lunedì 4 luglio 2016

Il bello di essere unici: i concorsi per ricercatori in Italia.

 
Fra poco uscirà il bando per circa 70 posti da ricercatore presso un'ente pubblico di ricerca, l'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Dopo anni di zero assoluto, finalmente un concorso con un numero elevato di posti.

In Italia funziona così, piace il reclutamento a fisarmonica. Per anni il nulla, in modo da accumulare un bel po' di precari e stressare la gente che vorrebbe lavorare serenamente, e poi all'improvviso si aprono un tot di posti, dove un numero di giovani e meno giovani molto maggiore dei posti disponibili si scanna per vincere. Poi per altri n anni il deserto dei tartari, per poi di nuovo, senza alcuna programmazione razionale, altri tot posti tirati fuori dal cappello da un giorno all'altro.

Forse al ministero si divertono perché sono dei sadici. Forse gli piace vedere gente tipicamente bravissima che si snerva e si massacra per dare uno straccio di futuro alla propria vita. Me li vedo, alla pausa caffè, che dicono "aoh, so' passati 5 anni, j'oo bandimo un antro concorsone da 30 posti, così se scanneno e fanno 'e 3 de notte pe' du' mesi a studià, che poi er giorno dopo c'hanno pure da lavorà?"

Per carità, dopo anni di magra 70 posti sono una manna dal cielo. Molto di più di quello che eravamo stati abituati. Però, porcaputtana,  invece di niente per 5 anni, poi tot posti tutti in una volta, poi di nuovo niente per altri 4 o 5 anni e così via, non si può fare una cosa più normale, tipo un po' di posti tutti gli anni? Magari, esagerando con le richieste, banditi in un periodo dell'anno prestabilito, sempre lo stesso tutti gli anni? Tipo che a settembre, tutti gli anni, si fa un concorso nazionale per 10 posti da ricercatore. Con un minimo di continuità e con un minimo di logica.

Perché vedete, carissimi del ministero, un "giovane", e ci metto le virgolette perché in questo caso il "giovane" ha minimo 30 anni e spesso è più vicino ai 40, vorrebbe poter programmare la propria vita. Non vuole che gli garantiscano il posto, non si sogna nemmeno di pretendere questo, ma vorrebbe sapere per lo meno che probabilità ha di avere un posto. Vorrebbe sapere ad esempio che negli enti pubblici di ricerca (l'università segue altri meccanismi, e anche lì ci sarebbe da dire...) ci sono n posti disponibili ogni anno, e poi farà i suoi conti. Vorrebbe saperlo per decidere se provarci una, due, tre volte, in modo da valutare se vale la pena insistere o lasciar perdere e trovarsi un altro lavoro prima di diventare troppo vecchio per qualunque cosa. Vorrebbe lavorare in pace sapendo che le scadenze per i concorsi sono fissate e conosciute con anticipo. Poi se queste possibilità sono poche e lui si ostina a provarci, saranno cavoli suoi, ma vorrebbe almeno saperlo.

Invece così ti tengono per il collo, facendoti vivere nel dubbio e nell'ansia. Non escono concorsi per anni, e ti obbligano a resistere e tenere duro, accumulando contratti su contratti, diventando straprecario, perché non si sa se e quando ci sarà il concorso, e se te ne vai prima, se magari, - esasperato - accetti un posto all'estero, rischi che dopo 3 mesi escono 70 posti e ti spareresti sulla tempia per non averci provato. Io la vedo innanzitutto come una questione di mancanza di rispetto verso questi "giovani", soprattutto dopo che ci si riempie la bocca ad ogni occasione sull'importanza fondamentale e imprescindibile della ricerca scientifica e dell'innovazione, e sulla necessità di investire sui giovani ricercatori, che rappresentano il vanto e il futuro dell'Italia etc etc.

