo c..a nessuno.....

      Elimina
  5. Sono completamente contrario al numero chiuso.
    Suggerirei, a chi è favorevole, la lettura di questo bel testo:
    http://www.ibs.it/code/9788897623991/citro-massimo/cepus-dei-colpo.html

    Lo si può trovare anche alla biblioteca pubblica.

    RispondiElimina
  6. Non la vedo una cosa anormale,visto che in Italia succede sempre così.
    Non si hanno i mezzi,eppure si agisce come se ci fossero,ma poi quando si arriva al dunque,si ritorna al punto di partenza. Un classico italiano.

    Però ammettendo che il posto per un numero grande di iscritti ci fosse,per me il numero chiuso dev'esserci,soprattutto per avere studenti che studiano,e non studenti "figli di papà" che entrano nelle università per farsi mantenere.

    Chi sceglie di proseguire gli studi deve avere voglia di applicarsi,deve iscriversi perché ha un obiettivo e non perché non sa come passare il tempo anziché lavorare.

    RispondiElimina
  7. Concordo in toto... tranne - forse - nel giudizio rigido sul povero Croce... tanto la vera colpa è tutta dopo di lui...

    RispondiElimina
  8. "Però a questo punto vorrei sapere perché in questi ultimi anni ci siamo tanto sbattuti... "
    ci siamo sbattuti perchè la situazione era quella di questo grafico
    https://goo.gl/556lMm
    Fonte: ISTAT/MIUR

    Addirittura alcuni Atenei avevano diminuito le tasse universitarie in queste facoltà. Bello vedere che l'interesse sta risalendo. Più italiani che verranno a farmi compagnia all'estero :-D

    RispondiElimina
  9. I figli di papà non sceglieranno fisica (o matematica o chimica o ingegneria: troppo impegnativo). Faranno l’avvocato o il commercialista (o forse studieranno geografia o lettere, o ancor più semplice: si comprano una laurea in Albania).
    Senza numero chiuso, nei primi semestri le aule saranno sovraffollate, ma dopo i primi esami il problema comincerà a risolversi da se. Chi non ha voglia di applicarsi , prima o poi sarà fuori.

    RispondiElimina
  10. 1) non si fa pubblicità se non si ha un buon prodotto o stock sufficiente, questo è un errore di marketing.

    2) secondo me però il prodotto c'è ma va diversificato. Concordo come detto che buona parte della didattica può essere svolta da remoto senza necessità dell'utilizzo di aule, fatta eccezione per i laboratori.
    Si sta insegnando con didattica sincrona e frontale quando gli studenti preferiscono modelli asincroni (email, chat al posto di telefonate e video, e-book, invece delle lezioni frontali.) Siamo nel 2016, l'università, salvo rare eccezioni è uguale da 50 anni.
    Siti come coursera o i moduli online di MIT non hanno insegnato nulla?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. 1) Esatto!

      2) D'accordo, ma attenzione che poi funzionino queste piattaforme...

      Elimina
  11. Seconda parte dell'intervento condivisible. E non e` detto neanche che 250 o 300 studenti sono ingestibili. Basterebbe avere il coraggio di innovare (e i soldi per pagare chi fa lezione ed esercitazioni). Per esempio selezionando dopo il primo anno dopo aver selezionato sulla base di cio` che hanno appreso e capito al primo anno di corso in fisica (i laboratori andrebbero fatti in seguito dopo lo sbarramento).
    Inoltre, non e` detto che i test di ingresso come sono fatti adesso selezionano i fisici piu` promettenti. O meglio, per fare dei test di ingresso efficienti, probabilmente e` necessario fare altrettanta fatica che gestire i 300 studenti al primo anno di fisica.

    RispondiElimina
  12. Beh un riscontro positivo in realtà c'è: avvicinando più giovani alle facoltà scientifiche, mantenendo un numero chiuso fissato, aumenta statisticamente il livello degli ammessi. Poi che questa sia una visione materialistica e ottusa di cui beneficia solo il dipartimento e non lo Stato in generale, è un altro discorso

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Esatto, ci ho pensato anche io. E' come se per formare una squadra di calcio (mi si passi il paragone ... ehm) si dovesse sceglierne 11 tra 1000 o tra 3000. Nel secondo caso aumentano le probabilità di trovarne 11 ottimi e altrettante ottime riserve. Vero anche che per tutti quelli che rimangono fuori è un pessimo affare averci investito tempo e risorse.

      Elimina
  13. sono fuori dall'Università da una decina d'anni ormai, e non conosco affatto l'università di Bologna. ricordo che al primo anno di Fisica alla Sapienza di Roma nel '94 eravamo circa 400, divisi in 2 gruppi (li chiamavano "canali", in base alla lettera iniziale del cognome) che quindi avevano corsi paralleli in aule diverse. immagino che il dipartimento di Fisica avesse comunque disponibilità di spazi maggiori (almeno 2 aule che potessero contenere circa 200 studenti). al secondo anno ovviamente la popolazione era decimata fino ad avere una media di 10 studenti ai corsi degli ultimi anni. la selezione veniva fatta quindi durante i primi esami, io per dire pur non essendo una studentessa modello sono stata l'unica delle mie amiche del primo anno a laurearmi in Fisica (le altre si sono laureate a pieni voti in Matematica, Economia... non erano sicuramente le ultime arrivate... forse semplicemente lo stress a cui siamo stati sottoposti non faceva per loro). ricordo comunque il terrorismo psicologico, gli ostacoli studiati a tavolino, i voti normalizzati per far passare la percentuale che decidevano loro, oltre alle oggettive difficoltà di un corso di laurea davvero al limite delle capacità di un'intelligenza media (in particolare per chi come me aveva una maturità classica). detto questo, non è affatto vero che bisogna considerare la possibilità lavorativa di un fisico sulla base dei concorsi universitari. io lavoro nel privato e ne sono contenta. ho frequentato la scuola di Fisica Medica per cui avrei potuto lavorare anche in ospedale. conosco fisici - ex compagni di corso - che lavorano in aziende informatiche, banche, aziende di vario tipo e sono felici e realizzati (guadagnano anche bene), sicuramente più di quelli che a 40 anni elemosinano ancora borse di studio e contratti vari in università che non gli offrono prospettive. ce ne sono certo anche molti ben inseriti nelle università, sia ben chiaro! e poi, c'è tutto un mondo - accademico e non - fuori dall'Italia in cui i laureati in Fisica italiani sono ben considerati, ben pagati, molto richiesti e ai quali vengono messi a disposizione soldi e laboratori. io sono convinta che le facoltà scientifiche, per chi ovviamente ha la passione e la voglia di portarle a termine, siano ancora il miglior investimento.

    RispondiElimina
  14. Sentivo dire che un'ipotesi e' che l'aumento sia dovuto anche a "The Big Bang Theory"... La serie tv naturalmente!

    RispondiElimina
  15. non credo che tutti gli atenei abbiano di questi problemi. Perche' non aumentiamo la competizione tra le universita'? semplicemente chi non e' ammesso ad un'univerista' (perche' e' prestigiosa e tutti voglioni studiarci quindi la selezione e' dura) puo' provare ad un ateno meno prestigioso. Ah no, non funziona... ... c'e' il valore lagale del titolo di studio...

    RispondiElimina