venerdì 23 ottobre 2015

Quando un fisico va a vedere "The Martian"

Una critica cinematografica alternativa che non leggerete mai su MYmovies

Il problema di avere una laurea in fisica, oltre a quello di dover spiegare a chi ti chiede cosa fai nella vita che non dirigi una palestra, è che non ti gusti i film di fantascienza. Certi film di fantascienza, per lo meno. Vorresti avere quella beata incoscienza, quella inconsapevolezza delle leggi della natura che ti permette di lasciarti andare e divertirti, o magari anche no, senza stare però a pensare a cose del tipo "eh, no! Questo proprio no! Questo vìola la conservazione del momento angolare!".

Con certi film il problema non si pone. Se vai a vedere Superman, ad esempio, sai che lì tutto è permesso. Non ti chiedi perché Superman non subisca la contrazione di Lorentz quando viaggia alla velocità della luce, o perché le turbolenze dell'aria non gli scompigliano il mantello. E' Superman, e per lui tutto è possibile.

Il problema invece sorge in quei film che, pur essendo chiaramente di fantascienza, hanno la pretesa di rispettare le leggi della fisica, o per lo meno te la danno a intendere. The Martian, l'ultimo film di Ridley Scott, è uno di questi.

La storia è semplice: un gruppo di astronauti americani in missione su Marte viene sorpreso da una violentissima tempesta di vento e sabbia e è costretto a decollare di corsa abbandonando la base in cui viveva. In tutto il trambusto uno di loro, interpretato da Matt Damon, viene creduto morto, e gli altri decollano con destinazione Terra senza di lui, perché se si fossero messi a cercarlo sarebbero morti anche loro. E invece ovviamente il tipo non era morto. Gli si era solo conficcato un palo di ferro nella pancia, cosa che gli aveva fatto perdere momentaneamente i sensi. Una di quelle cose che se ti succede da queste parti ti portano d'urgenza al pronto soccorso col codice rosso, e è un miracolo se poi la racconti, mentre su Marte, se sei Matt Damon, ti togli il ferro come se fosse la spina di un riccio, ci butti un po' di disinfettante smadonnando ma neanche tanto, ci metti due punti con la cucitrice, e tempo una decina di giorni non ci pensi più. Ma non è questo il problema del film, per lo meno per un fisico.

Intanto la tempesta: ebbene sì, su Marte avvengono tempeste di sabbia, anche se, essendo la densità della sua atmosfera un centesimo di quella terrestre, è veramente difficile che i venti diventino così distruttivi. Comunque ormai quello che è fatto è fatto, e il nostro eroe, che risponde al nome di Mark Watney, deve cercare di sopravvivere su un pianeta dove non c'è ossigeno, non c'è acqua, e la base spaziale in cui gli astronauti alloggiavano, adesso tutta per lui, ha cibo per un mese al massimo. Ma Watney è un botanico, e è il classico uomo dalle mani d'oro, quello che se hai un rubinetto che perde, una cerniera che cigola, un neon che flicchera, ci pensa lui. Uno di quelli che, sono sicuro, a casa mette da solo il parquet e la carta da parati, e monta i mobili dell'IKEA senza guardare le istruzioni per esercitarsi. Sarà forse per questo che già mi sta indigesto per la faciloneria con cui affronta la situazione di restare da solo su Marte, situazione che apparirebbe disperata a chiunque, soprattutto a me, che già attaccare un chiodo è comunque un'operazione che può nascondere qualche insidioso imprevisto.

Il nostro invece mette un po' di culi di patate sotto la terra marziana (nota per i suoi munifici doni in termini di messi copiose) usando come concime gli avanzi del cesso chimico della base, e ecco risolto il problema del cibo. Certo, mangiare solo patate per due anni (se va bene) alla lunga potrebbe risultare un filo monotono, ma su questo aspetto il regista glissa. D'altra parte se uno è da solo su Marte non può lamentarsi perché non si mangia bene. Per l'acqua poi non c'è problema, basta mettere assieme due atomi di idrogeno e uno di ossigeno per un numero sufficientemente elevato di volte. In realtà sembra che il processo usato da Matt Demon per produrre acqua sia sostanzialmente corretto. E poi essendo lui un uomo dalle mani d'oro, che ci vuole a fare una cosa semplice come l'acqua! Anzi, mi stupisco che non abbia voluto stupirci con il virtuosismo di farla gassata, con tutto quel CO2 che c'è su Marte! 

Ad un certo punto, siccome il tutto si stava trasformando da un film di fantascienza, dove ti aspetti un minimo di mistero e di suspance, a una commediola alla Hugh Grant, ecco che succede la sfiga imprevista: una tempesta (*) rompe la porta della serra, al cui interno c'era ovviamente un ambiente pressurizzato e riscaldato, mandando in malora tutto il futuro raccolto di patate novelle. E siccome su Marte l'atmosfera è irrespirabile, l'ossigeno è solo una frazione del percento, e la temperatura viaggia sui -100, una porta divelta può essere un problema.

E il nostro eroe cosa fa? Ricostruisce la porta della serra con un telo di plastica e quattro righe di scotch! Che sara' mai, deve soltanto resistere a una differenza di pressione di una atmosfera e meno 100 di temperatura, essendo la pressione su Marte meno di un centesimo che sulla terra. Mentre guardavo il film pensavo che se ti si gonfia la bottiglia di plastica dell'acqua quando la compri in città e poi sali a Passo Pordoi, a 2400 metri, figuriamoci cosa deve succedere alla tenda della serra con una differenza di pressione del genere! E invece niente, la tenda con lo scotch tiene tranquillamente botta fino alla fine.

Il regista ogni tanto ci fa notare che il film vuole essere rispettoso della scienza, ad esempio quando fa dire al team della NASA che dialogare con il sopravvissuto non è proprio come discutere al bar, perché tra il tempo che ci impiega il segnale ad arrivare su Marte e quello che ci mette la risposta a ritornare sulla Terra passano almeno una ventina di minuti (l'intervallo in realtà varia fra 6 e 40 minuti a seconda di dove si trovi Marte rispetto alla Terra). A questo punto anche i fisici più talebani gli hanno perdonato di non aver effettivamente fatto aspettare gli spettatori per 20 minuti fra ogni domanda e l'arrivo della relativa risposta. Una cosa del genere sarebbe risultata pesantuccia perfino per gli appassionati di Tarkovskij. 

Stabiliti i contatti, dalla Terra decidono di mandare i soccorsi, e quindi fanno tornare indietro gli stessi astronauti che avevano abbandonato Watney, previo giro attorno alla Terra stessa per prendere velocità (e questo è corretto: fermarsi e invertire la rotta sarebbe stato enormemente più dispendioso).