Nel passato recente è perfino successo che gente che aveva vinto un concorso non poteva comunque essere assunta per i blocchi dovuti alla finanziaria, e è rimasta senza stipendio per anni. Che lo andavi a raccontare ai colleghi stranieri e ti guardavano dicendoti "ma in che cazzo di paese vivete?" Alcuni, pur avendo vinto il concorso, a queste condizioni se ne sono ovviamente andati a lavorare altrove, rinunciando al posto già vinto. Evidentemente credono, al ministero, che fare il ricercatore sia un hobby, una passione. Credono che un ricercatore non abbia le normali esigenze degli altri esseri umani, tipo mantenersi, mantenere un figlio, avere una vita normale. No, al ricercatore gli bastano i suoi protoncini e è felice, lui, e anche se non lo paghi per 4 o 5 anni a quel punto non gli interessa. 

Volete investire sui giovani? Ritenete che la ricerca scientifica sia importante? Bene, allora oltre a dirlo a parole fate i concorsi con scadenza regolare, in modo che un giovane ricercatore possa almeno sapere che possibilità ha di fare questo lavoro, ed essere lui a decidere se lasciar perdere o insistere. E' il minimo sindacale che si chiede se ti viene detto che la ricerca è fondamentale per il paese. Il minimo.

Ma poi veniamo all'aspetto tragicomico di questi "megaconcorsi occasionali": le modalità del concorso stesso. Essendo concorsi pubblici la normativa vuole che ci sia un esame. E l'esame consiste in due scritti e un orale, e gli scritti sono ovviamente determinanti: se non li passi niente orale.  Niente di male, uno penserebbe. E' giusto che ci sia un concorso per selezionare chi è meritevole e chi non lo è. 

Ma il punto è che quelli che partecipano a questi concorsi sono tutti "giovani" che hanno un dottorato di ricerca spesso acquisito all'estero, e lavorano nel settore da 10 anni se va bene. Non è gente laureata in fisica che faceva altre cose nella vita, tipo il barista o l'elettricista, e ha letto sulla Gazzetta Ufficiale che c'era un concorso per ricercatore all'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e si è detta "toh, quasi quasi ci provo, metti che mi vada fatta bene e mi sistemo!". Sono "giovani" già conosciuti nell'ambiente, hanno un tot di pubblicazioni su prestigiose riviste internazionali, hanno presentato i loro risultati a importanti conferenze, ma soprattutto hanno un bel po' di esperienza nella ricerca, maturata sul campo. O meglio, questi "giovani" sono normalmente quelli che mandano avanti la ricerca! Infatti contrariamente a quello che succede nella politica, la ricerca scientifica, come tutte le attività che richiedono ingegno, inventiva, velocità di ragionamento e immaginazione, è fatta dai giovani. E' sempre stato così, non c'è niente di nuovo in questo. Einstein aveva 25 anni quando ha sconvolto la fisica. E anche oggi la ricerca scientifica, in qualunque settore, sarebbe impossibile senza il contributo determinante dei giovani. Gli esperimenti di LHC non potrebbero funzionare senza questo esercito di geniali volenterosi 25-40enni entusiasti del proprio lavoro. Il bosone di Higgs e le onde gravitazionali non sarebbero mai stati  scoperti senza questi giovani, che spesso ricoprono ruoli chiave negli esperimenti, coordinano interi gruppi e sono responsabili di parti fondamentali dell'esperimento.


Però nonostante questo, nonostante tutti nel settore sappiano chi sono questi ragazzi, cosa facciano e quanto valgano, e nonostante nella vita di tutti i giorni tutti li trattino da colleghi, col rispetto che si riserva ai colleghi bravi, la procedura per decidere chi fra questi ragazzi è capace, e quindi degno di diventare ricercatore, non chiede di focalizzarsi sulla loro attività lavorativa, come il buon senso e la logica vorrebbero. Non chiede di informarsi dai colleghi e dal resto dell'esperimento in cui lavorano circa le loro capacità. Tutto questo per le normative che regolano i concorsi per ricercatori negli enti pubblici passa in secondo piano: per decidere chi è meritevole di diventare ricercatore bisogna invece accantonare ciò che i candidati hanno dimostrato di saper fare sul campo, e far fare loro due temini e risolvere qualche esercizietto di quelli che si facevano da studenti, uguali per tutti, indipendentemente dalla loro attività lavorativa e dal campo di specializzazione.

