lunedì 2 dicembre 2019

La teoria della relatività ristretta ridotta all'osso

La Teoria della Relatività è spesso considerata dal grande pubblico qualcosa di impossibile da capire per una persona normale. D'altra parte Einstein è il simbolo del genio per antonomasia, e quindi anche la sua "teoria" è da molti considerata inarrivabile ai non geni. E' probabilmente anche per questo che tutti quei discorsi sul tempo che aumenta, le distanze che si restringono, il gemello che resta giovane, la velocità della luce che non si può superare, scatenano la fantasia degli scienziati fa da te, che si cimentano in goffi tentativi di smentirle la Teoria della Relatività. Credo che questo derivi dal non aver capito che tutte questi fenomeni strani e controintuitivi non sono la Teoria della Relatività, ma le conseguenze della Teoria della Relatività, che di per sé è qualcosa di estremamente semplice e ovvio. 

Pe non parlar poi di E = mc2, e il fatto che "tutto ciò che è massa è anche energia" (lo metto virgolettato perché non è vero), e quindi a questo punto anche noi saremmo energia, cosa che scatena i pensieri più selvaggi e inconfessati del popolo della rete.
 
In realtà, consapevole di suscitare il disappunto di molti, in particolare di quelli che credono che la teoria della relatività ristretta sia una teoria estrema e arditissima, e quindi potenzialmente sbagliata (ma loro lo hanno scoperto!) la Teoria della Relatività Ristretta, a livello concettuale, è di una semplicità estrema, e segue un filo logico molto stringato e estremamente comprensibile. E di questo voglio parlarvi, a costo di smantellare l'aura di misticismo che tanti vedono attorno ad essa.


Sto parlando, lo sottolineo, della Teoria della Relatività Ristretta. La Teoria della Relatività Generale è un'altra cosa, e in quel caso il genio di Einstein ha veramente dato il massimo. Infatti, mentre la Teoria della Relatività Ristretta era comunque nell'aria già alla fine dell'800, e Einstein ha avuto il merito di tirare le fila di una serie di osservazioni già ben note, ma di cui nessuno aveva ancora compreso il vero impatto dal punto di vista fisico, per avere la Relatività Generale, che è sostanzialmente una nuova descrizione della gravitazione, senza Einstein probabilmente avremmo dovuto aspettare ancora un bel po'.

Se mi dovessero chiedere di definire la Teoria della Relatività Ristretta, quindi, non risponderei che è la teoria che prevede che il tempo bla bla... e le lunghezze bla bla... e l'equivalenza fra massa e energia ... bla bla ... e i gemelli bla bla. Niente di tutto questo: la teoria della relatività ristretta è l'estensione del principio di relatività a tutti i fenomeni fisici, sia meccanici che elettromagnetici. Tutto il resto, tutte le stranezze che turbano il sonno degli scienziati fai-da-te, sono le ovvie conseguenze di questo aspetto. Sottolineo ovvie.

Il principio di relatività è il fatto - sperimentalmente noto a tutti anche senza sapere nulla di fisica - che le leggi della natura sono le stesse in tutti i sistemi di riferimento che si muovono fra loro di moto rettilineo e uniforme. I cosiddetti sistemi di riferimento inerziali. In pratica tutti i sistemi di riferimento non sottoposti ad accelerazioni. Vedremo fra poco perché questo principio è inconsciamente noto a tutti, anche a chi odia la fisica.

Quindi, essendo le leggi fisiche le stesse in tutti questi particolari sistemi di riferimento, non esiste alcun tipo di esperimento in grado di mostrare se un sistema di riferimento inerziale sia in moto assoluto. Mangiare un gelato, ascoltare la radio, fare le capriole, guardare un film, respirare, scrivere, dormire, attirare pezzetti di ferro con la calamita, tutto avviene sempre allo stesso modo in qualunque sistema di riferimento inerziale, e non possiamo usare nessun processo fisico noto per dire se siamo fermi o in moto, tanto che la domanda stessa perde di significato. I sistemi di riferimento inerziali sono tutti perfettamente equivalenti, e la fisica non è in grado di distinguerli.