Tuttavia il fisico che è in me non ha potuto ignorare come, durante il viaggio, gli abitanti del veicolo spaziale svolazzino tranquillamente all'esterno di esso (nello spazio) in assenza di gravità, senza preoccuparsi di legarsi in alcun modo alla struttura della nave spaziale. Saltano da un ferro all'altro all'esterno dell'astronave come Tarzan fra le liane, incuranti dello spazio profondo che c'è attorno a loro. Tanto se perdono la presa, se non calcolano al millimetro la direzione con cui si lanciano, se gli sfugge l'appiglio, vanno solo a perdersi nell'universo, cosa sarà mai! Un rischio che si può correre quando si ha fretta!

E infine il ricongiungimento. La missione di recupero ritorna su Marte, ma non può scendere, e quindi il nostro sopravvissuto deve partire lui con un razzo e ricongiungersi agli amici in orbita. Solo che, ovviamente, da Terra lo fanno sbagliare di 200 metri, tanto per mettere un po' di pepe al finale del film. E quindi come fare per percorrere quei 200 metri nello spazio senza motori? Semplice! Basta strapparsi la tuta spaziale facendoci un buco e il getto di pressione che ne uscirà servirà per avere la spinta giusta!

Quando Watney ha proposto questa soluzione ai suoi compagni che lo attendevano in orbita, tutti i laureati in fisica presenti in sala hanno esclamato in coro: "No, ma che cazzo!". Infatti rompere la tuta pressurizzata significa morte certa in pochi attimi, sia per la differenza di pressione, che ti fa schiattare in un attimo facendo espandere l'aria nei polmoni, sia perché fuori non c'è ossigeno, anzi non c'è proprio niente, e quindi sbottonarsi la tuta non è proprio la cosa più saggia da fare. Comunque, mentre i fisici in sala si dicono che non farà di sicuro questa cazzata di bucarsi la tuta, il capo missione gli risponde "penso proprio che sia una grande idea!".

Eppure ero convinto che quei due si amassero. E invece le cose sono due: o lei è un' incompetente totale, diventata capo missione perché raccomandata, oppure è pazza e lo vuole eliminare convincendolo che bucarsi la tuta quando si è nello spazio è proprio una gran bella idea. Sarebbe invece semplicemente bastato darsi una spinta sull'astronave. L'astronave avrebbe rinculato un pochino, ma veramente di pochissimo, essendo la sua massa molto maggiore della massa dell'astronauta (che nel frattempo, mangiando solo patate marce, era peraltro anche molto dimagrito), e il nostro eroe avrebbe preso la spinta giusta per arrivare dai suoi salvatori. Non essendoci attrito nelllo spazio, anche una piccola spinta sarebbe bastata. Per fare 200 metri nello spazio, con una velocità iniziale di 2 metri al secondo, in meno di due minuti è fatta.

Comunque, essendo americano, lui se ne fotte sia del pericolo che delle leggi della fisica, e si buca la tuta. E lo fa addirittura dentro l'astronave, per cui comincia a sbattere da tutte le parti come quei palloncini che mentre si sgonfiano volano di qua e di là scoreggiando come ossessi. Poi finalmente trova il buco per uscire, e si lancia nello spazio, e pur con qualche difficoltà riesce ad arrivare dalla tipa, che lo salva e lo riporta nell'astronave madre. Senza baciarsi, però. Strano, perché in genere su queste cose ci azzecco.

Ora, a parte il gesto demenziale di bucarsi la tuta, ci sono due cose che un fisico non può proprio mandar giù.

La prima è che, anche ammesso che bucarsi la tuta possa servire per ottenere una spinta in una certa direzione, se non dosi con precisione micrometrica l'angolo con cui esce il getto dalla tuta sei fottuto, perché poi la direzione non la puoi cambiare più. Si chiama "conservazione della quantità di moto", Ridley, e è uno dei principi fondamentali della fisica! Se hai una certa quantità di moto iniziale, e quindi una certa direzione del moto, e sei un sistema isolato (e un astronauta nello spazio è fottutamente isolato!) la quantità di moto che hai te la tieni. E quindi se hai sbagliato direzione, come dicono in questi casi alla NASA "sono cazzi". E regolare con precisione la direzione con cui esce l'aria da un buco nella tuta ti voglio vedere! Oddio, vedendosela brutta avrebbe sempre potuto togliersi il casco trattenendo il fiato, e lanciarlo con forza in una direzione opportuna in modo da rinculare leggermente e modificare la traiettoria. Sicuramente la sua collega l'avrebbe giudicata una grande idea.

La seconda cosa che Ridley ha dimenticato, e che la platea di fisici invece non ha mancato di notare, è il non preoccuparsi della conservazione del momento angolare.  Il momento angolare è una grandezza legata alla rotazione, che per un sistema isolato, al pari della quantità di moto, non può variare. Se ruoti in un certo modo attorno a un dato asse, puoi sbracciarti quanto vuoi ma il momento angolare non lo puoi cambiare. E quindi se nell'atto dello spararti verso la collega astronauta sei sottoposto anche a una certa rotazione (un "momento della forza", in gergo tecnico), cosa assolutamente inevitabile, quella cazzatella iniziale si traduce in una incessante rotazione attorno a un asse che sarà assolutamente casuale e non modificabile. E è quindi molto probabile che il nostro Matt si sarebbe trovato a roteare su se stesso come un deficiente, senza poterci fare niente.

Non solo, ma all'abbraccio con la sua collega, avrebbe condiviso con lei il suo momento angolare, e entrambi si sarebbero trovati a ruotare come due stupidoni nello spazio. Queste cose gli astronauti veri le sanno bene ogni volta che devono compiere azioni in assenza di gravità, in particolare nelle passeggiate spaziali. Sembra bella, come idea, quella di fluttuare nello spazio, ma implica considerare una serie di effetti che noi sulla terra normalmente ignoriamo perché c'è l'attrito a salvarci. Ad esempio sulla terra se ci giriamo perché uno ci chiama, puntiamo i piedi e ci giriamo, e poi ci fermiamo. Nello spazio se ci giriamo appoggiandoci a qualcosa, poi non ci fermiamo più.

E infine concludo con una cosa che non c'entra con The Martian, ma che mi è venuta in mente mentre scrivevo. Si riferisce a quei film di arti marziali, quelli pieni di cinesi incazzatissimi - che l'ultima volta che hanno riso avevano 6 mesi - che ogni tanto nel film si incontrano da qualche parte e si picchiano come pazzi. Caratteristica di queste scene di delirio totale è che quando uno dei contendenti se la vede brutta, tipicamente quando è circondato da gente che gli vuole fare la festa, spicca un salto pazzesco decollando in verticale e atterrando poi sul balcone o sul tetto della casa 5 metri più in alto, lasciando i nemici con un palmo di naso. Non solo, peculiarità comune a tutti questi saltatori è quella di non accontentarsi di saltare soltanto, raggiungendo da fermi altezze che sarebbero il sogno di ogni saltatore olimpico, ma di librarsi in aria roteando furiosamente su se stessi in un modo che neanche la Cagnotto dalla piattaforma di 10 metri.