Demenziale vero? E' come se, per selezionare dei bravi medici esperti di cardiologia, immunologia, oncologia etc, si ignorasse tutto quello che essi hanno già dimostrato di saper fare sul lavoro nelle loro discipline in anni e anni di attività, e si chiedesse loro di fare un bel tema con un argomento scelto a caso, e come argomento potrebbe uscire qualunque cosa, tipo le dermatiti o l'osteoporosi. E' questo il modo migliore per fare una selezione? Come si fa a selezionare un bravo cardiologo chiedendogli di fare un tema sulla sciatica?

Poco conta, a quel punto, se nel lavoro hai dimostrato di essere bravissimo, se nell'esperimento ti cercano per fare le cose perché le sai fare meglio degli altri, se sei responsabile e risolvi problemi importanti che permettono all'esperimento di funzionare, e magari ti telefonano anche di notte quando c'è un intoppo, perché sanno che tu lo sai risolvere. Quello che conta a quel punto è come fai l'esercizietto o il temino, che magari per sfiga è su un argomento su cui non hai mai lavorato e che ti sei dimenticato di riguardare.

E quindi succede una cosa demenziale, se si guarda il tutto con l'occhio della ragione. Succede che questo esercito di scienziati, perché tali sono a tutti gli effetti, è obbligato a mettersi a studiare, nonostante sul campo abbia già ampiamente mostrato quello che sa fare nella ricerca. Però siccome spesso è gente che ricopre ruoli chiave negli esperimenti, e non solo, ma è anche gente coscienziosa e che ha la testa sulle spalle e non se la sente di abbandonare il proprio lavoro, non è che smette di lavorare per studiare, come richiederebbe chi ha ordito questa buffonata. Anche perché, se hai un contratto con il M.I.T., non è che puoi dire al tuo capogruppo americano: "sai, voi mi pagate per fare ricerca ma io smetterò di lavorare per 3 mesi perché devo studiare e fare esercizi per un concorso da ricercatore". Ti guarderebbero come se fossi scemo: "gli esercizi per un concorso da ricercatore?!?!" E quindi, siccome contrariamente a chi è convinto che questo sia il modo migliore per selezionare i ricercatori, questa è gente che ha cervello, questi "giovani" continuano a lavorare e, se possono, se ci rimane il tempo, studiano. E intanto si macerano l'animo, e si distruggono di ansia, perché c'è in gioco il loro futuro.

In questo modo di reclutare i ricercatori, in Italia siamo gli unici al mondo. In tutto il mondo i ricercatori si selezionano semplicemente con colloqui con i candidati e valutando il loro curriculum, come il buon senso vorrebbe. Ad esempio in Francia, tanto per non allontanarci troppo, i ricercatori si selezionano così:
"Ogni anno un numero di posti, che é più o meno lo stesso di anno in anno, viene bandito per ogni disciplina. Le domande per il concorso devono essere presentate da inizio dicembre ai primi di gennaio. La domanda consiste in un progetto di ricerca, scritto in francese o inglese, ed il CV. Una volta inviata le commissioni faranno una prima scrematura, ed i candidati selezionati dovranno fare una presentazione di 15 minuti + 5 minuti di domande davanti alla commissione verso aprile/maggio. In questa presentazione, che può essere fatta sia in inglese che in francese, il candidato dovrà mostrare a grandi linee il suo Curriculum Vitae ed il suo progetto di ricerca."

Quando all'estero vengono a sapere che invece in Italia i ricercatori si selezionano chiedendo loro di fare un tema e di passare un esamino da studenti, si mettono a ridere e ti guardano senza capire. Bel primato, non c'è che dire.


PS. Aggiungo una cosa importante, che non avevo scritto nell'articolo, anche se mi sembrava implicita. E cioè che, nonostante il sistema perverso con cui si selezionano i ricercatori, quelli che sono selezionati sono comunque in generale molto bravi e preparati. Questo perché il bacino da cui si pesca è comunque fatto di ricercatori capaci e già preselezionati da anni di lavoro sul campo. E la bravura dei nostri ricercatori ci viene ampiamente riconosciuta anche all'estero.