Questo aspetto è, come dicevo, qualcosa che tutti conosciamo bene. Quando siamo in aereo e ci muoviamo a 800 Km/h, una mosca intrappolata in cabina vola come volerebbe a casa nostra, l'acqua ha lo stesso sapore che se la beviamo al bar dell'aeroporto, e l'arrosto che ci danno sull'aereo farebbe ugualmente schifo anche mangiato al terminal nella zona imbarchi. Tutto si comporta allo stesso modo, sia sull'aereo in volo che a casa sul divano, e se non fosse per lo sballottamento dell'aereo (cioè le accelerazioni, ovvero le situazioni in cui l'aereo non si muove esattamente di moto rettilineo e uniforme, ma cambia di velocità) non potremmo dire se ci stiamo muovendo o stiamo fermi.

Avete poi presente quando siete fermi in stazione sul treno, e con la coda dell'occhio vedete il treno di fianco muoversi, e per un istante, finché non percepite qualche scossone (di nuovo, un'accelerazione!) non sapete dire se è il vostro treno a muoversi, o quello accanto? Ecco, in quel momento state sperimentando il Principio di Relatività. In quel momento non avete alcun modo per dire se siete voi a muovervi, o il treno accanto a voi. Niente vi viene in aiuto, perché effettivamente non cambierebbe niente, in nessuno dei due casi. E' solo in presenza di accelerazioni, che potete dare una risposta. Ovvero quando il vostro sistema di riferimento smette di essere un sistema di riferimento inerziale. Oppure, più banalmente, guardando la pensilina, che però soltanto per questioni di convenzione considerate essere ferma.

Questa cosa l'aveva già capita Galileo ai suoi tempi, e l'aveva chiamata il Principio di Relatività: le leggi della fisica sono le stesse in qualunque sistema di riferimento inerziale. E quindi anche le formule delle leggi fisiche devono essere le stesse in qualunque sistema di riferimento inerziale.

Questa invarianza, dal punto di vista matematico, è garantita dalle trasformazioni matematiche che mettono in relazione le coordinate spaziali e temporali di due sistemi di riferimento inerziali in moto relativo fra loro, e che prendono il nome di Trasformazioni di Galileo. Ad esempio la seconda legge di Newton, la famosa F=ma, non cambia di espressione se usiamo le trasformazioni di Galileo per esprimerla in un altro sistema di rifermento inerziale.

Una conseguenza ovvia e banale delle trasformazioni di Galileo è che se tizio si trova su un sistema di riferimento che si muove con velocità v rispetto al vostro (ad esempio è su un tapis roulant di quelli che ci sono negli aeroporti), e in aggiunta cammina sul tapis roulant con velocità u perché ha fretta, a quel punto voi, da fuori, lo vedete muoversi con velocità v + u. In altri termini le velocità fra due sistemi di riferimento inerziali si sommano o sottraggono a seconda del moto relativo dei due sistemi di riferimento. Ad esempio quando sorpasso una macchina che va a 120 in autostrada, mentre la sorpasso e ci passo accanto andando a 130 (sul blog rispetto sempre i limiti di legge), la vedrò di fatto retrocedere con una velocità di -10 Km/h. Molto ovvio e banale, insomma.

Però ai tempi di Galileo le leggi fisiche note erano solo quelle della meccanica: molle, piani inclinati, catapulte, etc. L'elettromagnetismo non era stato ancora scoperto, anche se il corpo umano è da solo una continua applicazione delle leggi dell'elettromagnetismo. Ma questa cosa non la sapevano ancora.

Alla fine dell'800 James Clerk Maxwell riassume le leggi dell'elettromagnetismo in 4 espressioni matematiche, che prendono il nome di Equazioni di Maxwell. Tutti i fenomeni elettromagnetici sono in quelle 4 formule, compresa la luce.

Perfetto, allora possiamo supporre che anche i fenomeni elettromagnetici rispettino il principio di relatività. In fin dei conti dicevamo che noi umani, con tutti i processi fisici e chimici che avvengono nel nostro corpo, siamo un laboratorio di elettromagnetismo che funziona full time, e se le leggi dell'elettromagnetismo fossero diverse in casa, su un treno, o su un pianeta che si muove di 30 Km/s attorno al sole, ce ne saremmo accorti! Quindi che il principio di relatività valga anche per le leggi dell'elettromagnetismo è un po' più di una semplice supposizione...

