mercoledì 6 luglio 2016

Il vino quantistico e le nuove proposte del mercato quantico

Anticipazioni sulla nuova collezione quantica autunno-inverno



La meccanica quantistica è diventata una vera vacca da mungere per i cazzari. Se vuoi dare una veste scientifica a qualcosa che assolutamente non ce l'ha, mettici attaccato il termine "quantico" e i new agers ci si butteranno a pesce. E se si tratta di qualcosa che si vende, penseranno che per qualcosa di quantico vale anche la pena spenderci qualcosa in più, perché dietro c'è la ricerca, c'è la scienza!

E' il caso del vino prodotto "sfruttando i principi della meccanica quantistica". Ebbene sì, c'è anche il vino quantico. Questo qua sotto è il testo che ho trovato in rete che lo descrive. Si tratta di un'intervista al produttore (di cui mantengo l'anonimato per pietà nei suoi confronti, metti che qualcuno lo dovesse riconoscere) che descrive come si fa un vino secondo la meccanica quantistica.

Azienda nata da un’idea collettiva, unica e originale, di cinque “magnetici” buontemponi messisi insieme per fare un vino sfruttando i principi della fisica quantistica. Ovvero usando onde magnetiche studiate da Max Plank, lo scienziato che con i suoi studi sulla fisica dei quanti si guadagnò il premio Nobel nel 1918. Certo, lo scienziato, non avrebbe mai pensato che le sue osservazioni sui quanti un giorno sarebbero servite a fare del buon vino. E soprattutto a proteggere da parassiti e microrganismi nocivi, viti e vigneti. Almeno questo hanno scoperto i cinque ragazzoni tra lo stupore prorompente, quando si sono trovati alla fine del protocollo di vinificazione nella condizioni di non aver usato un sol grammo di solfiti.
Ma per capire meglio il protocollo occorre spendere due parole su cosa sia la fisica dei “quanti”. Per questo ci viene in soccorso XXX YYY uno dei cinque creatori. YYY, ha una laurea in medicina e chirurgia e ha sempre coltivato la passione per la matematica e la fisica: «La fisica quantistica – spiega - descrive il modo di agire della materia a livello microscopico e ne studia il rapporto con la sua frequenza elettromagnetica.
I ricercatori del ‘900 studiando questi campi magnetici hanno messo in piedi, con Plank, la dottrina secondo la quale l’universo è totalmente costituito da energia e materia. Il pensiero base è che ogni campo di forze si rivela sotto forma di particelle pesanti dette anche “quanti”. A sentir Plank, questi campi inoltre godono di tutte le informazioni necessarie alla costruzione di ogni creatura e guidano lo sviluppo degli uomini, degli animali e delle piante attraverso la comunicazione col Dna contenuta nelle cellule»
Le immagini di Max Planck su tutti i libri di fisica del mondo hanno simultaneamente pianto sangue dopo la pubblicazione di questa marea di cazzate. Un chiaro esempio di entanglement quantistico



Allora... che dire. Intanto ho faticato a mantenere la lucidità leggendo questa montagna di idiozie. Sicuramente le cose che ho pensato, le frasi che hanno attraversato la mia mente e che avrebbero voluto uscire dalle mie labbra, hanno severamente pregiudicato il mio eventuale futuro accesso alla vita eterna. Il mio primo istinto è stato quello di cercare sulle pagine gialle se esistono negozi che vendono lanciafiamme al dettaglio, magari anche quantistici, ma purtroppo non ne esistono.

Intanto non era Plank ma Planck, scritto sbagliato per 3 volte. Ma d'altra parte il viticoltore ha solo l'hobby della matematica e della fisica, e quindi è un errore che gli si perdona. Come confondere Einstein con Ėjzenštejn, quello della corazzata Potemkin. Può capitare! Magari è solo colpa dell'articolista, che in matematica e fisica veniva sempre rimandato, e in realtà l'intervistato gli aveva detto espressamente "mi raccomando, me lo scriva col ck, non mi faccia fare brutte figure coi fisici!"

