giovedì 27 aprile 2017

Caso Stamina: l'incarnazione del ciarlatano tipo

In questi ultimi tempi mi è capitato di tenere conferenze divulgative sul tema delle bufale, e su come indentificarle. In particolare, ad un certo punto della conferenza, elenco le caratteristiche del ciarlatano tipo, specificando che, di fronte a casi in cui svariate di queste caratteristiche si presentino tutte assieme, è altissima la probabilità di trovarsi di fronte a un ciarlatano. E poi aggiungo che, molto spesso, tutte le caratteristiche sono presenti contemporaneamente.

Le caratteristiche del ciarlatano tipo che elenco nella mia conferenza sono queste: 

  • Non è uno specialista del settore, ma di mestiere spesso fa tutt’altro
  • Accusa la scienza di non considerarlo
  • Non pubblica i suoi risultati su riviste scientifiche accreditate
  • Afferma che il suo unico interesse è il bene della gente
  • Non fornisce dettagli sulle procedure sperimentali che segue
  • Descrive misure a supporto della sua tesi che sono difficilmente riproducibili, o non ottenute secondo la corretta metodologia scientifica
  • Si rifiuta di sottoporre la sua scoperta a controlli indipendenti 
  • Ha una nutrita schiera di fan fra il grande pubblico
  • E' rassicurante nelle affermazioni
  • Si propone come alternativa alla scienza ufficiale
  • Si fa pagare salato

E' notizia di questi giorni l'arresto di Davide Vannoni, l'inventore di Stamina, il metodo di infusione di cellule staminali che, a detta del suo inventore e di medici che lo hanno spalleggiato, rappresentava una cura efficace per malattie degenerative come la Sclerosi Laterale Amiotrofica, per la quale al momento, secondo la medicina ufficiale, non esiste cura, e che conduce inevitabilmente alla morte in breve tempo.




Portato alla ribalta dal programma Le Iene, che gli dedicano ben 18 puntate eleggendolo a paladino dei diritti dei malati, Vannoni, che praticava le sue infusioni già da anni, diventa un idolo del grande pubblico. In breve tempo quindi lo si trova in prima fila a manifestazioni dei familiari dei malati davanti al Parlamento, dove si chiede che il trattamento con Stamina venga fornito gratuitamente dal Servizio Sanitario Nazionale. Per la cronaca 5 iniezioni arrivavano a costare 30000 euro, con punte fino a 50000.

Tutto questo nonostante che gli scienziati che si occupano professionalmente di questa materia affermassero che non esisteva alcuna prova che il metodo Stamina funzionasse. Il montaggio dei servizi delle Iene li faceva apparire inevitabilmente saccenti, sdegnosi, superficiali, e disinteressati ai diritti dei malati.

Il ministero si mostra tuttavia disposto a recepire le richieste dei vari comitati, purché Vannoni accetti di sottoporre il suo metodo a una seria sperimentazione. Per questo chiede che vengano resi noti i protocolli di somministrazione del trattamento. Vannoni tergiversa, e alla fine non fornisce nulla. 

Tutta la storia con i suoi succosi dettagli, uno fra tutti l'intervento di esperti del settore a favore di Vannoni quali Celentano e la Lollobrigida, è descritta molto bene qui.

Il risultato finale è un'accusa di truffa con patteggiamento, purché non si continui a praticare i trattamenti.

Vannoni però se ne infischia, e dato che non può praticare in Italia se ne va in Georgia (fonte), dove continua a somministrare Stamina, finché anche in Georgia si scocciano.  A questo punto il nostro cerca qualche altro luogo dove continuare i suoi trattamenti, ma la magistratura ordinandone l'arresto.

Fine della storia. Forse. Una storia che sarebbe stata scrivibile in anticipo, perché era evidentissimo che Vannoni fosse un ciarlatano. Ne incarnava infatti tutte le caratteristiche che elenco nella mia conferenza. Era il ciarlatano tipo. I ciarlatani sono infatti quasi sempre all-inclusive: acquistano tutto il pacchetto.