Però c'è un problema. Nelle equazioni di Maxwell - quelle leggi che hanno la pretesa di riassumere tutti i fenomeni elettromagnetici, e quindi valere ovunque, in qualunque sistema inerziale - compare un termine che ha le dimensioni di una velocità. E' la velocità delle onde elettromagnetiche nel vuoto: la velocità della luce.

E qui non ci vuole un genio per capire che c'è qualcosa che non va. Perché se pretendiamo che delle leggi che contengono al loro interno una velocità restino inalterate e valgano sempre in qualunque sistema di riferimento inerziale, perdiamo in partenza, perché una velocità non può restare la stessa in sistemi di riferimento inerziali diversi, in moto relativo fra loro. Ricordate il tapis roulant?

Quindi le equazioni di Maxwell non possono restare uguali passando da un sistema di riferimento inerziale a un altro, con quella velocità tra le scatole!

Ma attenzione: questo avviene se si assume che le trasformazioni che mettono in relazione le coordinate spaziali e temporali fra due sistemi di riferimento inerziali siano le trasformazioni di Galileo. Quelle trasformazioni di coordinate che rendono le leggi della meccanica identiche passando da un sistema inerziale a un altro, e che come sottoprodotto danno il fatto che le velocità si sommano o sottraggono, se confrontate fra sistemi di riferimento diversi.

Allora chiediamoci: quali trasformazioni di coordinate renderebbero invarianti le equazioni di Maxwell nella forma, nella loro espressione matematica, passando da un sistema di riferimento inerziale a un altro?

E' un esercizio di matematica (lo imparai a Fisica 1), e il risultato è un nuovo set di trasformazioni di coordinate, che prendono il nome di trasformazioni di Lorentz.


Le trasformazioni di Lorentz hanno un'espressione un po' strana. Contengono dei termini che perdono di significato matematico quando la velocità di un sistema di riferimento rispetto all'altro diventa uguale alla velocità della luce. Segno che quando ci si avvicina alla velocità della luce possono succedere cose a cui normalmente non siamo abituati.

Però, se la velocità in gioco è piccola rispetto alla velocità della luce, esse ci ridanno le famose trasformazioni di Galileo. Sono diverse quando le velocità in gioco sono prossime alla velocità della luce, ma sono praticamente indistinguibili dalle vecchie trasformazioni di Galileo quando le velocità sono piccole rispetto alla velocità della luce c, che è costante in qualunque sistema di riferimento. Se così non fosse, le equazioni di Maxwell, che contengono al loro interno la velocità della luce, varrebbero solo in uno specifico sistema di riferimento, e potremmo usare esperimenti di elettromagnetismo per determinare il sistema di riferimento prescelto in cui le leggi dell'elettromagnetismo sono quelle scritte sui libri. Michelson e Morley, e molti altri dopo di loro, ci hanno provato, ma i loro esperimenti hanno sempre miseramente fallito nell'intento.

Le Trasformazioni di Lorentz sono quindi le trasformazioni di coordinate che cercavamo: quelle che preservano l'invarianza delle leggi dell'elettromagnetismo in qualunque sistema di rifermento inerziale, qualunque sia il valore delle velocità in gioco.

E ovviamente anche la legge di somma delle velocità che si ottiene dalle trasformazioni di Lorentz è diversa da quella di Galileo. Se le velocità sono prossime alla velocità della luce, scopriamo che se corriamo dietro a un raggio di luce, questo ci apparirà correre comunque alla velocità della luce, per quanto noi lo inseguiamo velocemente. La velocità della luce non si lasca sommare o sottrarre con nessuna altra velocità. Le equazioni di Maxwell restano sempre uguali.

Però, se la velocità in gioco sono piccole rispetto alla velocità della luce, ecco che la nuova formula approssima perfettamente la legge di somma delle velocità che tutti conosciamo, come ce l'aveva insegnata Galileo.

Tutto risolto, quindi?

Manca ancora qualcosa, in realtà. Se applichiamo le trasformazioni di Lorentz alle leggi della meccanica (F=ma, p=mv, quella roba lì, per capirci), queste cambiano di espressione matematica, cambiano di forma passando da un sistema inerziale a un altro. E quindi violerebbero il principio di relatività, ovvero avremmo un modo per dire, utilizzando le leggi della meccanica, se ci stiamo muovendo o siamo fermi, e saremmo daccapo. D'altra parte lo sapevamo già che sono le trasformazioni di Galileo a rendere invarianti le formule delle leggi della meccanica.