Comunque i miei complimenti! Voglio dire, per avere solo la passione per la matematica e la fisica, concepire un metodo che addirittura applica la meccanica quantistica e che funziona pure, non è mica cosa da tutti! E' come se io, che a 13 anni pensavo di fare medicina e mi guardavo l'apparato circolatorio sull'enciclopedia Conoscere, inventassi così, sperimentando, un metodo innovativo per togliere le cistifellee senza aprirti la pancia. Che uno poi viene a intervistarmi e mi chiede: "ma è incredibile, ma come ha fatto?", e io rispondo: "sparecchiavo....".

In realtà non si sa da dove cominciare a confutare quello che c'è scritto. E' come la supercazzola di Tognazzi ("sparecchiavo", appunto!). E' una serie di frasi prive di senso. Planck, tanto per dire, non ha studiato nessuna onda magnetica, anche perché l'onda magnetica non esiste. Di certo Planck non solo non avrebbe mai pensato che i suoi studi potessero servire a fare un vino, come dice l'articolo, ma nemmeno che fossero usati per dire certe cazzate.

E poi, onestamente, mettersi a confutare riga per riga l'ammasso di sciocchezze che c'è scritto rischierebbe di conferire una seppur minima forma di autorevolezza a questo delirio. Si confuta quello che ha senso confutare. Se uno, tanto per fare un esempio, ti dicesse convinto che ha costruito un soppalco in garage applicando le leggi della selezione naturale di Darwin, che fai, gli stai a spiegare che tra le due cose non c'è nessuna relazione? No, gli dai una pacca sulla spalla e gli dici: "ah però!".

E poi, voglio dire: hai fatto un buon vino? Perché io non dubito che questo sia un buon vino. Ci credo! Però proponilo per quello che è, un buon vino, appunto! Non hai usato solfiti, verderame o quello che ti pare? Perfetto! Dì che non hai usati solfiti e verderame. Perché, invece, condirlo con questa accozzaglia di scemenze?

In realtà lo capisco il perché, ed è questo che mi fa incazzare. Il motivo è: per distinguersi! Perché ci sarà sempre qualche gonzo a dire (convinto questa volta): "ah però!". Perché di vini buoni ce ne sono tanti, ma di vini buoni e anche quantistici ancora non ci aveva pensato nessuno. E certa gente quando sente parlare di vibrazioni benefiche (le vibrazioni quantistiche sono sempre benefiche, mai che ci sia una vibrazione quantistica che fa male!) non capisce più niente. A certa gente quando gli parlano di frequenze e vibrazioni gli viene lo spirito critico di una lumaca quando decide di attraversare l'autostrada. Accetterebbe di tutto, se c'è dietro una vibrazione. E quindi magari non distingue un Brunello da un Tavernello, che già il nome simile confonde, ma se è un vino quantico allora deve essere speciale.

Aspettiamo a questo punto l'immissione sul mercato di tutta una serie di nuovi prodotti quantistici. Intanto vi do qualche modesto suggerimento, così magari qualche illuminato imprenditore ne approfitterà. Non voglio crediti ne soldi, non temete.

L'acqua quantica. Del tutto indistinguibile da una normale acqua, sfrutta in modo innovativo i principi della meccanica quantistica per legare assieme atomi di idrogeno e di ossigeno a formare un liquido trasparente e inodore dalle incredibili proprietà. L'acqua quantica è altresì estremamente adatta ad amplificare l'effetto dei prodotti omeopatici, moltiplicandone le frequenze vibrazionali autoctone.

Il water quantico. Del tutto indistinguibile da un normale water, grazie alla sua seduta ergonomica sviluppata applicando l'equazione di Dirac, permette di trasmettere a chi vi si siede le benefiche vibrazioni positive indispensabili per un sereno momento di introspezione. I suoi benefici si amplificano se poi si tira l'acqua quantica.

Lo scolapasta quantico. Del tutto identico a un normale scolapasta, grazie alla meccanica delle matrici di Heisenberg filtra l'acqua (preferibilmente quantica) in modo completamente naturale, lasciandola fluire attraverso i fori senza tuttavia depauperarla della sua forza vitale, e permettendo alla pasta di viverne il distacco senza traumi.