Adesso io voglio rivolgermi a questi saltatori incazzosissimi e ai loro registi. Cari saltatori, certamente con i vostri salti piroettanti causate lo stupore di gran parte del pubblico, ma sappiate che agli occhi del pubblico di nicchia dei fisici siete una massa di deficienti. E vi spiego perche'.

Intanto per saltare da fermi e raggiungere una certa altezza è necessario staccarsi da terra con una certa velocità minima, necessaria ad arrivare a quella altezza. In pratica l'energia cinetica iniziale, che dipende dalla velocità con cui ci si stacca da terra, si trasforma alla fine tutta quanta in energia potenziale, che è legata all'altezza raggiunta rispetto al terreno. Ad esempio per arrivare a 5 metri di altezza bisogna staccarsi da terra con una velocità di almeno 10 m/s (36 Km/h).  Questo se ci si accontenta di saltare e non si vuole anche ruotare come una trottola mentre si salta. Sì, perché in quel caso una parte dell'energia iniziale che viene dalla spinta dei piedi viene impiegata, o sarebbe meglio dire "sputtanata", vista la situazione delicata in cui si decide di farlo, per ruotare. Ebbene si, miei saltatori, anche ruotare richiede energia, e tutta l'energia che utilizzate viene dall'energia iniziale con cui iniziate il salto. Quindi con quell'energia con cui ci si stacca da terra bisogna arrivare a 5 metri da terra e anche ruotare. E anche un cretino capisce che se uno non ruotasse, sarebbe sufficiente molta meno energia.

Quindi, approssimando il demente che salta e ruota con un disco di mezzo metro di raggio (in genere si rannicchia, ma certi idioti speciali decidono di ruotare belli stesi, cosa che necessita di molta più energia) e assumendo che saltando il suddetto demente ruoti 4 volte al secondo su se stesso (in genere non si vedono neanche, tanto scapriolano veloci in volo), viene fuori che per arrivare a 5 metri di altezza devono spendere il 70% di energia in più di quella che sarebbe sufficiente per arrivarci senza tutte quelle ridicole capriole. Furbi eh?

PS: A distanza di 4 anni da questo articolo, a seguito di numerosi commenti scritti dai lettori in calce all'articolo stesso, ma anche ricevuti su Facebook o in privato, ho maturato la seguente certezza: i fanatici dei film di fantascienza, nonostrante le innovazioni tecnologiche che potranno immaginare o sviluppare, non atterreranno mai sul pianeta dell'ironia.


(*) Alcuni mi hanno fatto notare l'errore: non è stata una tempesta, ma un malfunzionamento. Qualcuno ha a anche dichiarato di aver smesso di leggere l'articolo arrivato a questo punto, perché lo riteneva un intollerabile errore da parte mia, che evidentemente gli impediva nel proseguire una serena lettura. Possiamo dire che è un dettaglio totalmente irrilevante nell'economia di questo articolo?


60 commenti:

  1. Nessun film di fantascienza potrebbe mai reggere ad una recensione scientifica infatti. Concordo pienamente con quanto scritto nell'articolo. Altra cosa ovviamente è il fatto che un film di fantascienza possa essere bello (o brutto) da un punto di vista cinematografico. Non ho ancora visto The Martian ma ho letto il libro dove, per la cronaca, l'idea di bucarsi la tuta viene scartata a priori dal comandante della missione e si ricorre ad un mezzo più "sicuro" (modificare la spinta dell'astronave)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. "Nessun film di fantascienza potrebbe mai reggere ad una recensione scientifica infatti." ... hai dimenticato 2001 odissea nello spazio..

      Elimina
    2. Devo procurarmi il libro, allora, perché anche a me quel finale con il buco della tuta ha dato molto ma molto fastidio (e non sono laureata in fisica ma sono una semplice appassionata).
      Quanto alle recensioni scientifiche dei film di fantascienza ricordo questo sito: http://www.intuitor.com/moviephysics/

      Elimina
  2. Nella conservazione della qm non hai considerato la massa dell'aria che esce.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Esatto!
      Nel film il personaggio sembra che riesca a controllare il dosaggio di aria fuoriuscita per cui può anche dosarlo nel tempo e dirigerlo in modo tale da controllare la rotazione. Allo stesso modo può correggere la direzione, strada facendo.
      Esattamente come fanno le navicelle provviste di piccoli razzi per il controllo di direzione, rotazione e velocità in fase di attracco.

      Elimina
    2. inoltre l'atmosfera della tuta è conitnuamente rifornita dalla riserva di gas compresso delle bombole (eh già le tute spaziali hanno le bombole strano no?) quindi con quantità di moto e momento angolare può farci quello che vuole a patto che riesca a controllare il getto di gas. mi sa che l'autore non ha un idea molto chiara di cos'è un sistema isolato

      Elimina
    3. Ho 30 anni di esperienza lavorativa in fisica sperimentale, per cui penso di sapere cosa sia un sistema isolato. Nel film il tipo si spara con un impulso iniziale senza poi poterlo correggere, tant'e' che quando manca l'aggancio con l'altro astronauta non riesce a fare niente per modificare velocita' e direzione. Inoltre se ti spari con un getto unico come nel film la prima cosa che ti succede e' di acquisire un momento angolare sostanzialmente casuale, con il risultato di metterti a girare attorno a un asse a caso come una trottola, cosa che il film ignora completamente. Non a caso il problema dell'assetto e' uno dei piu' delicati nelle passeggiate spaziali.

      Elimina
    4. Ma farsi una risata e godersi il film no?

      Elimina
  3. Diciamo che con Intrestella (cfr. http://bit.ly/1OLXKHY) si erano applicati un po' di più....

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Direi proprio di no. Interstellar dal punto di vista scientifico è una ciofeca. L'unica cosa bellina sono le immagini del buco nero, ma per il resto non ne azzecca una.