E allora?

E allora è semplice (si fa per dire). Basta solo avere il coraggio per dire che allora le leggi della meccanica, quelle che conoscevano Newton e Galileo, non sono quelle corrette! E quindi troviamo come dovrebbero essere le leggi della meccanica, in modo da restare uguali passando da un sistema inerziale a un altro non secondo le vecchie trasformazioni di Galileo, ma secondo le nuove trasformazioni di Lorentz. Quelle che vengono fuori, ancora una volta, sono molto diverse se le velocità in gioco sono prossime a quelle della luce, ma diventano uguali a quelle già note, quando la velocità in gioco è piccola rispetto alla velocità della luce. Non ce ne eravamo mai accorti, perché tutte le cose che facciamo in meccanica sono sempre a basse velocità rispetto alla velocità della luce. E' solo con la scoperta dell'elettromagnetismo che il problema è saltato fuori, perché l'elettromagnetismo è un tutt'uno con la luce!

Questa è la Teoria della Relatività Ristretta.

Tutto il resto, la storia dei gemelli, E = mc2, le lunghezze che si contraggono, gli orologi che vanno lenti, etc, sono conseguenze di tutto questo e vengono fuori pari pari dal fatto che le trasformazioni corrette che mettono in relazione due sistemi di riferimento inerziali sono le trasformazioni di Lorentz, e non le "vecchie" trasformazioni di Galileo, che però vanno benissimo quando le velocità in gioco sono piccole rispetto alla velocità della luce (ed è per questo che non ci eravamo mai accorti che non erano quelle giuste!).

Alcuni credono che la Teoria della Relatività sia una complicazione aggiunta da Einstein alle leggi della fisica. Credono, costoro, che senza questa complicazione, che essi reputano sbagliata, tutto sarebbe molto più semplice. Se invece avessero capito che cos'è realmente la teoria della Relatività, si accorgerebbero che essa è invece una meravgliosa sintesi, una semplificazione delle leggi della natura. Altrimenti avremmo dovuto scrivere tanti libri di fisica, ognuno valido per ogni specifico sistema di riferimento inerziale. Una complicazione non da poco, e poi ti voglio vedere a prendere 6 all'interrogazione!
 





14 commenti:

  1. Non potremmo dire che la Relatività Ristretta è una conseguenza ineluttabile del fatto *sperimentale* che la velocità della luce è la stessa in tutti i sistemi di riferimento inerziali?

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    1. L'invarianza della velocità della luce è uno dei 2 postulati fondamentali della relatività ristretta...

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    2. Spesso la relatività ristretta viene introdotta con i due "postulati", la validità del principio di relatività per tutti i fenomeni fisici, e la costanza della velocità della luce.

      Tuttavia, mentre il primo postulato ha una rilevanza concettuale enorme, perché rende possibile fare scienza (se non fosse valido, dovremmo avere un set di libri di fisica per ogni singolo sistema di riferimento, che avrebbe le sue specifiche leggi fisiche, diverse da quelle degli altri infiniti sistemi di riferimento inerziale) il secondo postulato, scritto così, appare un po' come piovuto dall'alto.

      Però le equazioni di Maxwell, che racchiudono al loro interno tutti i fenomeni elettromagnetici, compresa la propagazione della luce, contengono esplicitamente un termine che è una velocità (in particolare se scritte nel sistema cgs questo appare evidente) e che rappresenta la velocità delle onde elettromagnetiche nel vuoto.

      Quindi se si vuole estendere il principio di relatività anche alle leggi dell'elettromagnetismo, quel termine che rappresenta una velocità deve essere lo stesso in qualunque sistema di riferimento. In questo modo la costanza della velocità della luce non piove piu' dall'alto, ma è il risultato inevitabile del principio di relatività applicato a tutte le leggi della fisica, compreso l'elettromagnetismo.

      Poi, ovviamente, esso è anche un risultato sperimentale, e anzi è proprio dagli esperimenti di Michelson e Morley, che certificavano il fatto che la velocità della luce non seguiva la nota legge di somma delle velocità, che è nata la teoria della relatività. Però dire che è un postulato, sebbene lo si trovi scritto spesso, lo trovo personalmente molto limitante, e trovo invece piu' profondo constatare che è una conseguenza stessa del principio di relatività, cosa che rende la costanza di c qualcosa di molto piu' concettuale e profondo.