20 commenti:

  1. In Italia abbiamo inventato il sistema più "oggettivo" e "garantista" del mondo per la selezione di docenti e ricercatori. Poi nella pratica si assistono alle più grandi porcate.

    Ai tempi del mio dottorato (1995), quando c'era ancora il concorso bandito su Gazzetta Ufficiale, si innescava un vorticoso valzer di telefonate tra le sedi: "Ma X riesce a entrare da voi? Perché così si libera un posto qui per Y, che viene da A, dove quindi possono sistemare Z, che è il mio studente, che qui non me lo vogliono prendere". E cose così.

    Per i posti da ricercatore, elevare il processo precedente a una potenza n >> 1 a piacere.

    Ho fatto ricerca finché ho potuto farlo senza rimetterci troppi soldi. Nel frattempo, mi sono abilitato per la scuola, il che mi ha automaticamente escluso dal gruppo dei possibili ricercatori ("con questo concorso piazziamo X, che altrimenti non ha come campare, mentre Y è di ruolo a scuola, cade comunque in piedi"), poi quando a 40 anni suonati lo stipendio a scuola è salito per progressione di carriera, ho smesso, con 30+ articoli su riviste (PRL, PRA, ecc.). Intendiamoci, se fossi strabravo mi sarei piazzato all'estero. Ma non mi dicano che gli altri miei coetanei e colleghi di università che sono entrati lo sono.

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  2. Ahhhhh beh, 'in che cazzo di paese viviamo' per citare la tua frase, se lo chiede chiunque sia sano di mente anche che viva quì senza andare all'estero, che non sia in stato comatoso e almeno mediamente attento a quel che avviene.
    La migliore definizione è che sembra costantemente di vivere 'nel teatro dell'assurdo'.
    Questo ovviamente per chi ragiona minimemente o si è scontrato o scontra con le assurdità ricorrenti, purtroppo noti che c'è chi sembra cieco, sordo, muto, inerte, peggio che rassegnato, abituato.
    Abituato al peggio, perchè 'abituarsi' a certi malfunzionamenti, non è come 'adattarsi' della serie fare obbligatoriamente di necessità virtù.
    Abituati significa che trovi anche chi al di fuori di ogni logica va bene così, si trova a suo agio in contesti a se simili presumo.
    Adattarsi, finchè almeno non puoi fare diversamente, significa conservare lucidità nonostante tutto, protestando quando è il caso almeno.

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  3. Questa è la meritocrazia, purtroppo...

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  4. Non si selezionano così anche la gran massa dei dipendenti pubblici? Un temino ben riuscito, e poi via, col vitalizio ben difeso oltraggiosamente dai Sindacati.

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    1. Potervi scriverlo anche tu il temino, no? O forse non ne sei capace? L'hai mai fatto un concorso pubblico? Ti piace schizzare fango, eh?

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  5. Non ho detto una cosa importante nell'articolo, che però mi sembrava sottintesa, e cioè che, nonostante il sistema perverso per selezionare i ricercatori, quelli che vengono selezionati sono comunque in generale molto bravi. E questi ci viene riconosciuto ampiamente anche all'estero.

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    1. La domanda e' se quelli selezionati sono "i piu' bravi" o "molto bravi".
      E sopratutto, in che senso che sono "molto bravi"?
      Che si adeguano bene all'aria stantia dei dipartimenti, continuando a lavorare come un postdoc sotto il professore di turno,
      che capiscono la logica della politichetta della scienza,
      oppure che porta aria fresca, idee nuove, progetti interessanti, nuove connessioni e collaborazioni?
      Non sono convinto che sara' facile introdurre dei nuovi "galli del pollaio".

      Gli italiani sono sicuramente molto preparati ma, onestamente, ci sono molti stranieri altrettanto (se non meglio) preparati.
      Mi domando come e' possibile che non ci sia mai un candidato straniero che nemmeno voglia concorrere per questi posti in Italia.

      GD

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    2. I ricercatori italiani sono molto bravi in assoluto. E non sono io a dirlo, ma gli stranieri. Negli esperimenti di LHC, ambiente che conosco bene, gli italiani, i GIOVANI italiani (e non i professori di turno) hanno un ruolo assolutamente fondamentale, non di ottusa manovalanza agli ordini di qualche boss, ma di coordinazione. Coordinano i working groups e le analisi. In questo senso sono molto bravi.