Pranzo della domenica quantico. Del tutto indistinguibile da un normale pranzo della domenica, consiste in bucatini all'amatriciana quantici, coda alla vaccinara (sempre quantica), contorno di parmigiana di melanzane (ovviamente quantiche), e a seguire quattro palle di profiteroles con cantucci e vinsanto, caffè e ammazzacaffè, tutti rigorosamente quantici. Le speciali vibrazioni apportate dal cibo, reso particolarmente naturale e consono all'organismo grazie alle sue caratteristiche onde sinusoidali magnetiche, conferirà in breve tempo quel piacevole torpore caratteristico dell'entanglement quantistico con il resto dell'universo. Si sposa bene con la visione di un Gran Premio Quantico.

Il martello pneumatico quantico. Del tutto indistinguibile da un normale martello pneumatico, emette tuttavia piacevoli frequenze vibrazionali positive che trasmettono benesse e sollievo quando si propagano dagli arti alla spina dorsale fino alle gengive e ai molari. Particolarmente adatto per i bambini, che possono usarlo anche in casa coi nonni e la tata.

Il pallone quantico. Del tutto indistinguibile da un normale pallone da calcio, sfrutta i principi della meccanica quantistica per realizzare tiri imparabili. In particolare l'impossibilità di localizzarne contemporaneamente posizione e velocità lo rende particolarmente adatto per i calci di rigore in caso di quarti di finale ai campionati europei.

Il calcio nei maroni quantico. Del tutto identico a un normale calcio nei maroni, trasmette tuttavia al corpo della vittima le speciali vibrazioni biodinamiche che instillano un'immediata sensazione di piacere che si propaga velocemente in tutto il corpo. Grazie al calcio quantico farsi dare calci nei maroni diventerà un piacevole e rilassante passatempo per grandi e piccini.

Il vaffanculo quantico. Del tutto indistinguibile da un normale vaffanculo, sfrutta tuttavia le vibrazioni delle frequenze quantiche per conferire sollievo a chi lo emette, amplificandone a dismisura il potere liberatorio. Ideale sul lavoro, a scuola, in famiglia, ai pranzi di Natale e alle riunioni di condominio, grazie ad esso mandare affanculo il prossimo farà provare una nuova inusitata sensazione di benessere.

L'azienda quantica. Questa, sembra incredibile, esiste già. Cercare con google per credere. Del tutto indistinguibile da una normale azienda, fallisce come una normale azienda, ma quando ti licenziano cercano di farti credere che sei disoccupato ma in perfetta simbiosi e sintonia con il resto del cosmo. Si abbina molto bene con il vaffanculo quantico.

Il profilattico quantico. Questo invece se fossi in voi lo eviterei. Certo, ci sono sempre le vibrazioni, che se qualcosa è quantico sono sempre di mezzo e mandano tutti in brodo di giuggiole, però in fisica quantistica c'è anche l'effetto tunnel, quel fenomeno che permette a una particella di passare attraverso una barriera anche se non ne ha l'energia sufficiente. E in questo caso la cosa potrebbe rivelarsi un filo controindicata per le finalità del prodotto. Oh, io ve l'ho detto, poi fate come vi pare.

Concludo ritornando al vino. L'intervista termina dicendo che:

"le basi si stanno consolidando, il vino ha corpo, finezza e tutte le caratteristiche del terroir (significa "territorio", ma in francese fa più figo, n.d.r.). Manca la consacrazione della stabilità nel tempo poiché tanta e tale è la curiosità che rimane impossibile riservare delle scorte per una verifica nel tempo."

Qui sfugge all'autore dell'articolo un punto importante: quello che ha evidenziato è un tipico comportamento quantistico! Non si riesce a dire come sarà il vino in futuro, ma solo a valutarne le probabilità, perfettamente in linea con la meccanica quantistica. Come il gatto di Schrödinger, prima che lo apri può essere sia un Amarone riserva che un avanzo di Ronco dei Punkabestia. L'hai voluto quantico? Mo' te lo tieni!

lunedì 4 luglio 2016

Il bello di essere unici: i concorsi per ricercatori in Italia.

