Di fronte a una notizia di tipo scientifico, un indicatore molto efficace per misurarne il livello di "bufalicità" è il tono sensazionalistico con cui viene proposta. Se ad esempio leggiamo: "scoperta la cura del cancro" possiamo essere praticamente certi che si tratti di una bufala, o comunque di una esagerazione, e che la realtà, nella migliore delle ipotesi, è molto da ridimensionare. Magari è soltanto la scoperta di una molecola che in vitro mostra di avere la capacità di combattere certe cellule tumorali, e da questo a dire che è stata scoperta la cura del cancro c'è un abisso di differenza.
La notiziona scientifica del momento, proposta con toni altisonanti e strombazzanti da tutti i giornali, e rimbalzata dai social networks (e ovviamente anche dagli ufologi e dai fuffari di ogni tipo), è questa: "Interstellar aveva ragione: i viaggi nello spazio-tempo sono possibili." E nell'articolo si legge che:
"Non più solo fantascienza: i cunicoli che permettono di viaggiare nello spazio e nel tempo, i cosiddetti wormhole, adesso possono essere costruiti in laboratorio: sebbene su una scala piccolissima, dimostrano per la prima volta che attraversare il tempo è possibile e, in attesa di futuri viaggi intergalattici, promettono di rendere più potenti gli attuali dispositivi basati sulle nanotecnologie."
Di fronte a cotanto scritto la lancetta del mio bufalometro personale è immediatamente schizzata a fondo scala.
Tanto per cominciare, i viaggi nello spazio-tempo sono già possibili da un bel po'. Ad esempio io, tutte le mattine, quando prendo il mio treno da pendolare compio un viaggio nello spazio-tempo. Non sarà emozionante come in un film di fantascienza (anche se i treni dei pendolari a volte sono capaci di scatenare emozioni molto forti...) ma è comunque un viaggio nello spazio-tempo. E così tutti gli esseri viventi e inanimati di questo mondo, qualunque cosa facciano, compiono continuamente viaggi nello spazio-tempo. Anche una pietra che sta ferma si muove nello spazio-tempo, che in quel caso è solo il tempo.
Ma a parte il titolo sconclusionato, l'articolo lascia intendere che i wormholes, questi fantasiosi buchi che si manifesterebbero in prossimità di difetti dello spazio-tempo tipo un buco nero, e che connetterebbero zone arbitrariamente distanti dello spazio-tempo stesso, adesso finalmente esistono e sono stati creati in laboratorio. In piccolo per adesso, così piccolo che non ci passerebbe neanche una formica, ma in un futuro magari non troppo lontano - lascia presagire l'articolo - ci potremo imbucare perfino Adinolfi e spedirlo per un viaggio verso l'ignoto.
Invece, ad un'analisi un filo più attenta di quale sia realmente la scoperta scientifica di cui si sta parlando, l'articolo in questione diventa soltanto un esempio di pessima comunicazione scientifica.
Il lavoro scientifico che spiega correttamente di cosa si sta parlando è questo. In pratica è una ricerca sulle proprietà dei fogli di grafene, un materiale costituito da strati di singoli atomi di carbonio. Se i fogli di grafene vengono collegati fra loro da nanotubi di carbonio, un altro tipo di "oggetti" estremamente interessanti dal punto di vista fisico e tecnologico, e se nei pressi dei nanotubi si introduce un'impurità, allora lungo i nanotubi fluisce corrente con caratteristiche di superconduttività (resistenza elettrica nulla), ovvero avviene una trasmissione di energia fra un foglio di grafene e l'altro. La cosa interessante è che le proprietà di questi fogli interconnessi sono descritte al meglio utilizzando la stessa matematica che descrive i wormholes, quelli dei viaggi nel tempo. Ma l'analogia finisce qui: il formalismo matematico in comune.
Non c'è nessun viaggio nel tempo, ne ipotizzato ne futuribile. L'enfasi di questo studio andrebbe eventualmente sulle sue possibili interessantissime applicazioni tecnologiche, e non sui viaggi nel tempo alla Interstellar, che non c'entrano proprio nulla. Per andare a vedere i dinosauri o visitare Alpha Centauri e tornare per cena - facciamocene una ragione - questa ricerca non ci sarà di alcun aiuto.
Quindi si tratta soltanto di un esempio di come una pessima divulgazione riesca a perdere l'occasione per spiegarci qualcosa di realmente interessante. Perché la ricerca è in effetti veramente interessante.