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    3. Concordo pienamente con il fatto che "la costanza di c qualcosa di molto piu' concettuale e profondo". E penso che non si sia meditato fino in fondo su questo fatto.

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  2. Leggere questo articolo, mi ha fatto pensare a due cose, al simpatico autore e alle accelerazioni di Coriolis. Sul primo non è il caso di avere dubbi. Sulle seconde devo dire non ci pensavo dai tempi di fisica 1, quando con i sistemi inerziali considerando il moto radiale di un corpo su una piattaforma rotante, si descrivevavano le equazioni di riferimento, per il solo caso di moto uniforme e non accelerato. Bene a un bel momento per descrivere il moto ci volevano delle correzioni che riguardavano le accelerazioni che il corpo in moto subiva secondo i contributi matematici di Coriolis, dette proprio accelerazioni correttive. In realtà nulla da paragonare alla teoria affrontata nell'articolo ma la memoria è corsa a cinquanta anni fa e mi è sembrato di intendere meglio le indicazioni dell'autore che ringrazio.

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  3. Parafrasando il buon vecchio caro Albert quando parlava di meccanica quantistica, il fatto che la luce non possa andare più veloce della luce è piuttosto "spooky". A me viene spontanea la domanda "quale meccanismo fa sì che se emetto un raggio di luce da un'astronave che viaggia velocissima, un osservatore fermo veda quel raggio viaggiare comunque sempre a una determinata velocità senza che questa si sommi alla mia velocità come sarebbe in base alle trasformazioni di Galileo?
    Sto filosofeggiando, lo so, ma in fondo filosofeggiare è la chiave per progredire. Non accettare che "le cose siano così perchè la natura le ha fatte così" fornisce la chiave per realizzare cose che fino al giorno prima potevano sembrare impensabili. Chi lo sa se, cercando il motivo per cui la luce non può andare più veloce della luce, non si trovi il modo per viaggiare tra le stelle, strumenti tecnologici a parte? Quella chiave è magari annidata tra velocità della luce, concetto di spaziotempo e sua curvatura e buchi neri.
    P.S. Saltando un po' da palo in frasca, ma i pali in questo caso c'entrano, e riallaccandomi alla "spooky action at a distance", la definizione che Einstein dava dell'entanglement quantistico, mi è venuta in mente un'analogia con cui spiegarlo. Se consideriamo le due estremità di un palo, queste sono "entangled" proprio attraverso il palo. Se noi mettiamo il palo in equilibrio su un fulcro posizionato nel suo baricentro e Tizio (niente Alice e Bob, resto ancorato alla latinità) abbassa una estremità da una parte, ebbene Caio che si trova dall'altro lato vedrà istantaneamente salire l'altra estremità indipendentemente dal fatto che il palo sia lungo un milione o un miliardo di anni luce. Insomma, chi ci dice che due particelle entangled non siano altro che le due estremità di un invisibile palo?

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    1. Attenzione, l'esempio del palo non calza. Qualunque azione meccanica io applichi ad un'estremità del palo, anche un semplice spostamento, impiegherà un tempo finito per propagarsi all'altro capo del palo stesso (in particolare legato alla velocità del suono nel mezzo materiale di cui è fatto il palo). E' una trasmissione tutt'altro che "istantanea"...

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    2. Mi cogli un attimo impreparato, d'altra parte sono passati 40 anni dagli studi. Però mi sembra di ricordare che ciò a cui ti riferisci sia relativo alle vibrazioni e alle deformazioni, non allo spostamento di un corpo infinitamente rigido che avviene in maniera uniforme e solidale. L'esempio che io ho portato è in effetti quello di una leva. Che in un corpo reale, ossia non infinitamente rigido, vi sia un tempo di trasmissione è vero, ma il mio era giusto un esempio per visualizzare l'entanglement.