Vediamole queste caratteristiche, nel caso di Vannoni:
  • Non è uno specialista, è un laureato in scienza della comunicazione.
  • Accusa la scienza ufficiale di snobbare la sua scoperta
  • Non ha mai pubblicato nulla su alcuna rivista scientifica.
  • Si propone come benefattore, e afferma di volere solo il bene dei malati (e i loro soldi...)
  • Non fornisce alcun dettaglio sul suo metodo di cura (infatti si è scoperto che le sue infusioni erano anche rischiose per la salute, e per nulla sicure dal punto di vista sanitario)
  • Le prove di efficacia erano basate semplicemente sull'impressione da parte dei familiari del paziente, che è l'antitesi del metodo scientifico.
  • Non ha voluto sottoporre il suo metodo ad alcun test indipendente (non ha nemmeno detto che cosa faceva realmente)
  • E' un idolo delle folle (lo era, le folle abbandonano presto i loro idoli...)
  • Nelle interviste non è mai dubitativo sull'efficacia del suo metodo.
  • Si presenta come l'anti-scienziato
  • Si fa pagare, eccome se si fa pagare! E dubito che abbia mai rilasciato ricevute...

Tutto già visto, insomma. Niente di nuovo sotto il sole. Non è il primo, ma purtroppo non sarà nemmeno l'ultimo.





martedì 25 aprile 2017

Articolo su Darwin: i commenti dei lettori...!!!

Perché tanta gente disprezza Darwin?


Nell'anniversario della morte di Darwin il quotidiano La Repubblica, sul suo profilo Facebook, pubblica una foto dello scienziato con due righe di ricordo. Ma quello che colpisce si trova sotto. Sotto la foto, fra i commenti, ho infatti letto cose che voi umani...

Per motivi apparentemente misteriosi (ma che poi tanto misteriosi non sono, se analizzati un po' più in profondità), una fetta del genere umano odia Darwin. E i commenti in calce all'articoletto di Repubblica sono per lo più di gente che lo detesta, lo disprezza visceralmente, lui e la sua opera scientifica, che ritiene ovviamente completamente fasulla e campata in aria, e soprattutto mai provata.  E' singolare questo chiamare in causa la (presunta) mancanza di controllo rigoroso sull'evoluzionismo, dato che una veloce ricerca nei profili di chi commenta in modo così aspro mostra che gran parte di questa gente poi crede anche al fatto che i vaccini causino l'autismo, e ad altre amenità prive di qualunque prova a supporto. Che quando si parla di Darwin pretendano le prove (che comunque ci sono) mentre in altri campi si buttano a corpo morto credendo a idiozie che non hanno uno straccio di costrutto è quindi veramente curioso. 

Comunque c'è gente che quando sente nominare Darwin reagisce come il cane di Pavlov, schiumando rabbia contro quella scienza che celebra lo scienziato inglese. Che se solo riservassero un centesimo di quel disprezzo e di quell' accanimento contro tutti gli arraffatori, i disonesti, i magnaccia e i parcheggiatori in doppia fila di questo paese, saremmo un luogo idilliaco.

Un recente selfie di Darwin

Insomma, gente che non ha alcun tipo di competenza in materia, gente che confonde molecole con cellule, gente che crede che se non spazzi le briciole nell'angolo del pavimento della cucina poi nascono le formiche, quando sente nominare Darwin non resiste nello sciorinare tutto quello che secondo loro è sbagliato nella teoria dell'evoluzione.

Che, ricordiamolo, si chiama "teoria" perché gli scienziati la chiamano così, come la teoria della relatività, o la teoria della deriva dei continenti,  ma è tutt'altro che una teoria, essendo suffragata da una quantità di prove di tutti i tipi, non ultime quelle che vengono dalla genetica. Genetica che Darwin non poteva conoscere all'epoca, e che forniscono oggi uno dei tanti modi per verificare come le specie si siano evolute e si stiano evolvendo tuttora, noi umani compresi. Evoluzione che non significa miglioramento (e visti i commenti la cosa risulta chiara!) ma semplicemente cambiamento dovuto all'adattamento.