 
Fra poco uscirà il bando per circa 70 posti da ricercatore presso un'ente pubblico di ricerca, l'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Dopo anni di zero assoluto, finalmente un concorso con un numero elevato di posti.

In Italia funziona così, piace il reclutamento a fisarmonica. Per anni il nulla, in modo da accumulare un bel po' di precari e stressare la gente che vorrebbe lavorare serenamente, e poi all'improvviso si aprono un tot di posti, dove un numero di giovani e meno giovani molto maggiore dei posti disponibili si scanna per vincere. Poi per altri n anni il deserto dei tartari, per poi di nuovo, senza alcuna programmazione razionale, altri tot posti tirati fuori dal cappello da un giorno all'altro.

Forse al ministero si divertono perché sono dei sadici. Forse gli piace vedere gente tipicamente bravissima che si snerva e si massacra per dare uno straccio di futuro alla propria vita. Me li vedo, alla pausa caffè, che dicono "aoh, so' passati 5 anni, j'oo bandimo un antro concorsone da 30 posti, così se scanneno e fanno 'e 3 de notte pe' du' mesi a studià, che poi er giorno dopo c'hanno pure da lavorà?"

Per carità, dopo anni di magra 70 posti sono una manna dal cielo. Molto di più di quello che eravamo stati abituati. Però, porcaputtana,  invece di niente per 5 anni, poi tot posti tutti in una volta, poi di nuovo niente per altri 4 o 5 anni e così via, non si può fare una cosa più normale, tipo un po' di posti tutti gli anni? Magari, esagerando con le richieste, banditi in un periodo dell'anno prestabilito, sempre lo stesso tutti gli anni? Tipo che a settembre, tutti gli anni, si fa un concorso nazionale per 10 posti da ricercatore. Con un minimo di continuità e con un minimo di logica.

Perché vedete, carissimi del ministero, un "giovane", e ci metto le virgolette perché in questo caso il "giovane" ha minimo 30 anni e spesso è più vicino ai 40, vorrebbe poter programmare la propria vita. Non vuole che gli garantiscano il posto, non si sogna nemmeno di pretendere questo, ma vorrebbe sapere per lo meno che probabilità ha di avere un posto. Vorrebbe sapere ad esempio che negli enti pubblici di ricerca (l'università segue altri meccanismi, e anche lì ci sarebbe da dire...) ci sono n posti disponibili ogni anno, e poi farà i suoi conti. Vorrebbe saperlo per decidere se provarci una, due, tre volte, in modo da valutare se vale la pena insistere o lasciar perdere e trovarsi un altro lavoro prima di diventare troppo vecchio per qualunque cosa. Vorrebbe lavorare in pace sapendo che le scadenze per i concorsi sono fissate e conosciute con anticipo. Poi se queste possibilità sono poche e lui si ostina a provarci, saranno cavoli suoi, ma vorrebbe almeno saperlo.

Invece così ti tengono per il collo, facendoti vivere nel dubbio e nell'ansia. Non escono concorsi per anni, e ti obbligano a resistere e tenere duro, accumulando contratti su contratti, diventando straprecario, perché non si sa se e quando ci sarà il concorso, e se te ne vai prima, se magari, - esasperato - accetti un posto all'estero, rischi che dopo 3 mesi escono 70 posti e ti spareresti sulla tempia per non averci provato. Io la vedo innanzitutto come una questione di mancanza di rispetto verso questi "giovani", soprattutto dopo che ci si riempie la bocca ad ogni occasione sull'importanza fondamentale e imprescindibile della ricerca scientifica e dell'innovazione, e sulla necessità di investire sui giovani ricercatori, che rappresentano il vanto e il futuro dell'Italia etc etc.