      Detto questo dire "il più bravo" per selezionare un ricercatore non ha senso. Dipende dal progetto in cui si deve inserire e lavorare. Un esperto di acquisizione dati non sarà un bravo analista e viceversa, ma c'è bisogno di entrambi. Un esperto di computing e un elettronico avranno competenze diverse, e dipende da chi ti serve. E' per questo che selezionare un ricercatore in base a requisiti generici è sbagliato e controproducente.

      Certo, anche gl stranieri sono bravi. Ci mancherebbe altro. E anche fra gli stranieri ci sono quelli bravissimi e quelli meno. Il fatto che ci siano pochi ricercatori stranieri è dovuto a una certa chiusura tutta italiana, e anche agli stipendi bassi. Un postdoc in Italia guadagna tipicamente molto meno di quello che guadagnerebbe all'estero. Ma questo non c'entra niente con la preparazione dei nostri ricercatori.

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    3. Non dissento su quello che dici, anzi sono perfettamente d'accordo. (Conoscono bene gli esperimenti di LHC... sono anche io uno di quelli che anche coordina i gruppi.)
      Il mio intervento era sulla prospettiva di chi possa essere preso con questo tipo di concorso: c'e' la prospettiva per questi giovani? secondo me no.

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  6. La cosa assurda è che per disabili ad esempio per la candidatura al dottorato di ricerca non vi sono posti riservati.
    Ci sono posti riservati per tante categorie ma tranne per i disabili in cui non c'è nulla. C'è gente disabile che All estero non può andare per via delle medicine salvavita che all estero sono a pagamento (e che in Europa e America sono difficili da avere se non pagando di tasca propria e farseli rimbosare in Italia, se rimborsano).

    Questa è la situazione al ministero non conoscono queste realtà....

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  7. Ciao Stefano sono pienamente d'accordo che l'infornata ogni 5 anni
    premia il "culo della persona a trovarsi al momento giusto al posto
    giusto.ut
    Tuttavia, dalle anticipazioni ufficiose del bando,mi pare ci stiamo finalmente
    allontanando dalla burocrazia del XIX secolo, e ci stiamo avviando al XXI
    secolo. Resta ancora estremamente complicato il riconoscimento del
    titolo di laurea ottenuto all'estero, mentre e` da considerarsi un
    netto miglioramento il fatto che la domanda di partecipazione del
    concorso vada fatta esclusiavamente in via telematica.
    Sono comunque d'accordo che ci sono ampi margini di miglioramento
    in primo luogo perche` si lavora sempre "in emergenza" piuttosto che
    lavorare "a regime".

    Tuttavia vorrei spezzare una lancia a favore del tanto bistrattato
    concorso, in particolare quello nazionale in vigore da alcune tornate
    (le ultime tre) nell'INFN. Sono abbastanza convinto che un modello di
    reclutamento di tipo "americano" sia il migliore, questo pero` se
    applicato negli USA dove le universita` e i gruppi di ricerca perdono soldi se
    assumono "brocchi".
    Il modello che in Italia si avvicina di piu` a quello americano
    e` quello del RTD di tipo B. A mio avviso si tratta di un passo
    indietro rispetto al gia`
    pessimo concorso universitario da ricercatore. In estrema sintesi, con
    il sistema attuale, soprattutto in presenza di una ASN ben poco
    selettiva (almeno per il settore di ricerca dell'INFN), il concorso e`
    del tutto arbitrario e la commissione puo` scegliere chiunque senza
    piu` fare ne scritti ne orali. Chiunque quindi puo` diventare
    ricercatore universitario (e professore associato in tre anni senza
    nessun controllo)
    chiunque, anche il cavallo di Caligola. Fin qui non ci sono differenze
    rispetto al modello americano. Cio` che cambia e` il meccanismo di
    feedback che e` assente in Italia. In Italia il Dipartimento/Gruppo
    puo` assumere il cavallo di Caligola senza che ci sia nessuna
    penalizzazione per il gruppo che lo fa. Non si tratta di
    speculazioni, ho davanti agli occhi ogni giorno due esempi di questo
    tipo.

