venerdì 8 maggio 2015

Il web: un esempio di come funziona la ricerca scientifica



Le applicazioni pratiche della ricerca di base sono quasi sempre imprevedibili, ma ci sono sempre: si tratta soltanto di aspettare

 

Il 23 agosto del 1991 il CERN rende pubblico il "World Wide Web", oggi comunemente detto "il web". Lo rende pubblico gratuitamente, rinunciando a qualunque tipo di diritti. Se avesse chiesto 1 euro per ogni sito web aperto, a quest'ora il CERN sarebbe tra le aziende più ricche del pianeta. Ma il CERN non è un'azienda, è un laboratorio di ricerca finalizzato alla ricerca di base, ovvero alla comprensione dei fenomeni naturali, e nel suo statuto non è contemplato il fatto di poter fare soldi.

A parte questo, la storia del web è emblematica per capire come funziona la ricerca scientifica, e come hanno luogo le sue ricadute pratiche, quelle che tornano utili all'umanità. E che il web sia qualcosa che è tornato utile all'umanità, e che abbia stravolto il mondo, penso non ci siano dubbi, e non sia necessario spiegarlo.

Il web nasce nel 1990 ad opera di due informatici del gruppo IT del CERN: Tim Berners-Lee e Robert Cailliau, che mettono a punto un protocollo standard per pubblicare e condividere documenti ipertestuali, testi, grafica e immagini, usando una rete mondiale di computer.

Lo scopo originario era prettamente di supporto alle attività del Cern, ovvero facilitare la condivisione dei risultati scientifici fra i ricercatori di tutto il mondo, in un momento in cui gli esperimenti stavano diventando sempre più internazionali. Sempre piu' "world wide". La proposta originale del web da parte di Tim Berners-Lee al management del dipartimento "Data Division" del Cern e' visionabile qui. E' interessante il commento del suo boss, scritto a penna, che dice "vague but exciting..."

In effetti nessuno dall'epoca poteva immaginare cosa sarebbe effettivamente diventato il web entro pochi anni, e nessuno aveva intuito le sue potenzialità al di fuori delle applicazioni per le quali era stato ideato. 

Il web è uno degli ennemila esempi di grandi innovazioni, di grandi ricadute pratiche, che sono originate da ricerche mirate a tutt'altro. In questo caso lo studio dei componenti più piccoli della materia. Una di quelle cose che spesso la gente si chiede: "ma a cosa serve? Cosa potrà mai dare di pratico e utile per la società?". Lo studio di quark e particelle, oltre a produrre conoscenza, ha dato come risultato pratico (anche) il web.

Probabilmente prima o poi qualcosa di simile al web sarebbe stato inventato comunque. Magari non sarebbe stato gratuito, soprattutto se inventato da un colosso dell'informatica come Microsoft o Apple. 

Ma la cosa che deve far riflettere è che in realtà a nessuno di coloro che hanno avuto la vita stravolta in meglio dal web è venuto in mente di inventare il web! Non lo ha inventato Microsoft, e nemmeno Apple, che grazie alla diffusione del web hanno venduto vagonate di computer a scienziati e casalinghe, ma non ci ha pensato neanche Mark Zuckerberg, l'ideatore di Facebook, e nemmeno quelli di Google o di Amazon, o nessuna compagnia aerea, e nessuno di quelli che sono diventati straricchi grazie al web.

Questo ci deve insegnare, o meglio ricordare, che non è possibile canalizzare a priori la ricerca scientifica. Molti credono che per ottenere un certo risultato pratico sia necessario fare ricerca solo con quel fine, e che altri tipi di ricerca apparentemente scorrelati non servano per quel fine. Voglio combattere il cancro? Devo fare ricerca sul cancro. Voglio inventare nuovi materiali resistenti ed economici? Devo fare ricerca su nuovi materiali resistenti ed economici.

Ma la ricerca non funziona così! Non ha mai funzionato così! Il caso emblematico del web ci insegna che la ricerca costituisce un'immensa rete con una miriade di collegamenti imprevedibili, e che campi di ricerca distantissimi fra loro possono contribuire simultaneamente al progredire della tecnologia e della conoscenza in settori dove mai ce lo saremmo aspettato.


6 commenti:

  1. Windows è un prodotto della società Microsoft ;) quindi Microsoft o Apple, non Windows o Apple ;)

    RispondiElimina
  2. Piccolo refuso: nel 1993 non c'erano ancora gli Euro.

    RispondiElimina
  3. Fino agli anni Cinquanta, la promettentissima ricerca informatica avanzava producendo calcolatori a valvole sempre più grandi e ingombranti. Nelle storie di fantascienza infatti i megacomputer del futuro erano enormi, con i tecnici che ci entravano fisicamente dentro e potevano passarci giorni. Nulla che potesse interessare la persona comune, se non indirettamente. Nel frattempo, dei fisici perdigiorno avevano notato che il silicio, drogato con alcuni elementi strani (Germanio, Francio), mostrava delle curiose proprietà elettriche...

    RispondiElimina