Invece certi leggono "teoria" e credono che l'evoluzione della specie sia solo una teoria. Una cosa che Darwin ha buttato giù su un bloc notes scrivendoci secondo me è così!, e tutti i naturalisti e i biologi - stupidoni - l'hanno presa per oro colato, senza prendersi la briga di controllare.

L'obiezione tipica, del tutto sballata, è che non è possibile che deriviamo dalla scimmia, perché altrimenti non si spiegherebbe come mai noi ci siamo evoluti e la scimmia no. Vagli a spiegare che la teoria dell'evoluzione non dice affatto questo. D'altra parte, non avendo costoro letto mai niente in proposito, ma ripetendo frasi sentite in giro, cosa si può pretendere? E poi se questa cosa la dice anche Zichichi, Giannetta Alberoni e altra gente che si vede spesso in televisione, vuoi che non sia vera? Se l'ha detto la televisione!

Ma perché gente che in molti casi non sa nulla di scienza si accanisce così tanto proprio sulla teoria dell'evoluzione, e si disinteressa invece di altre teorie scientifiche (sempre con il significato di teoria che dicevo sopra) che sono invece veramente difficili da digerire? Ad esempio tutti accettano tranquillamente la meccanica quantistica, sebbene molti non abbiano idea di cosa sia realmente, e anzi la usano per sdoganare immondi sciocchezzai new-age. Eppure la meccanica quantistica è quanto di più strano, controintuitivo e discusso che ci sia in fisica. Altro che l'evoluzione della specie! Funziona molto bene, nel senso che è in grado di prevedere il comportamento e i fenomeni del mondo microscopico, ma se uno va a indagare cosa c'è sotto gli viene una crisi di identità! Eppure la meccanica quantistica va bene a tutti, e anzi perfino affascina, mentre Darwin no, quello proprio non si può accettare. Peccato perché capendo come effettivamente funziona, l'evoluzione è una "teoria" bellissima nella sua semplicità. Nonostante questo, che l'uomo e le altre specie viventi siano il risultato di un continuo modificarsi a certa gente proprio non va giù.

Domanda: perché?

Io ho una risposta. Forse non è l'unica risposta, ma è certamente un fattore determinante: la religione.

Le convinzioni religiose condizionano fortemente il modo di approcciarsi a una teoria che spiega perché l'uomo è quello che è. Perché se parlasse degli armadilli e dei facoceri, diciamocelo, nessuno si scandalizzerebbe in questo modo. Se la teoria di Darwin si limitasse a dire che le vongole di oggi sono l'evoluzione di un vongolone peloso che esisteva qualche milione di anni fa, nessuno si indignerebbe sbraitando che non ci sono le prove. E invece siccome l'evoluzione Darwiniana riguarda anche l'uomo, allora c'è chi si sente in dovere di mettere i puntini sulle i, perché l'uomo è territorio di Dio.

Negli Stati Uniti, dove il creazionismo è molto diffuso (il 60% della popolazione non crede che l'uomo si sia evoluto a partire da altre specie viventi, contro quasi il 30% dell'Italia e il 18% dell'Islanda), coloro che sposano questa tesi, sono in prevalenza e inequivocabilmente anche quelli che frequentano assiduamente la chiesa. C'è anche una leggera correlazione col titolo di studio, e anche con l'età, ma la frequentazione della chiesa non lascia dubbi. Il grafico, mostrato qua sotto, fa parte di questo studio statistico.
 