      Elimina
    2. Interstellar è una cagata pazzesca!! :D

      Elimina
  4. Ho lavorato nel cinema e ho visto il film, e cinematograficamente parlando funziona. Suppongo che il grande Ridley Scott abbia commesso tutti quegli strafalcioni, confidando che lo spettatore medio di Blockbuster sappia a malapena che la Terra è rotonda, e non sono certo sia al corrente che ruota intorno al Sole. E poi certe pecche hanno soprattutto scopo cinematografico e spettacolare. Creare la tensione e la suspence richiede trucchetti e scorrettezze, bluff e soprassedimenti, fin dai tempi di Alfred Hitchock. Ben fatto! Saluti

    RispondiElimina
  5. Da fisico l'effetto che hanno avuto quelle scene su di me, sono state solo di mettermi enormemente più paura. Tipo quando gli astronauti sono andati incauti del pericolo all'esterno dell'astronave senza gancio, come se niente fosse. Ma a me piace godermeli i film, quindi cerco di farmi prendere più dalle emozioni che dalla razionalità, altrimenti mi intossico solo. Anche quando si è bucato la tuta, ho pensato che era impossibile che riuscissero a ricongiungersi, anche perchè devi essere superman per muovere le braccia in quel modo nello spazio con la tuta bucata (lasciando perdere la temperatura, che magari ci mette un certo tempo a scendere), ma ho cercato di farmi prendere dal'emozione del momento. Magari sullo scoppio della tuta ho avuto delle perplessità, magari il materiale con cui era composta la tuta aveva delle proprietà a noi sconosciute. La cosa che mi ha lasciato più perplesso in realtà è stata la resistenza alle radiazioni, questo aspetto non è stato proprio considerato e neanche trattato. Mentre il fatto della tuta e la passeggiata spaziale possono trovare una spiegazione irrazionale, nell'enorme culo dei protagonisti, culo tipico del 99% dei film hollivudiani. Il problema di vivere su marte per anni senza preoccuparsi delle radiazioni sssorbite (anzi camminando con una batteria al plutonio nel proprio mezzo di locomozione, come se fosse una comunisima stufa) è enorme. Sarebbe dovuto morire per gli effetti delle radiazioni.

    RispondiElimina
  6. Il film non L'ho ancora visto, ma da come ne parli mi sa che il romanzo è decisamente meglio. Esempio: non si buca la tuta (gli passa per la testa ma gli spiegano via radio che è una stupidaggine), gli altri astronauti quando escono non si sganciano mai dall'astronave, ecc.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Esatto, ma un film è un film, e qualche "licenza poetica" gli va assolutamente concessa. Comunque il post non si affatto accorto delle vere anomalie scientifiche, presenti anche sul libro, tipo la piantagione e i batteri delle feci dei colleghi astronauti ed altre piccole cose.

      Elimina
  7. E non è neanche tutto.
    Quante volte si vedono arcieri elfici che saltano spingendosi con un sasso in caduta libera? o automobili che fanno salti palesemente esagerati per l'energia che possono ragionevolmente acquisire col loro motore? Tra l'altro in certi casi sono movimenti che non tornano neanche "a naso" e neanche ai non addetti ai lavori, quando dicono "che brutto quell'effetto speciale" quello che non sanno è che una cosa del genere non si potrà mai vedere.
    Anche i movimenti degli astronauti nell'astronave a questo giro erano davvero tremendi, il film di per sé si lasciava vedere ma era molto tirato la secondo me, siamo tornati indietro di qualche anno

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Gli elfi non hanno peso, forse avrai notato ne "la compagnia dell'anello" che quando i nostri eroi sono sorpresi dalla tormenta di neve al passo di Karadras, Legolas non sprofonda a differenza di tutti gli altri.

      Elimina
  8. Il romanzo è 1000 volte più curato dal punto di vista scientifico.
    Il film era necessariamente legato a contrarre una storia di anni nella durata di un film destinato ad un pubblico generalista.

    Dubito che il grande pubblico avrebbe trovato godibile un film perfettamente plausibile dal punto di vista scientifico.

    Tempo fa ho scritto un racconto di fantascienza che è risultato troppo complesso per la gran parte dei lettori.
    Il film l'ho visto dopo aver letto (divorato) il libro e devo ammettere di aver storto il naso non tanto per le inesattezze scientifiche nei cui confronti ero già preparato ma per le sensibili differenze tra il libro ed il film, ovvero per la solita usanza di cambiare la storia anche sensibilmente per esigenze di copione.

    Nel film si omettono parti estremamente importanti della trama per il motivo puro e semplice di non farlo durare troppo.

    A mio parere vale un 7.
    Poteva essere un film da 10 vista la storia e le possibilità di speculazioni scientifiche dall'ottica di un uomo da solo su un altro pianeta.
    Bastava questo per dare enfasi al senso profondo dietro la storia, ma invece si è scelto di "terrestrizzarla" per questioni di ritorno economico.

    Un ennesimo potenziale ottimo film gettato quasi nel cesso per i cachet troppo corposi degli attori.

    Poteva guadagnarsi il posto nei grandi della storia del cinema, accostandosi all'Odissea di Kubrick ed al Blade Runner entrambi scarni di precisione negli effetti speciali per via dell'epoca di realizzazione ma entrambi ricchi dell'enorme valore delle speculazioni umane sull'avvenire che proprio grazie a quei 2 film si sono riprodotte negli anni immediatamente seguenti fino a noi con nozioni tanto celebri da restare nell'immaginario collettivo da allora e destinate a restarci a tempo indefinito.
    "Io ne ho viste cose, che voi umani non potreste immaginarvi..."

    Frasi quelle, che hanno una forza evocativa tale da far venire i brividi, far fermare il fiato catturando l'attenzione come non mai prima su aspetti e concetti precedentemente solo malamente e vagamente adocchiati.

    Quell'attimo di pathos, con cui Rutger Hauer segnò indelebilmente la storia del cinema di fantascienza, sembra ormai un traguardo lontano nel tempo e nelle ricerche narrative di sceneggiatori e registi.

    The Martian è un buon film per tutta la famiglia, non di più.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Assolutamente d'accordo con te, il film lo vedrò quando passerà su sky. Di sicuro non vale il prezzo del biglietto o del br.

      Peccato... Potenzialità enorme, sprecata.

      Elimina
  9. Da fisico, che sta studiando medicina la mia risposta è: è un fottuto film. Ma davvero voi quando guardate un film di fantascienza pensate alla conservazione del momento angolare? Da collega vi dico che: state male!!!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì, ok, però c'è differenza fra dettaglio scientifico casuale e dettaglio chiave ai fini della storia. Doveva morire, non ricongiungersi alla tipa.

      Elimina
    2. ma a nessuno viene in mente che se stai buttando fuori gas da una tuta in pressione col momento angolare e la quantità di moto puoi farci quello che vuoi?? non è che la tuta è piena d'aria e basta, ci sono delle bombole di gas compressi che la riforniscono continuamente, quindi non è un sistema isolato proprio per nulla! tutto sto post è meno scientifico del film

      Elimina
    3. L'articolo dice (chiaramente!) che nel film non c'e' traccia di momento angolare, cosa che invece e' inevitabile acquisire quando uno parte grazie a un getto della tuta. Se tu ti lanci nelllo spazio in quel modo, la prima cosa che fai e' ruotare come una trottola. E non a caso il controllo del momento angolare e' uno degli aspetti piu' critici nelle passeggiate spaziali. In piu' dovrebbe venirti in mente che se modifichi il tuo momento angolare con un getto (unico) della tuta modifichi anche la direzione, e quindi sul farci quello che vuoi ho i miei dubbi. Il film su questo non e' assolutamente rispettoso.

