Pianeta che vai, extraterrestre che trovi.
Ieri
mattina, mentre incarnavo la mia quotidiana veste di pendolare di
Trenitalia nei soliti 10 Km di interregionale casa-lavoro, guardavo come sempre il
mondo con occhio insonnolito. Attorno a me studenti, gente che va al lavoro, gente
che va in cerca
di un lavoro, che chiacchera, che ascolta musica, che chatta
col cellulare, che legge la Critica della Ragion Pura prendendo appunti a lato, che legge "Chi" muovendo le labbra, che guarda dal finestrino, che dorme, che tossisce, che
sbadiglia. Un normalissimo panorama di media umanità, insomma, della quale
anche io faccio parte.
Tipicamente
trascorro questi 15 minuti di treno con l’attività cerebrale ridotta al
minimo sindacale, quel tanto che basta a garantire le funzioni vitali
primarie, ma ieri, probabilmente a causa di un inaspettato cortocircuito
fra le mie sinapsi, una improvvisa e impercettibile differenza di
potenziale elettrico fra i neuroni addetti alla fantasticheria (nel mio cervello pericolosamente vicini a quelli dedicati al cazzeggio) ho avuto una visione: ho immaginato gli occupanti di quel vagone, me compreso, improvvisamente tutti extraterrestri. Un interregionale pieno di alieni.
Nell’immaginario comune gli extraterrestri, gli abitanti di qualche lontano mondo ai confini della galassia, sono esseri perfetti. Intelligentissimi, capaci di manipolare le leggi della fisica, conoscitori e fruitori di tecnologie per noi impensabili, immuni alle malattie, alle disgrazie e a tutti i malanni, gli acciacchi e le iatture ben note a noi umani, nonché accumunati da quell’Amore Cosmico a noi completamente sconosciuto. E nudi, ovviamente, perché si sa che gli extraterrestri girano sempre nudi.
Non si sa
bene per quale motivo, ma quando pensiamo a una civiltà aliena pensiamo a
esseri del genere. Facciamo gli smargiassi in tante situazioni, ma se c’è da paragonarci agli extraterrestri ci autodegradiamo al livello più infimo degli esseri pensanti dell’universo, come se la terra fosse la favela della galassia.
E allora, sballottato dagli scambi, ho supposto che, se esiste altra vita intelligente nell’universo, da qualche parte ci saranno altri esseri che, come noi, si pongono le nostre stesse domande. E anche costoro, mentre viaggiano sull'interregionale in ritardo Alpha Centauri - Sirio B, puzzolente e pieno di scritte del tipo "Pleiadiani merde vi abbiamo fatto il culo 4 a 3", immagineranno, come noi immaginiamo, i loro alieni come esseri perfettissimi.
Solo che, a quel punto, piccola fregatura, noi saremmo i loro alieni. Loro non lo sanno, ma quegli esseri immuni da difetti che vagheggiano nei loro pensieri, tanto quanto noi vagheggiamo nei nostri, sono gli occupanti di quel vagone un po’ puzzolente, con il loro carico di sfighe, raffreddori, prostate ingrossate, emorroidi, figlie fidanzate col batterista dei Vomitose e tutta una lunga serie di problemi grandi e piccoli, e con la mente abitata da pensieri che niente hanno a che vedere con la Globalità Cosmica. E per di più nemmeno uno che sia nudo!
Solo che, a quel punto, piccola fregatura, noi saremmo i loro alieni. Loro non lo sanno, ma quegli esseri immuni da difetti che vagheggiano nei loro pensieri, tanto quanto noi vagheggiamo nei nostri, sono gli occupanti di quel vagone un po’ puzzolente, con il loro carico di sfighe, raffreddori, prostate ingrossate, emorroidi, figlie fidanzate col batterista dei Vomitose e tutta una lunga serie di problemi grandi e piccoli, e con la mente abitata da pensieri che niente hanno a che vedere con la Globalità Cosmica. E per di più nemmeno uno che sia nudo!
Forse ne rimarrebbero delusi,
chissà, come rimarremmo delusi anche noi se, al primo contatto con un
essere alieno, dovessimo scoprire che è un cassintegrato, che la
laringite che si è beccato due mesi prima ancora lo fa tossire, che in matematica a scuola veniva sempre rimandato, e che non si perde una puntata della stella dei famosi.
E quindi forse è il caso di rivedere le nostre convinzioni sugli alieni,
che magari proprio così perfetti come ce li immaginiamo non sono
affatto, e che anche loro russano la notte, non digeriscono i peperoni, e
il colpo della strega anche da quelle parti è sempre in agguato (che poi non capiscono che girando sempre nudi prendono freddo e è pure peggio). E
riportando il mio elettroencefalogramma a una linea continua nei pochi
minuti che mi restavano prima di entrare in stazione, mentre la voce computerizzata di Trenitalia si scusava per il solito ritardo, ho sorriso dentro
di me, pensando che c’è giustizia in questo universo.
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