Il grafico qua sotto mostra invece come la convinzione "Gli esseri umani si sono evoluti a partire da altre specie" (in celeste) è rifiutata solo dal 20% della popolazione in Islanda, in Danimarca, in Svezia e in paesi in cui la cultura laica è dominante, e aumenti col crescere dell'impatto della religione nel paese in questione, indipendentemente dal tipo di religione. In Italia è il 30%, mentre in Turchia è addirittura il 75%. Valori simili sono stati rilevati anche in altri stati quali Tunisia e Egitto, nei quali la religione ha un ruolo culturale importante.
Risultati immagini per believe in evolutionism
Percentuale della popolazione che non crede che l'uomo sia il risultato dell'evoluzione di altre specie viventi, nelle varie nazioni. Si va da18% dell'Islanda al 75% della Turchia. In Italia è quasi il 30%.

E' interessante il caso della Germania, che pur essendo decisamente laica, mostra un risultato non troppo dissimile dall'Italia. La mia ipotesi è che la grossa presenza di turchi nel paese abbia un peso importante.

Io non voglio entrare nelle questioni di fede, perché ognuno è libero di credere o non credere in quello che vuole, e la scienza non ha niente a che fare con questo. Però - mi chiedo - non è un dio a metà (lo metto minuscolo apposta) quello in cui questa gente crede? Un dio che crea tutto l'universo e le sue leggi, e poi non è capace di far venir fuori l'uomo come conseguenza della naturale evoluzione del mondo che egli stesso a creato, e è quindi costretto ad intervenire in corso d'opera per metterci una toppa. Dov'è l'onnipotenza e la grandezza di un dio del genere?

Per un credente non sarebbe un Dio (questa volta maiuscolo) ben più grandioso quello che, dopo aver dato il La iniziale, avesse poi lasciato fare la natura, creata così perfetta e autosufficiente da non avere più bisogno di ulteriori interventi e rattoppi per aggiustare il tiro? Cosa c'è di più grandioso in una natura che è capace di dare origine contemporaneamente a un sasso e a un essere umano? Cosa c'è, per un credente, di più grandioso di un Dio creatore di una natura che non ha alcun bisogno di lui?



lunedì 17 aprile 2017

Omeopati in difficoltà: non trovano i principi attivi nei loro prodotti!

Salviamo l'omeopatia! Dopo la foca monaca, il panda e la balenottera azzurra, ecco un'altra mobilitazione di massa contro una specie che rischia l'estinzione.

La notizia è riassunta in questo articolo uscito in questi giorni. Il mondo dell'omeopatia è in difficoltà, a causa di una normativa europea, che obbliga tutte le aziende produttrici di farmaci, omeopatici e non, a consegnare entro giugno 2017 i dossier con indicate le preparazioni di tutti i prodotti già in commercio. Pena il loro ritiro da tutti i banconi delle farmacie. Questo in ottemperanza a una direttiva europea addirittura del 2001. Sedici (16) anni fa.

Si legge nell'articolo che il presidente di Omeoimprese, l’associazione di categoria che riunisce i produttori di medicinali omeopatici, ha dichiarato che il settore dei farmaci omeopatici rischia il tracollo, perché dopo 16 anni non è ancora riuscito a compilare questi dossier. «Il Ministero non ha accolto la proroga richiesta per la consegna dei dossier all’Associazioni Italiana del Farmaco».





Però, insomma, non è che glielo hanno detto Giovedì Santo e lo volevano per Pasquetta. Glielo hanno detto 16 anni fa! Quindi dire che non hanno fatto a tempo, e che adesso vogliono la proroga, mi ricorda tanto quando a scuola avevi l'interrogazione programmata da 3 mesi e ti presentavi la mattina dell'interrogazione davanti alla prof con le orecchie da cocker mormorando tristissimo che il giorno prima non avevi potuto studiare. Come se ti fosse capitata tra capo e collo una tragedia pazzesca, un imprevisto di quelli che capitano ogni 10 alla 200 anni (un numero che ritornerà più avanti), e che insomma, tu ce l'avevi messa proprio tutta per studiare, ma proprio non avevi potuto, e chiedevi se si poteva rimandare appena di una settimanella o due. E la prof ti metteva 2.