      Elimina
  10. Da collega: evidentemente l'ironia non è per tutti.

    RispondiElimina
  11. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  12. Io non sono un fisico ma un semplice ragioniere tuttavia non trovo niente di male se un fisico, allo scopo di fare divulgazione, utilizza questo simpatico strumento della recensione "scientifica" di un film, per spiegare quello che è possibile e quello che non lo è. Questo non implica un giudizio "cinematografico" che è tutt'altra cosa ma lo trovo al tempo stesso divertente e istruttivo. Nessuno sta male

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie Giovanni, era esattamente questo l'intento: prendere spunto da un film di cassetta per parlare di fisica, e farlo in modo leggero e con ironia anche verso la categoria a cui appartengo, cioe' i fisici. Mi sorprende che alcuni non abbiano colto affatto questo aspetto, che a me sembra evidentissimo. Colgo quindi l'occasione per rassicurare tutti: il film mi e' comunque piaciuto e ho passato due ore piacevolmente e senza angosciarmi nè macerarmi sulla poltrona per il mancato rispetto di alcune leggi fondamentali della natura da parte di Ridley Scott, anche se non ho potuto evitare di notare la cosa.

      Elimina
    2. concordo, per le due ore passate senza angosciarmi, (parlo da non fisico, ne botanico, ne chimico, affetto e vendo salumi)certe stravaganze scientifiche, sono sembrate assurde anche a me nonostante sia un profano nel campo..

      Elimina
  13. Devo dire che certe minchiate cinematografiche impossibili , le ho notate anche io (non sono un fisico, ne un chimico, ne un botanico, affetto e vendo salumi).....concordo con chi ha citato INTERSTELLAR, che a mio avviso ha riscontri scientifici molto più veritieri..

    RispondiElimina
  14. Joseph Kittinger saltò col paracadute da 31 km di altezza nel 60 e la sua tuta aveva un buco, proprio sulla mano e sopravvisse
    https://it.wikipedia.org/wiki/Joseph_Kittinger

    RispondiElimina
    Risposte
    1. anch'io credo che un buco nella tuta con immediata depressurizzazione non causi danni immediati se non alle orecchie e agli occhi - in fondo è come salire rapidamente alla superficie da 10 metri sott'acqua. La temperatura dentro la tuta una volta tolta l'aria scende meno rapidamente di quando l'aria c'è e si rompe il sistema di condizionamento. Il freddo esterno non entra portato da non so cosa, con tuta rotta il raffreddamento avviene solo per irraggiamento e conduzione attraverso la tuta, come prima, mentre non c'è più la convezione tra pelle e tuta. O no ?

      Elimina
    2. CI sono un paio di differenze non trascurabili tra la caduta d 30 Km con un guanto depressurizzato e bucarsi la tuta nello spazio.
      La prima e' che a 1000Km/h, velocita' che sono raggiunte in queste imprese, una caduta da 30 Km impiega meno di 2 minuti, mentre nello spazio il danno è permanente. L'altra sono i polmoni, che sono una parte del corpo esposta con l'esterno. Se la pelle riesce a resistere all'improvvisa differenza di pressione di un'atmosfera, per i polmoni, che al loro interno hanno aria alla pressione atmosferica, passare bruscamente a pressione zero puo' essere un problema molto serio. Per il freddo è vero, non essendoci aria la perdita di calore è principalmente per irraggiamento, e quindi meno critica di quello che si potrebbe pensare.

      Elimina
    3. OK il tempo è importante - quindi mi correggo: per il tempo che possiamo trascorrere in apnea nel vuoto, circa 2 minuti, possiamo avere problemi di rottura di capillari in naso e occhi, dolori alle orecchie, fuoriuscita di gas intestinali e guai forse grossi ai polmoni, nel caso che il blocco che impedisce all'acqua di entrare quando ci immergiamo in acqua a 10 metri non funzionasse nel senso inverso per bloccare l'aria in uscita - mi sembra di ricordare che i clinici sanno cosa succede se il tessuto non rimane teso dalla pressione, il che può avvenire anche in pazienti non depressurizzati (drenaggi di liquido?). Se succedesse, penso che un collasso locale riduca la capacità respiratoria e non sia facilmente reversibile, ma sono ignorantissimo. Lo spazio è molto ostile, ma solo un più dell'acqua per i sommozzatori. Nel vuoto l'embolia non c'è. Gli altri fenomeni (evaporazione dei liquidi, raffreddamento) dovrebbero essere più lenti della morte per ipossia - peraltro mi sovviene che l'astronauta respira una miscela ricca di ossigeno e si trova, nella tuta, già al 30% della pressione atmosferica normale. Cattive notizie per chi vuole usare l'aria della tuta per viaggiare. Non era più efficace usare una bombola con gas in pressione, semplicemente aprendo la valvola ? Avremmo evitato questa lunga analisi.

      Elimina
    4. Secondo me, e lo dico nell'articolo, la cosa di gran lunga più semlice era spingersi dal'astronave. Essendo la masa dell'astronave molto maggiore di quella dell'astronauta, il rinculo sarebbe stato minimo, e l'impulso, anche piccolo, sarebbe stato comunque sufficiente, non essendoci attrit. E' chiaro che, anche in questo caso, la direzione doveva essere calibrata alla perfezione.

      Elimina
    5. Kittinger scoprì il buco nel guanto durante l'ascensione, che durò un ora e mezza e stette 12 minuti prima di saltare. L'idea di usare l'uscita dell'aria dalla tuta come propulsore è una boiata, ma forse gli effetti del buco stesso non sono poi così disastrosi (sia chiaro che non mi offrirei mai come volontario per un test del genere).

      Elimina
  15. se fosse una narrazione meno piatta si perdonerebbero gli svarioni scientifici.
    Molto fastidioso quello della riparazione dell'habitat con il nastro adesivo, e quello della propulsione a palloncino. Trovo fastidioso anche il pallone da 2 m3 montato sul rover ( a cosa serve ?) e i pochi pannelli solari che ricaricano le batterie di un veicolo con rimorchio, ce ne vorrebbero 100 volte di più. Ma l'energia solare è miracolosa, specie su Marte.
    Radiazioni: i generatori termoelettrici contengono Pu236, che è un alfa emettitore: in teoria potreste tenerlo in mano indossando guanti di gomma, che bastano per fermare le alfa. In pratica no, perché decadendo produce isotopi radioattivi emettitori gamma - poi In pratica non sarà Pu236 puro, etc. A un metro dal centro di una capsula schermata nuova per uso spaziale la dose oraria può superare i limiti annuali per i non esposti, ma dipende dalla purezza iniziale, da quanto Pu è rimasto e da come è schermato. Comunque non doveva proprio appenderselo dietro il sedile. Invece la radiazione cosmica: Marte non ha campo magnetico e ha poca atmosfera, ma dai dati rilevati sul posto da Curiosity sappiamo con certezza che per 500 giorni su Marte + viaggio A/R si ottiene una dose uguale circa a quella ammessa, in tutta la carriera, per gli astronauti ESA. Anche noi che critichiamo gli svarioni scientifici del film possiamo prendere granchi colossali, quando parliamo di radiazioni ( e di pannelli fotovoltaici ).