    Ora siamo d'accordo che essere bravi nel risolvere
    esercizi di cinematica relativistica, di
    rivelatori, quesiti di statistica, scrivere temi non selezionano in
    nessun modo chi e` bravo a fare ricerca. Faccio prima di tutto notare
    che anche nel nostro
    lavono, non sono del tutto inutili una certa
    attitudine ed efficacia nel risolvere problemi, una certa capacita`
    nello scrivere (e quindi scrivere anche propste di grant).
    Al netto di
    queste considerazioni inserire un blocco oggettivo come la risoluzione
    di esercizi e lo scrivere un tema mi sembra l'unico sistema in Italia
    per evitare di fare assumere il succitato cavallo di Caligola.
    E comunque io dubiterei fortemente di un oncologo che non sappia rispondere ad una domanda sull'osteoporosi.....

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    1. Ciao, e grazie per la riflessione. Hai certamente ragione sul cavallo di Caligola e sul cercare di evitarlo. Il tutto nasce dal fatto che in Italia, in qualunque settore, c'è chi cerca sempre di fare il furbo, per cui ci si inventa macchinosi sistemi per impedire a chi vuol fare il furbo di farlo, con il risultato di rendere la vita complicata soprattutto a chi il furbo invece non ha intenzione di farlo.

      Vedi la burocrazia pazzesca per comprare una semplice hardisk, messa su per colpa di chi nella pubblica amministrazione pensa sia possibile fare il comodo proprio. Ci inventiamo meccanismi perversi che rendono la vita difficile ai più, senza peraltro rendere la vita particolarmente più difficile ai furbi, che continueranno a fare i furbi adattandosi alle nuove normative.

      Il meccanismo di feedback è un punto dolente, e in questi anni abbiamo assistito a tragicomici tentativi di mettere su sistemi di valutazione che si tramutano ancora una volta in tonnellate di burocrazia senza che siano effettivamente in grado di andare al cuore del problema, cioè puntare il dito sui rami improduttivi.


      Il sistema di reclutamento dei ricercatori, a mio parere, nonostante sia strampalato e nonostante i cavalli di Caligola, che forse sono fisiologici e che suppongo esistano anche all'estero, funziona perché i giovani ricercatori italiani sono comunque mediamente molto bravi. Il bacino da cui si va a pescare, insomma, nonostante i metodi strampalati dei concorsi, è un bacino pieno di gente in gamba.

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    2. Secondo me il concorso non seleziona i piu' bravi. (Nell'assunzione che non ci sia qualche affare losco) Seleziona semplicemente chi ha la possibilita' di piantare tutto quello che sta facendo e studiare.
      Chi lavora per un ente/universita' estera o ha serie responsabilita' nei grandi esperimenti non se lo puo' permettere (mentre in italia ho sentito i grandi capi che dicono "da domani e per i prossimi sei mesi tu lasci tutto e non fai altro che studiare per il concorso").
      C'e' gente (italiana) che e' sparita. Gente che si era coinvolta dando disponibilita' per progetti per cui non ha fatto nulla di quello che ha detto che avrebbe fatto. (Scemo io che continuo e faccio anche il suo lavoro... come se io non dovessi studiare... )
      Da un certo punto di vista chi molla tutto per 6 mesi per un (potenziale) salto di carriera, lo ritengo inaffidabile... e, se fosse per me, l'affidabilita' e' un criterio molto importante per avere un posto.


      GD

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    3. @ SilverSurfer dici: "Cio` che cambia e` il meccanismo di
      feedback che e` assente in Italia. In Italia il Dipartimento/Gruppo
      puo` assumere il cavallo di Caligola senza che ci sia nessuna
      penalizzazione per il gruppo che lo fa. Non si tratta di
      speculazioni, ho davanti agli occhi ogni giorno due esempi di questo
      tipo."