Mi chiedo quindi che scuse avranno addotto gli omeopati per non essere riusciti a preparare i dossier con i dettagli di quello che c'è nei loro prodotti, in sedici anni. Che hanno avuto i muratori in casa? Che è stata male la nonna? Che hanno dovuto accompagnare il fratello piccolo in piscina perché la mamma aveva da fare in ufficio? O magari si saranno presentati col braccio ingessato finto? Per dire: "Vedi, c'ho il braccio ingessato, e è pure il destro, come facevo a preparare il dossier?!". Anzi, no, ci sono: "mi si è macchiato! Guardi, il dossier ce l'avevo pronto ma mio nonno (lo deve capire, è anziano...) mi ci ha rovesciato sopra il caffè e adesso non si legge più niente!". Questa funzionava sempre. Quasi sempre...

D'altra parte li capisco, povere stelle. Non è mica facile preparare un dossier dove si ammette che nei loro prodotti c'è soltanto il sentore di fegato e cuore di anatra muschiata (fonte), oppure di bricioline di muro di Berlino o saliva di cane rabbioso (fonte), e anche di "sostanze che possono provenire dal mondo vegetale, animale, minerale o chimico". Quest'ultima frase è tratta dal sito della principale casa produttrice di prodotti omeopatici al mondo. Notare la puntigliosa distinzione, fra vegetale, animale, minerale, e - separato e quindi diverso - chimico. Come se una rapa, un fegato o un sasso non avessero niente a che fare con la chimica. In tutta onestà capisco che uno si vergogni e prenda tempo.

E poi, povere creature, con quelle diluizioni, anche volendo, valle un po' a trovare le sostanze che ci sono dentro?! Valla a trovare quell'unica molecola di cuore di anatra muschiata su 10 alla 200 molecole d'acqua - la diluizione del prodotto in questione - che come numero supera alla strangrande il numero di tutti gli atomi dell'universo conosciuto. Valla a trovare la confezione in cui è finita! Quindi in effetti capisco che sia imbarazzante dover dire all' Agenzia del Farmaco che nei loro prodotti non c'è un cazzo di niente, solo acqua e zucchero, a parte una sola molecola di cuore di papera, che però vattelapesca dove è finita!

Me la vedo questa task force impegnata a tempo pieno negli ultimi 16 anni a ricercare la confezione con LA molecola. "Chissà dove è finita... eppure ero sicuro che fosse qui... niente, acqua pure questa, mannaggia!"  Forse con 100 alla 200 anni di tempo però magari la trovano. Se solo all'Agenzia del Farmaco hanno un attimino di pazienza, vedrai che si mettono in regola anche loro!

lunedì 10 aprile 2017

Alcalinizzatevi, ionizzatevi, e trapassate felici

Gli inconsapevoli tentativi di suicidio dei new-agers


Passo davanti a una libreria che dedica ben due vetrine a libri sull'esoterico, e più in generale a tutto quello che "non è ufficiale". Tutto quello che "non ce lo dicono". La scienza non ufficiale, la medicina non ufficiale, l'uso del paracadute non ufficiale etc. Una vetrina di assoluto riferimento per i new-agers, insomma.

Tra i titoli che fanno bella mostra in vetrina, alcuni attirano particolarmente la mia attenzione, perché superano il livello di idiozia che normalmente mi lascia indifferente (e che in questi ultimi anni è salito parecchio, perché altrimenti non si vive più).

Andiamo in crescendo, come con i fuochi d'artificio, tralasciando già in partenza i vari "Dieta  del sorriso, Dieta de gruppi sanguigni, Dieta dei biotipi, Dieta per l'autismo, Dieta del Dott. XYZ (Dott. che se vai a controllare ha fatto al massimo l'avviamento; i new-agers affibbiano l'appellativo Dottore con la stessa facilità dei parcheggiatori abusivi).