    RispondiElimina
  16. se fosse una narrazione meno piatta si perdonerebbero gli svarioni scientifici.
    Molto fastidioso quello della riparazione dell'habitat con il nastro adesivo, e quello della propulsione a palloncino. Trovo fastidioso anche il pallone da 2 m3 montato sul rover ( a cosa serve ?) e i pochi pannelli solari che ricaricano le batterie di un veicolo con rimorchio, ce ne vorrebbero 100 volte di più. Ma l'energia solare è miracolosa, specie su Marte.
    Radiazioni: i generatori termoelettrici contengono Pu236, che è un alfa emettitore: in teoria potreste tenerlo in mano indossando guanti di gomma, che bastano per fermare le alfa. In pratica no, perché decadendo produce isotopi radioattivi emettitori gamma - poi In pratica non sarà Pu236 puro, etc. A un metro dal centro di una capsula schermata nuova per uso spaziale la dose oraria può superare i limiti annuali per i non esposti, ma dipende dalla purezza iniziale, da quanto Pu è rimasto e da come è schermato. Comunque non doveva proprio appenderselo dietro il sedile. Invece la radiazione cosmica: Marte non ha campo magnetico e ha poca atmosfera, ma dai dati rilevati sul posto da Curiosity sappiamo con certezza che per 500 giorni su Marte + viaggio A/R si ottiene una dose uguale circa a quella ammessa, in tutta la carriera, per gli astronauti ESA. Anche noi che critichiamo gli svarioni scientifici del film possiamo prendere granchi colossali, quando parliamo di radiazioni ( e di pannelli fotovoltaici ).

    RispondiElimina
  17. Ovviamente tutte le critiche alla verosimiglianza mosse nel post sono fondate o meglio quasi tutte, perché su una ho qualche dubbio: non sono un esperto ma credo che le tempeste su Marte possano arrivare alle intensità descritte nel film, o perlomeno è quanto asserito dall'articolo di Focus che trovi qui http://www.focus.it/scienza/spazio/tempesta-di-polvere-su-marte. Dicevo tutte [o quasi] le critiche che muovi sono fondate: questo non toglie che il film di Ridley Scott possa comunque essere considerato come un ottimo prodotto da parte di un amante della Scienza e dell'hard sci-fi quale io mi ritengo di essere.
    L'errore credo è pretendere l'assoluta perfezione in ogni dettaglio: se lo guardiamo sotto questo aspetto temo che neppure Apollo 13 (che tecnicamente non è un film di fantascienza ma ne condivide le tecniche di produzione) o (il Grande Maestro che ci guarda da lassù mi perdoni per averlo anche solo pensato) 2001 Odissea nello Spazio possano essere considerati prodotti di qualità. Di fatto, se il criterio è l'assoluta e totale verosimigilanza non esiste un solo film di fantascienza che si ambienti nello spazio che possa dirsi valido perché come sai alcune cose non possono essere riprodotte qui sulla Terra con assoluta verosimiglianza (che è uno dei motivi per cui il complottismo lunare appare così cretino). Per cui che fare, condannare l'intero genere come spazzatura? buttare via l'intera collezione di film di fantascienza e ritirare fuori un buon vecchio film di Totò? Io non credo che si debba essere così drastici: ogni prodotto artistico che voglia rifarsi a fatti reali o anche solo verosimili deve necessariamente venire a un compromesso: così come non c'è romanzo o film storico che non contenga elementi di invenzione letteraria, analogamente nei film di fantascienza è impossibile avere una perfetta e totale verosimigilanza scientifica. In entrambi i casi se si decidesse di farlo non si avrebbe più un prodotto di entertainment ma un documentario (per esempio i film di fantascienza potrebbero solo rifarsi a immagini di reportorio e ricostruzioni al computer), con buona pace del divertimento che dovrebbe essere il fine ultimo di un'opera di questo tipo. Certo, The Martian non è 2001 o Apollo 13, Ridley Scott ha deciso di indulgere maggiormente alla fiction più di quanto abbiano fatto Kubrick o Ron Howard. Ecco allora che per avere il finalone holywoodiano ad effetto si è inventato la cretinata del guanto bucato, che è evidentemente una sciocchezza di dimensioni epocali che discosta il film dalla connotazione di hard sci-fi che ha in molte altre occasioni ma che dà dinamismo al finale e così facendo riacchiappa l'attenzione della parte più superficiale del pubblico: è sufficiente per far scadere completamente la qualità del film? A mio avviso no, perché fino a quel momento ha guadagnato talmente tanti punti che quasi condivido l'idea del regista di premiare gli spettatori più superficiali col finale ad effetto. Cioè il motivo per cui apprezzo questo film è che si fa apprezzare da un vasto pubblico con qualche trovata ingenua holywoodiana e poi ne aprpofitta per insegnare loro qualcosa: cos'è l'effetto fionda, a quali pressioni mediatiche è sottoposto un ente come la NASA, lo spirito con cui certe cose vengono fatte, le difficoltà di allestire di punto in bianco una missione di salvataggio...ecc.. ecc.. ecc.... A mio avviso c'è un abisso tra il film di Ridley Scott e blockbuster come Interstellar o Indipendence Day, che pure vengono osannati da alcuni come campioni di verosimiglianza scientifica (e a chi lo dice ricordo il dettaglio del computer alieno infettato da un virus informatico terrestre...se proprio gli alieni vogliono usare Windows non potrebbero tenerlo aggioranto?).
    Ovviamente questa è solo la mia opinione personale: ma a me è piaciuto.
    Fabrizio Bisi
    P.S.: consiglio la lettura di questo posto di Tom's Hardware http://www.tomshw.it/articoli/the-martian-fra-fantascienza-e-realta-ecco-cosa-c-e-di-vero-69366

    RispondiElimina
  18. Ora che ho letto anche i post degli altri: certo, l'occasione può essere quella di fare divulgazione in maniera carina e simpatica. Ma c'è anche un giudizio negativo sul film a cui non potevo non rispondere, visto che a me è piaciuto :-)
    Non credo che ci sia niente di malie a porsi domande sulla verosimiglianza di un'opera di fantascienza, anzi credi che il vero appassionato di sci-fi lo faccia sempre: basta aver consapevolezza che il risultato finale è sempre un compromesso e non è mai perfetto.
    Il problema delle radiazioni: è un problema aperto su cui la NASA sta lavorando http://www.nasa.gov/home/hqnews/2013/may/HQ_13-165_MSL_Radiation_Findings.html . Andy Weir ammette di averla dovuta inventare di sana pianta (qui http://mashable.com/2015/08/24/andy-weir-martian-interview/#zK3pzWzO5Eq2) ma chissà che un giorno...
    Sull'RTG è già stato risposto: in realtà è una tecnologia che la NASA usa da decenni e ha usato anche nelle missioni Apollo, tanto che la cosa che sembra irrealistica è la decisione di seppellirlo a distanza, quando il livello medio delle radiazioni su Marte è decisamente più allarmante ( https://solarsystem.nasa.gov/rps/types.cfm )