Nel passato recente è perfino successo che gente che aveva vinto un concorso non poteva comunque essere assunta per i blocchi dovuti alla finanziaria, e è rimasta senza stipendio per anni. Che lo andavi a raccontare ai colleghi stranieri e ti guardavano dicendoti "ma in che cazzo di paese vivete?" Alcuni, pur avendo vinto il concorso, a queste condizioni se ne sono ovviamente andati a lavorare altrove, rinunciando al posto già vinto. Evidentemente credono, al ministero, che fare il ricercatore sia un hobby, una passione. Credono che un ricercatore non abbia le normali esigenze degli altri esseri umani, tipo mantenersi, mantenere un figlio, avere una vita normale. No, al ricercatore gli bastano i suoi protoncini e è felice, lui, e anche se non lo paghi per 4 o 5 anni a quel punto non gli interessa. 

Volete investire sui giovani? Ritenete che la ricerca scientifica sia importante? Bene, allora oltre a dirlo a parole fate i concorsi con scadenza regolare, in modo che un giovane ricercatore possa almeno sapere che possibilità ha di fare questo lavoro, ed essere lui a decidere se lasciar perdere o insistere. E' il minimo sindacale che si chiede se ti viene detto che la ricerca è fondamentale per il paese. Il minimo.

Ma poi veniamo all'aspetto tragicomico di questi "megaconcorsi occasionali": le modalità del concorso stesso. Essendo concorsi pubblici la normativa vuole che ci sia un esame. E l'esame consiste in due scritti e un orale, e gli scritti sono ovviamente determinanti: se non li passi niente orale.  Niente di male, uno penserebbe. E' giusto che ci sia un concorso per selezionare chi è meritevole e chi non lo è. 

Ma il punto è che quelli che partecipano a questi concorsi sono tutti "giovani" che hanno un dottorato di ricerca spesso acquisito all'estero, e lavorano nel settore da 10 anni se va bene. Non è gente laureata in fisica che faceva altre cose nella vita, tipo il barista o l'elettricista, e ha letto sulla Gazzetta Ufficiale che c'era un concorso per ricercatore all'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e si è detta "toh, quasi quasi ci provo, metti che mi vada fatta bene e mi sistemo!". Sono "giovani" già conosciuti nell'ambiente, hanno un tot di pubblicazioni su prestigiose riviste internazionali, hanno presentato i loro risultati a importanti conferenze, ma soprattutto hanno un bel po' di esperienza nella ricerca, maturata sul campo. O meglio, questi "giovani" sono normalmente quelli che mandano avanti la ricerca! Infatti contrariamente a quello che succede nella politica, la ricerca scientifica, come tutte le attività che richiedono ingegno, inventiva, velocità di ragionamento e immaginazione, è fatta dai giovani. E' sempre stato così, non c'è niente di nuovo in questo. Einstein aveva 25 anni quando ha sconvolto la fisica. E anche oggi la ricerca scientifica, in qualunque settore, sarebbe impossibile senza il contributo determinante dei giovani. Gli esperimenti di LHC non potrebbero funzionare senza questo esercito di geniali volenterosi 25-40enni entusiasti del proprio lavoro. Il bosone di Higgs e le onde gravitazionali non sarebbero mai stati  scoperti senza questi giovani, che spesso ricoprono ruoli chiave negli esperimenti, coordinano interi gruppi e sono responsabili di parti fondamentali dell'esperimento.


Però nonostante questo, nonostante tutti nel settore sappiano chi sono questi ragazzi, cosa facciano e quanto valgano, e nonostante nella vita di tutti i giorni tutti li trattino da colleghi, col rispetto che si riserva ai colleghi bravi, la procedura per decidere chi fra questi ragazzi è capace, e quindi degno di diventare ricercatore, non chiede di focalizzarsi sulla loro attività lavorativa, come il buon senso e la logica vorrebbero. Non chiede di informarsi dai colleghi e dal resto dell'esperimento in cui lavorano circa le loro capacità. Tutto questo per le normative che regolano i concorsi per ricercatori negli enti pubblici passa in secondo piano: per decidere chi è meritevole di diventare ricercatore bisogna invece accantonare ciò che i candidati hanno dimostrato di saper fare sul campo, e far fare loro due temini e risolvere qualche esercizietto di quelli che si facevano da studenti, uguali per tutti, indipendentemente dalla loro attività lavorativa e dal campo di specializzazione.