      Possiamo cominciare ad ammettere che non c'e' la volonta' di introdurre questo sistema di feedback?
      Se assumi il "cavallo di caligola" e tra 3 anni il "cavallo di caligola" non ha fatto nulla di adeguato alla sua posizione e' molto semplice: il tuo gruppo per i prossimi 3 anni non avra' scatti di carriera, non avra' diritto ad assegni di ricerca, non avra' altri progetti finanziati.
      Responsabilita' diretta. Questa e' la chiave. Se gli assunti te li manda "il concorsone" o "la commissione" nessuno mai avra' la responsabilita' di aver assunto un "cavallo di caligola" e quindi ne pagherà le conseguenze. Se il tu gruppo ne risentira' ci penserai 2 volte prima di assumere chiunque.

      GD

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    4. Secondo me per evitare di prendere "cavalli di caligola" basterebbe far fare un seminario sull'attivitá di ricerca svolta, con domande della commissione atte a valutare le effettive competenze del candidato. Il dare due temi qualsiasi senza fornire un programma d'esame preciso (si veda il "programma" nel bando) avvantaggia, come diceva un collega, chi possa permettersi il lusso di smettere di lavorare per studiare, chi abbia la fortuna che esca un tema piú vicino al suo campo di ricerca, etc.

      Anch'io penso non ci sia volontá né di introdurre feedback, né di selezionare veramente i migliori. Questo sistema antiquato avvantaggia soltanto chi si trova al momento giusto nel posto giusto, con un gruppo di ricerca INFN che lo sostenga. Temo che ci saranno ricercatori stranieri o italiani che lavorano all'estero da tempo (senza contatti coi gruppi INFN) che, pur bravissimi ed anche svolgendo i temi, non avranno mai possibilitá concrete di essere i prescelti. Forse sono troppo pessimista. Mi piacerebbe essere smentito...

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    5. Diciamo che in 4 ore 20 + 20 (da sciogliere tra 40) domande di nozionismo, tuttologia, numerologia etc etc. selezioneranno sicuramente i migliori... patetica gerontocrazia...

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  8. Tutto vero, molto tristemente. Ti scrivo solo per segnalarti una cosetta, forse stupida o forse no: nonostante nel tuo blog compaia il 'pulsante' Condividi su Facebook, questo non funzioni, perciò, per quanto mi riguarda, mi devo sempre limitare a copiare ed incollare il link. Dal mio punto di vista non cambia niente, naturalmente, ma forse dal tuo sarebbe interessante poter avere un'idea del numero di persone che condividono i tuoi scritti. Grazie dell'attenzione e complimenti per la lucidità delle tue analisi ed il tempo dedicato ad esprimerle pubblicamente.

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    1. Ti ringrazio. Cercherò di risolvere il problema della condivisione. Purtropo blogger è un sistema che ha una tonnellata di bachi. Ogni tanto ne salta fuori qualcuno.

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  9. Proposta per l'INFN: Si ritorni alle assunzioni a livello locale e i posti siano ripartiti a priori tra le varie sezioni e laboratori da una commissione che decida in modo oggettivo e controllabile quali siano le sezioni che meritano di più in base ad un curriculum di Sezione redatto dal direttore, confortato da dati oggettivi e reso pubblico.

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  10. Ciao Stefano, i concorsi INFN di cui parli nell'articolo sono già conclusi o sono ancora in corso? Spero che a te sia andata bene (o perlomeno che tu sia soddisfatto).
    Io sono reduce da quelli CNR dove i numeri erano ancora più impietosi: 4303 domande per 82 posizioni per tutto il CNR (dalla A di archeologia alla F di fisica della materia, alla Z di zoologia).

    Condivido amaramente tutto ciò che scrivi, soprattutto la prima parte in cui giustamente lamenti la mancanza di pianificazione. Per quanto riguarda le modalità concorsuali purtroppo il modello "perfetto" è molto difficile da attuare in Italia dove non è possibile bypassare il concorso pubblico.
    Se incentri il concorso sull'attività di ricerca svolta dai candidati è difficile far emergere differenze perchè chi partecipa è già certamente valido nel proprio settore; a quel punto basterebbe valutare i soli titoli. Se invece punti su temi ed esercizi la componente "fortuna-con-la-C" la fa da padrone perchè chi ha la fortuna di sorteggiare un tema molto attinente alla propria attività di ricerca è troppo avvantaggiato.

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