    RispondiElimina
  19. Mi sono fermato nella lettura ai primi due errori (uno di trama e uno di fisica) che ho trovato.
    1) la porta della capsula non si è spaccata a causa di una tempesta ma per una esplosione o malfunzionamento dall'interno
    2) Si dovrebbe parlare di "assenza di peso" e non di "assenza di gravita"
    saluti

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mi dispiace che la cosa ti abbia così turbato e tu non abbia letto tutto l'articolo, ma cercherò di farmene una ragione. Che la capsula si sia rotta per un mal funzionamento e non una tempesta è del tutto ininfluente nell'economia di questo articolo. Sul secondo punto, ti svelo un segreto: lo so che la forza di gravità c'è sempre. Ma "in assenza di gravità" si dice molto spesso. Spesso la chiamano anche "microgravità".

      Elimina
  20. se chiedo allo spettatore di sospendere la credulità a fronte di effetti dovuti a un buco nero, la sua attenzione andrà tutta alla narrazione. Se invece presento come normale tecnologia pannelli solari impossibili, solo perché sono convinto che non è in grado di capire e non per esigenze narrative, un piccolo peccato veniale lo faccio. Però a queste mie obiezioni i miei conoscenti hanno replicato che questo film era già troppo centrato sui problemi tecnologici, mentre Interstellar era più comprensibile. Evidentemente quello fuori norma sono io.

    RispondiElimina
  21. In realtà il libro da cui il film è tratto, in molti passaggi è un po' diverso e - mi sembra - più rigoroso. Nel libro Mark dice "potrei bucarmi la tuta", ma il capomissione gli risponde "non pensarci neanche" e alla fine lui le obbedisce e non lo fa. Lo stesso dicasi per quelli che svolazzano nello spazio senza agganci. Uno di quelli che deve ricuperare Mark dice alla comandante "se necessario potete mollare il mio cavo" e lei risponde che può toglierselo dalla testa. E anche le riparazioni degli incidenti sono argomentate un po' meglio (pure troppo: alla fine la descrizione delle azioni con cui il 'sopravvissuto' se la cava giorno dopo giorno è pure maniacale).

    RispondiElimina
  22. Va bene tutto, ma non ditemi che Interstellar era più sensato! (Così dicono diversi post)
    La scemenza della "piaga" che rende possibile solo la coltivazione del granturco dove la mettiamo? (e come diavolo fanno a campare per anni mangiando solo granturco?)
    Una scemenza colossale sui pannelli solari c'è anche in Interstellar: quelli sulle ali del drone sarebbero in grado di alimentare una fattoria, dice il protagonista. Ma figuriamoci!
    La storia che i terrestri del futuro mandano segnali a quelli del passato per evitare che la razza unama si estingua è un non senso. Se l'uomo si estingue oggi per la piaga non può più esistere nel futuro e quindi non può nemmeno aiutare la razza umana del passato ad evitare l'estinzione.
    È pieno di scemenze colossali.

    RispondiElimina
  23. Prima di criticare bisognerebbe aver visto e dare conto di chi ha parlato degli aspetti scientifici di The Martian ed e' molto piu' qualificato per farlo (tipo i dirigenti NASA incaricati dello studio di Marte) (1), l'autore del libro (2), altri scienziati NASA (3) scienziati del Lawrence Livermore Lab (4) e altre analisi analoghe (5)



    1) https://www.youtube.com/watch?v=m2bkJQah_dE

    2) https://www.youtube.com/watch?v=5SemyzKgaUU

    3) https://www.youtube.com/watch?v=edUI6xqFTMM

    4) https://www.youtube.com/watch?v=2tfh6OUUYUw

    5) https://www.youtube.com/watch?v=Nx5NZw5jSNA

    RispondiElimina
  24. Io il film non l'ho visto ma ho letto il libro (che è stato scritto da un tuo collega, tra l'altro) e mi è sembrato credibile. Sarebbe interessante conoscere il tuo parere su quello, piuttosto che sulla trasposizione cinematografica che, si sa, viene appositamente sputtanata per far scrivere interessanti articoli agli scienziati. :)

    RispondiElimina
  25. Lo so, è molto tardi, ma vedo questo post, e per la verità scopro il blog, solo ora.
    Non ho visto il film, magari me lo scarico quando posso.
    Volevo però segnalarvi questo sito dedicato, che è uno spasso:
    http://www.intuitor.com/moviephysics/
    Non tutta la fantascienza è pessima: ho trovato molto bello, e non così assurdo, "Moon", diretto nientepopodimeno che dal figlio di David Bowie.
    Il concetto di questo mi pare prenda molto, nello spunto iniziale, dalla bella serie sci-fi, uscita solo su internet e purtroppo mai andata oltre la prima serie, Pioneer One. Vista?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie per il link. Interessante e divertente! MI guardero' anche Moon, che non conosco.

      Elimina
  26. Ma tutti questi errori non ci sono nel romanzo, sono dovuti alla riduzione cinematografica!
    Fabio Lanata Moneglia (Ge)

    RispondiElimina
  27. Di link in link scopro solo ora questo blog, divertente e avendo letto anche se non tutti i commenti mi stupisce quanti non abbiano colto l'ironia.
    Due sole cose vorrei aggiungere, la seconda con la premessa che non sono un fisico:
    1. forse mi sono appisolato (era un po' lento eh...) nel momento sbagliato ma sbaglio o il nostro sintetizzava l'acqua facendo gocciolare dell'acqua sull'idrazina ?
    2. a proposito dei salti in alto...dovro' osservare meglio il mio gatto perche' a volte quando cerca di acchiappare le mosche sembra balzi all'improvviso da terra in verticale a velocita' 0

    Ah, un'ultima cosa per risolvere la questione della qm e della rotazione dopo lo strappo nella tuta dal guanto e che ho letto ha generato qualche dissenso: e' stato chiaramente detto che Watney ha le mani d'oro..

    RispondiElimina
  28. Tutto vero. Ma dopo aver visto Interstellar devo riconoscere che the Martian a confronto è puro realismo!