Il primo titolo è "Curarsi con l'acqua e limone". Sottotitolo: "Depura ogni giorno il tuo corpo con la doccia interna". Che subito mi viene da dire: ma cosa potrà mai fare di tanto miracoloso acqua e limone? Al massimo togliere la sete (ma comunque meno della sola acqua), ma per il resto? Potrò mai guarire da qualcosa bevendo acqua e limone? Tipo ho il colpo della strega, e con l'acqua e limone passa? E soprattutto, come si fa a riempire un libro di 200 pagine parlando dell'acqua e limone? Anche scrivendo largo?




E allora, per togliermi la curiosità, cerco in rete e trovo l'indice del libro, e ci leggo, (fonte, incluso l'annesso articolo di approfondimento) che, fra gli innumerevoli miracoli, un bicchiere di acqua e limone:

                      "pulisce fegato e cistifellea, eliminando i ristagni di bile"

I ristagni di bile?!?! Medici, tappatevi le orecchie e andate a fare un giro! La cistifellea contiene la bile! E' fatta apposta! Deve esserci la bile nella cistifellea! E' come se uno prendesse qualcosa per ridurre i ristagni di sangue nelle vene, o l'accumulo di neuroni nel cervello. Quest'ultimo prodotto deve esistere, in effetti, e ne deve fare largo uso sia chi ha scritto e sia chi compra questo libro.

Altro effetto miracoloso dell'acqua e limone è che:

                                    "contribuisce a mantenere il pH del corpo alcalino"

Di questo ne parliamo dopo, anche se mi sale già il crimine e faccio fatica a trattenermi. E ancora:

                                                       "protegge dalle radiazioni"

Esticazzi!  Le radiazioni dall'ordine dei medici, eventualmente!

E poi altre perle stupende, tipo "la mia prima volta" (il primo bicchiere di acqua e limone non si scorda mai), e "del limone non si butta via niente", come il maiale. La coppa di testa fatta coi semi e le foglie marce del limone pare infatti che sia uno spettacolo.

E infine "Il limone: quando dà il meglio di sé". Io direi in bocca al porcello in porchetta.

Il secondo libro-capolavoro è "Curarsi con l'acqua di mare Quinton i miracoli del plasma marino". Che sul momento, data la mancanza di punteggiatura, non capisco se Quinton è l'autore del libro o un tipo di acqua di mare. C'è da aspettarsi di tutto da questi qui. E infatti non è l'autore, ma un tipo di acqua di mare (fonte)! Uno tende sempre a pensare che la gente sia più intelligente di quello che realmente è, e poi scopre che esiste un tipo di acqua di mare che si chiama proprio così, e che per dargli una veste più scientifica e propinare meglio l'inculata, l'hanno chiamata addirittura Plasma di Quinton. Vuoi mettere un plasma rispetto a una normale acquetta qualunque? "Caro, hai messo le vongole a spurgare nel plasma?".


E infine, last but not least, la perla: Alcalinizzatevi e ionizzatevi per vivere sani e longevi".




Cominciamo da "ionizzatevi". Non so cosa intenda realmente con questa esortazione l'arguto scrittore di questo manuale per raggiungere la vita eterna, ma ci sono solo due possibilità.



La prima è che ci si voglia sbarazzare di un po' di elettroni dei nostri atomi, e acquistare una carica positiva. Perché non mi è chiaro, ma questa è certamente una possibilità. Forse perché per il new-ager è bello acquistare una carica "positiva"! Probabilmente non sa che è solo una convenzione che si chiami positiva, perché qualcuno ha deciso che gli elettroni hanno carica "meno" e quindi se ne perdiamo un po' diventiamo "più", e che se avessero deciso che gli elettroni avevano carica "più", ionizzandoci avremmo acquisito una carica negativa. Forse questo al new-ager non sarebbe piaciuto. Diventare negativi è infatti la sfiga massima che può toccare al new-ager, perché il new-ager ama sempre e non è mai negativo, nemmeno quando pesta una merda di cane un attimo prima di entrare per un colloquio di lavoro.