Però permettetemi un dubbio. Il dubbio è che il giornalista non abbia fatto tutto da solo, ma che il ricercatore intervistato ci abbia messo del suo, e abbia calcato la mano sulla storia dei viaggi nel tempo per farsi un po' di propaganda. O quantomeno che sia stato così poco chiaro col giornalista da essere totalmente frainteso. Altrimenti non mi spiego come un giornalista che quasi certamente non sa nulla di relatività generale e di wormholes possa essersi inventato tutte quelle cose di testa sua.
E infatti nell'articolo ci sono dei virgolettati che lasciano perplessi. Magari i virgolettati non sono veri fino in fondo, però leggere una frase (virgolettata) come questa qua sotto fa certamente dubitare che sia solo opera del giornalista.
"Il problema di partenza - ha osservato Capozziello - era spiegare l'esistenza di strutture che, come i buchi neri, assorbono tutta l'energia di un sistema senza restituirla: in pratica ci si trovava di fronte ad una violazione del principio di conservazione dell'energia". Una delle spiegazioni possibili, ha detto ancora il fisico, ipotizza che lo spaziotempo sia 'bucato': "è un'ipotesi molto affascinante e futuristica, che implica la possibilità di passare da una zona all'altra dello spaziotempo come di collegare fra loro universi paralleli".
Visto che la ricerca di cui si sta parlando condivide con i wormholes cosmici soltanto il formalismo matematico che ci sta sotto, a che serve calcare così tanto la mano sui viaggi nel tempo, se questi studi con i fogli di grafene e i nanotubi non c'entrano nulla?
Il rischio che si corre con questo tipo di divulgazione è di passare al grande pubblico un'immagine della scienza da luna park o da film di fantascienza di serie B, con lo scienziato che passa le giornate a tentare di trasformarsi in mosca. Quella scienza che non esiste nella realtà, ma che, presentata come tale al grande pubblico, scatena immediatamente perplessità e scetticismo molto più che interesse. Attira attenzione, certo, ma non in senso buono. Attira piuttosto fuffari a gogò, scatenando le loro morbosità, e contemporaneamente suscita critiche da parte di tutti quelli che, pur non sapendo niente di scienza e di metodo scientifico, sentono il dovere morale di prendere posizione contro la scienza che si crede onnipotente. E infatti già si leggono in giro commenti sul fatto che la scienza debba porsi dei limiti, che debba avere al centro l'uomo, e tutto il solito sciocchezzario che ben conosciamo.
Il rischio che si corre con questo tipo di divulgazione è di passare al grande pubblico un'immagine della scienza da luna park o da film di fantascienza di serie B, con lo scienziato che passa le giornate a tentare di trasformarsi in mosca. Quella scienza che non esiste nella realtà, ma che, presentata come tale al grande pubblico, scatena immediatamente perplessità e scetticismo molto più che interesse. Attira attenzione, certo, ma non in senso buono. Attira piuttosto fuffari a gogò, scatenando le loro morbosità, e contemporaneamente suscita critiche da parte di tutti quelli che, pur non sapendo niente di scienza e di metodo scientifico, sentono il dovere morale di prendere posizione contro la scienza che si crede onnipotente. E infatti già si leggono in giro commenti sul fatto che la scienza debba porsi dei limiti, che debba avere al centro l'uomo, e tutto il solito sciocchezzario che ben conosciamo.
Non solo, ma siccome i viaggi nell tempo non c'entrano nulla con questa ricerca, il risultato è che il pubblico potrà dire: "Guarda che banda di cazzari questi scienziati! Hanno sparato questa storia dei viaggi nel tempo per farsi pubblicità e invece non era vero niente!".
E magari potranno a questo punto pensare che siano altrettante sparate quelle sulla necessità di vaccinare la popolazione, sul fatto che oggi il cancro con le terapie convenzionali è curabile molto meglio che 30 anni fa, o magari sul riscaldamento globale. A questo punto, infatti, qualcuno potrà dubitare che sia anche quella una sparata a effetto per farsi pubblicità. Insomma, questo modo di comunicare al grande pubblico la ricerca scientifica può dare visibilità sul momento, può attirare l'attenzione, ma certamente non giova alla scienza né a chi la pratica. Soprattutto se si fa il mestiere di scienziato, sarebbe bene esserne consapevoli.