    RispondiElimina
  29. Non è un documentario scientifico, nei film, che siano fantascientifici o romanzi criminali o altro, c'è sempre un qualcosa di inreale e fantastico, qualcosa che in realtà ha una probabilità talmente bassa di accadere che lo fa essere impossibile oppure è proprio impossibile. Se un medico guarda ER o se uno studioso di quasi qualsiasi cosa guarda un film sull'argomento nel quale è specializzato trova degli errori, ma l'importante è l'effetto finale e che la cosa sia verosimile per i più. Altrimenti i film horror risulterebbero delle paradossali commedie , bisogna concedere un po' di licenza di contraddire le leggi della fisica, medicina, botanica etc... in tutti i film. Ripeto, altrimenti sarebbero romanzi storici, documentari, cronache di vita vera etc... e non certo film di fantascienza ( fantasia e scienza insieme, a volte più di una a volte più dell'altra ).

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Lo so che non è un documentario scientifico, così come questo articolo non doveva essere preso troppo seriamente, ma voleva essere innanzituttoo un pretesto per parlare di fisica prendendo spunto dal film. Il motivo per cui mi sono "accanito" con questo film è che il film si proponeva volutamente come rispettoso delle leggi della fisica. Il libro, mi dicono, lo era molto di più.

      Elimina
  30. Sono un agronomo, per mia fortuna di un tipo scadente quanto basta da poter applicare la sospensione dell'incredulità e godermi i superpoteri della patata, protagonista indiscussa di questo film ai confini della realtà botanica. D'altro canto sono cresciuta con Quark e Piero Angela: sono vaccinata contro le boiate.

    RispondiElimina
  31. Ciao Smarcell, hai provato a leggere il libro da cui hanno preso spunto per il film? A parte l'errore iniziale della tempesta che distrugge tutto (serviva come pretesto per la narrazione) mi sembra che il resto sia molto più accurato scientificamente. Lo scrittore ha anche dichiarato di aver fatto ricerche prima di scriverlo e lui infatti la cavolata del buco nella tuta non l'aveva per niente messa, è stata un'aggiunta di Scott al film. Secondo me lo potresti trovare più interessante, anche se sicuramente con qualche errorino,ma in generale è tutto spiegato molto bene!

    RispondiElimina
  32. Davvero affascinante ed irriverente, la recensione più bella che abbia mai letto...unire i due aggettivi in una spiegazione conoscitiva alla massa medio culturale ( a cui appartengo ), di un qualcosa che non si conosce quasi per nulla é unico! Non sono riuscito a staccare gli occhi, per riflettere, se era giusto essere così cinici, ma ridevo come un matto e non avevo nessuna voglia di smettere, e così ho continuato persino sino alla fine, alla spiegazione dei fratelli di Bruce Lee.
    Bravo, al di là di tutto, che sia piaciuta o meno la tua recensione, hai strappato una risata usando il sapere....se é non é da Oscar questo
    Complimenti

    RispondiElimina
  33. La procedura per produrre umidità dall'idrazina è sostanzialmente corretta, anche se nel libro e nel film viene ignorata la componente azotata che non è proprio innocua.
    Vero che nessuna tempesta su Marte, può sbragare un astronave come invece da ad intendere il libro e il film. La ferita invece è descritta meglio nel libro, come superficiale, il biomonitor ha attutito l'urto. Corretta anche la condizione che porta Watney a perdere i sensi in quell'incidente, l'improvvisa decompressione lo stordisce prima che la tuta riesca a compensare la perdita. Corretta anche la spiegazione riguardante la chiusura della perdita nella tuta, il sangue fuoriuscito esposto alla pressione di Marte, perde istantaneamente i liquidi e intoppa la fessura. Nel film ovviamente non si sono messi a spiegare tutto per filo e per segno,come nel caso del telo utilizzato per richiudere la falla nello hab, non è semplice telo di plastica, nel libro c'è un paragrafo intero dedicato a quel materiale, è un tessuto molto simile a quello delle tute spaziali. In realtà lo hab non è affatto un edificio metallico come rappresentato nel film, ma una vera e propria tenda fatta con questo materiale. In effetti un fisico avrebbe più da dissentire sul come cavolo fai a sparare un edificio di metallo su Marte, che sulla capacità di resistere alla pressione di un tessuto fatto apposta. (un super santos resiste fino a 3 atmosfere, un super santos come quelli che prendevamo a calci da bambini).
    La sola forzatura scientifica che realmente può essere un problema riguarda la piantagione, nel film Watney spera di cavarsela con un orticello che occupa solo la cucina, ma nel libro, fa un calcolo di calorie per giorno e riempie persino le brande con terra e merda, per avere abbastanza patate, che comunque non basteranno. Ma il problema scientifico è nella possibilità reale di coltivare patate basandosi solo su escrementi umani, sulla pericolosità dei batteri intestinali dei suoi compagni, e sulla problematica legata alla crescita di patate ad 1/3 di gravità. In parte il libro soddisfa i requisiti fitologici (la terra di Marte è morta) spiegando che Watney da botanico aveva il compito di sperimentare la crescita sul pianeta ed aveva con se 3 kg di terra viva terrestre che ha utilizzato per 'infettare' battericamente, la terra marziana, ma i nutrienti, N a parte già presenti nell'idrazina e rilasciati attraverso la produzione di acqua, sono comunque troppo scarsi per quel quantitativo enorme di piante.

    RispondiElimina
  34. ma sei sicuro di averlo almeno visto il film? forse ti faceva cosi cagare che hai inventato una tua personale versione.... ad ogni modo ci sono piu'inesattezze in questo articolo che nel film stesso quindi fatti un esame di coscienza.
    (e comunque il regista ha ammesso di aver preso qualche licenza per quanto riguarda la tempesta iniziale..il colore del cielo..e la piana dove il protagonista si dirige non corrisponde esattamente a quella reale, mi pare ben poca cosa).e comunque se non aggiungi al film il ferimento, la spericolattezza per ricongiungersi agli altri,qualche inesattezza e battuta..non avremmo visto un film ma un documentario su Marte ed allora lo avresti guardato solo tu e i tuoi 2 amici sfigati impegnati a calcolare il movimento angolare invece di pensare a quanto e' passerosa jessica chastain...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. A distanza di 4 anni da questo articolo, a seguito di numerosi commenti scritti dai lettori in calce all'articolo stesso, ma anche ricevuti su Facebook o in privato, ho maturato la seguente certezza: i fanatici dei film di fantascienza, nonostrante le innovazioni tecnologiche che potranno immaginare o sviluppare, non atterreranno mai sul pianeta dell'ironia.



      Elimina
  35. Ciao, bellissimo articolo! Mio marito ed io, entrambi laureati in fisica, abbiamo visto questo film recentemente con i nostri figli, e sinceramente, la verità più profonda che siamo portati a casa, è che, ovunque tu abbia intenzione di andare, non dimenticare MAI di mettere un rotolo di nastro adesivo in valigia, ti potrebbe salvare la vita!!! :D :D
    Complimenti comunque!
    L.

    RispondiElimina