Comunque, quale che sia il metodo per sbarazzarci di un po' di elettroni, il risultato di questa ionizzazione forzata è inevitabilmente quello di prendere la scossa, perché diventando carichi positivamente ci scarichiamo alla prima occasione, tipo toccando una maniglia, attirando gli elettroni liberi che si trovano in giro nei metalli. Come un maglione sintetico che quando ce lo togliamo sentiamo sciocchi e scintille (da fare al buio per provare l'ebbrezza di sembrare un albero di Natale). E in ogni caso i raggi cosmici, particelle cariche provenienti dallo spazio che ci piovono continuamente addosso, entro pochi minuti pareggerebbero il conto vanificando in un attimo i nostri tentativi di ionizzarci permanentemente.

L'altra possibilità, quando il libro incita alla ionizzazione di massa, è quella di ionizzarci il sangue e i nostri liquidi all'interno del corpo, provocando dentro di noi una sana elettrolisi. Per fare questo potremmo inserirci un paio di elettrodi metallici da qualche parte in corpo (dove infilarli, per lo meno uno dei due, viene spontaneo) e dare tensione. E poi lasciar fluire le cariche, facendo fare alle leggi dell'elettromagnetismo il loro sporco lavoro. Nel frattempo avremmo però fatto bene a organizzare tutto per la nostra dipartita, impartendo le dovute disposizioni agli eredi.

Infatti, supponendo che il new-ager riesca nel folle intento di ionizzarsi al proprio interno, l'eventuale ionizzazione degli atomi implicherebbe, tra le varie controindicazioni, una redistribuzione dei loro elettroni con annesso danneggiamento dei legami molecolari nelle proteine, e in tutto ciò che è di fondamentale interesse per il corretto funzionamento dell'organismo. In aggiunta la rimozione degli elettroni dagli atomi produrrebbe i temutissimi radicali liberi, e anche il new-ager sa che se ci sono i radicali liberi in giro per il corpo non va bene per niente. Il motivo è che i radicali liberi sono mozziconi di molecole altamente reattivi e pronti ad appiccicarsi con gli elettroni appartenenti ad atomi e molecole che trovano attorno, trasformando le molecole in qualcosa di diverso, e non sempre adatto alle normali funzioni dell'organismo. Insomma, ionizzarsi in questo modo sarebbe un gesto sconclusionato e scriteriato, che di certo non gioverebbe alla salute.

Riassumendo, quale che sia la soluzione scelta per ionizzarci, si può concludere che si tratterebbe di una sonora puttanata.

E infine veniamo all'altra esortazione che compare nel titolo del libro: "alcalinizzatevi!".

L'alcalinizzazione è una cosa che piace molto ai new-agers. Alcalino è bello. Dubito che sappiano cosa significhi realmente, ma probabilmente sanno che l'alternativa sarebbe diventare neutri, o peggio ancora acidi (se non è alcalino, è neutro, oppure l'estremo opposto, cioè acido). E insomma, essere neutri è un po' come essere senza infamia e senza lode, senza spina dorsale, dei bamboccioni. E invece il new-ager è uno che agisce, uno che ha i controcoglioni. Il new-ager è uno che lotta contro il mainstream (che è chiaramente neutro). D'altra parte di diventare acidi per il new-ager non se ne parla nemmeno. Essere acidi è brutto per definizione, e ti fa pensare immediatamente a qualche zitella (le zitelle sono sempre acide) o a qualche pensionato spaccamaroni alla riunione di condominio. E invece il new-ager ama il mondo in tutte le sue manifestazioni, dagli acari al vibrione del colera, dalle emorroidi all'insolazione. Semmai sono io che divento acido, in questo blog, quando leggo certe stronzate. Ma al new-ager, viste le alternative, anche se non sa perché non resta che diventare un po' alcalino. Forse perché il new-ager esclude a priori la possibilità di essere semplicemente normale.