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    3. Certo, se parliamo di corpi rigidi allora la trasmissione è istantanea, ma il problema è che come dici tu in realtà i corpi infinitamente rigidi non esistono. È un'approssimazione che semplifica i ragionamenti laddove applicabile, ma non corrisponde alla realtà fisica. Quindi anche un palo di ferro trasmetterà qualsiasi azione meccanica, vibrazioni certo ma anche un semplice spostamento, in un tempo finito non nullo (per pali di lunghezze "normali", brevissimo, ovviamente).
      L'istantaneità dell'entanglement invece non è una astrazione di comodo, ma - da quanto spiegava Stefano, io ammetto di non sapere granché di quanti - un effetto fisico reale. Per quanto, date le leggi della fisica quantistica, non sia in grado di trasmettere istantaneamente informazione "utile" ad un osservatore, quindi non violi certi principi-cardine.

      Poi se era solo un esempio per "visualizzare" ok, avevo inteso che lo presentassi come un effetto realmente istantaneo.

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    4. E' un modo per visualizzare un concetto e infatti mi domandavo come mai nessuno lo abbia mai usato quando si cerca di descrivere l'entanglement. Poi è ovvio che il corpo infinitamente rigido non esiste così come non esiste il gas perfetto. Sono peraltro approssimazioni che tornano utili laddove ci si ricordi che sono approssimazioni. Allo stesso modo usiamo la geometria piana euclidea pur vivendo su una superficie che è curva.

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  4. Eviterei di dire che la teoria della Relatività Ristretta (RR) estende il principio di relatività a tutti i fenomeni. Piuttosto, direi che lo ribadisce.
    E' vero che la tradizione attribuisce il principio di relatività per i soli fenomeni meccanici a Galileo. Tuttavia, non credo che Galileo abbia esplicitamente detto che si riferiva solo a questi. Il famoso esperimento concettuale del "Nella maggior stanza che sia sotto coverta di alcun gran naviglio ..." (divagazione: ma perché la scuola italiana ignora questo grandissimo contributo alla nostra letteratura?) descrive sì fenomeni meccanici, ma non c'è alcuna prova che Galileo intendesse limitarsi a questi nell'affermare il principio di relatività.
    A me pare che la vera novità della RR è la comprensione della relatività del tempo. Da quello discende tutto il resto.

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  5. Per prima cosa auguri di Buon Natale a tutti.
    La mia domanda di oggi è rivolta non tanto alla Relatività Ristretta quanto alla Generale.
    Nel blog si è già parlato di materia ed energia osccura e di come con esse si spieghino sia la velocità di rotazione delle galassie che l'accelerazione dell'espansione dell'universo.
    Peccato che nessuno sappia cosa esse siano e che, nonostante tutti gli sforzi, continuino appunto a rimanere oscure.
    Considerando che insieme rappresenterebbero il 95 % dell'universo la cosa è piuttosto stramba, soprattutto perché la materia oscura avrebbe una distribuzione disuniforme, localizzata ai bordi delle galassie. Si potrebbe certo accettare il fatto che la materia oscura sia quella da cui poi "emerge" la materia normale e che quindi dove la materia normale è completamente emersa, al centro delle galassie, essa non sia più presente. Ma resta il fatto che vi è disomogeneità.
    Mi è capitato di leggere qualcosa a proposito dell'ipotesi dell inerzia quantica di McCulloch.
    L'autore si è certamente lasciato andare a qualche audacia di troppo, l'EMDrive per esempio, ma d'altra parte lui stesso scrive che la sua ipotesi è incompleta e che avrebbe bisogno del sostegno di altri scienziati per affinarla.
    La spiegazione della velocità di rotazione delle galassie smbra però essere ragionevole e tutto sommato fornisce risultati piuttosto accurati le cui disrepanza possono senz'altro essere giustificate da errori di misura che, stanti le distanza in gioco, non possono certo essere esclusi.
    Se la velocità altera distanze e tempo, non è insensato pensare che l'accelerazione alteri la massa.
    Domando quindi: perché questa ipotesi, che spiega certi fenomeni senza bisogno di ricorrere a qualcosa di "oscuro" viene largamente sbertucciata?

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  6. La assoluta, non sommabile e non superabile velocità della luce, ha una spiegazione scientifica o è un dato di fatto, un "dogma" di qui si prende atto e basta?
    Può esserci qualcosa, come per esempio la materia oscura, o altro, che sia la causa che ne
    limita la velocità?
    Come, per spiegarmi meglio, avviene per la velocità limite o velocità terminale di caduta libera di un corpo?
    Chiedo scusa per la domanda che, probabilmente, può essere "stupida", non ho preparazione in questo campo. Grazie.

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  7. Ancora un bellissimo articolo

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