Demenziale vero? E' come se, per selezionare dei bravi medici esperti di cardiologia, immunologia, oncologia etc, si ignorasse tutto quello che essi hanno già dimostrato di saper fare sul lavoro nelle loro discipline in anni e anni di attività, e si chiedesse loro di fare un bel tema con un argomento scelto a caso, e come argomento potrebbe uscire qualunque cosa, tipo le dermatiti o l'osteoporosi. E' questo il modo migliore per fare una selezione? Come si fa a selezionare un bravo cardiologo chiedendogli di fare un tema sulla sciatica?

Poco conta, a quel punto, se nel lavoro hai dimostrato di essere bravissimo, se nell'esperimento ti cercano per fare le cose perché le sai fare meglio degli altri, se sei responsabile e risolvi problemi importanti che permettono all'esperimento di funzionare, e magari ti telefonano anche di notte quando c'è un intoppo, perché sanno che tu lo sai risolvere. Quello che conta a quel punto è come fai l'esercizietto o il temino, che magari per sfiga è su un argomento su cui non hai mai lavorato e che ti sei dimenticato di riguardare.

E quindi succede una cosa demenziale, se si guarda il tutto con l'occhio della ragione. Succede che questo esercito di scienziati, perché tali sono a tutti gli effetti, è obbligato a mettersi a studiare, nonostante sul campo abbia già ampiamente mostrato quello che sa fare nella ricerca. Però siccome spesso è gente che ricopre ruoli chiave negli esperimenti, e non solo, ma è anche gente coscienziosa e che ha la testa sulle spalle e non se la sente di abbandonare il proprio lavoro, non è che smette di lavorare per studiare, come richiederebbe chi ha ordito questa buffonata. Anche perché, se hai un contratto con il M.I.T., non è che puoi dire al tuo capogruppo americano: "sai, voi mi pagate per fare ricerca ma io smetterò di lavorare per 3 mesi perché devo studiare e fare esercizi per un concorso da ricercatore". Ti guarderebbero come se fossi scemo: "gli esercizi per un concorso da ricercatore?!?!" E quindi, siccome contrariamente a chi è convinto che questo sia il modo migliore per selezionare i ricercatori, questa è gente che ha cervello, questi "giovani" continuano a lavorare e, se possono, se ci rimane il tempo, studiano. E intanto si macerano l'animo, e si distruggono di ansia, perché c'è in gioco il loro futuro.

In questo modo di reclutare i ricercatori, in Italia siamo gli unici al mondo. In tutto il mondo i ricercatori si selezionano semplicemente con colloqui con i candidati e valutando il loro curriculum, come il buon senso vorrebbe. Ad esempio in Francia, tanto per non allontanarci troppo, i ricercatori si selezionano così:
"Ogni anno un numero di posti, che é più o meno lo stesso di anno in anno, viene bandito per ogni disciplina. Le domande per il concorso devono essere presentate da inizio dicembre ai primi di gennaio. La domanda consiste in un progetto di ricerca, scritto in francese o inglese, ed il CV. Una volta inviata le commissioni faranno una prima scrematura, ed i candidati selezionati dovranno fare una presentazione di 15 minuti + 5 minuti di domande davanti alla commissione verso aprile/maggio. In questa presentazione, che può essere fatta sia in inglese che in francese, il candidato dovrà mostrare a grandi linee il suo Curriculum Vitae ed il suo progetto di ricerca."

Quando all'estero vengono a sapere che invece in Italia i ricercatori si selezionano chiedendo loro di fare un tema e di passare un esamino da studenti, si mettono a ridere e ti guardano senza capire. Bel primato, non c'è che dire.


PS. Aggiungo una cosa importante, che non avevo scritto nell'articolo, anche se mi sembrava implicita. E cioè che, nonostante il sistema perverso con cui si selezionano i ricercatori, quelli che sono selezionati sono comunque in generale molto bravi e preparati. Questo perché il bacino da cui si pesca è comunque fatto di ricercatori capaci e già preselezionati da anni di lavoro sul campo. E la bravura dei nostri ricercatori ci viene ampiamente riconosciuta anche all'estero.