E quindi, esortato dalle stronzate che legge in rete, per il new-ager alcalinizzare il proprio corpo è diventato in questi ultimi anni il sogno di una vita, il target da raggiungere.

Peccato però che non ci riesce mai. Eh sì, nonostante gli sforzi e le letture di libri come questo non ci riesce, perché il nostro corpo ha un sistema di regolazione interna del pH che fa in modo che questo resti sostanzialmente constante entro una ristrettissima finestra di intervallo attorno al valore pH=7,4. A parte la saliva e le urine, che possono variare il loro pH, il resto dell'organismo non ne risente affatto. Ovvero anche se assumiamo bicarbonato a gogò col tentativo di alcalinizzarci, il nostro organismo, tramite la respirazione e il filtraggio dei reni, riporta sempre il pH a quel valore. Quindi al massimo, quando cerchiamo di alcalinizzarci, al nostro organismo gli facciamo fare solo un po' di superlavoro per ristabilizzare il suo pH entro quella finestra di tolleranza.

Ma non è che il nostro corpo trami contro i new-agers. Non ce l'ha con loro e con gli autori di questi libri-spazzatura. Il motivo per cui il nostro corpo si incaponisce a controbattere i testardi tentativi dei new-agers ad alcalinizzarlo è molto semplice: se il nostro corpo si alcalinizza, (o si inacidisce) uscendo da quella ristretta finestra di tolleranza attorno a 7,4, il proprietario di quel corpo muore!

Tutte le nostre funzioni vitale, le continue reazioni chimiche che avvengono al nostro interno (orrore! la chimica!!! ma come, non siamo tutti naturali?!?!) e che permettono ciò che genericamente chiamiamo "vita", necessitano che il pH del nostro organismo sia quello li, senza sgarrare. Se il pH esce fuori da quei limiti, quelle reazioni non avvengono più come devono avvenire, e il risultato è la morte. E nemmeno gli organismi dei new-ager, per quanto martoriati da diete demenziali, ingestioni di urina prima del caffè e osservazioni forzate del sole a occhi sbarrati a Stonehenge, se la sentono di sfanculare i loro padroni suicidandosi, per cui si ostinano a compensare continuamente gli ottusi tentativi dei loro proprietari a variarne il pH.

C'è un altro motivo per cui i new-agers idolatrano l'alcalinizzazione. E' stato osservato che l'ambiente alcalino, in vitro, facilita la morte delle cellule cancerogene. Che così di getto viene da dire che anche la fiamma ossidrica o il Napalm, in vitro, facilitano la morte  delle cellule cancerogene. Solo che a noi interessa che muoiano "in corpo" e non in vitro. In ogni caso questi studi hanno indicato che le cellule cancerogene sono più sensibili a un ambiente leggermente alcalino rispetto alle cellule sane. In vitro. Peccato che nel nostro corpo quell'ambiente alcalino non sia comunque possibile, per i motivi detti sopra. Quindi questa osservazione può rappresentare un punto di partenza per eventuali studi (e infatti lo è!), ma non è certo la prova che riempiendoci di bicarbonato possiamo guarire dal cancro!

Invece i new-agers sono partiti con la solfa che alcalinizzarsi serve anche a curare il cancro (tenuto segreto da Big-Pharma, ovviamente!). E un ex-medico, radiato dall'ordine, asserisce di poter curare il cancro con iniezioni di bicarbonato. Si chiama Tullio Simoncini, e siccome non può più esercitare in Italia, lo fa (a pagamento ovviamente) all'estero, in Albania. 

Il risultato è che purtroppo qualcuno ogni tanto ci casca, anche perché se si è malati di cancro è normale che le si provi tutte. E' notizia recente di un ragazzo italiano, a cui era stato diagnosticato un cancro in fase iniziale, e quindi probabilmente curabile con le terapie standard, che convinto da Simoncini ha rifiutato le terapie note facendosi piuttosto iniettare del bicarbonato (peraltro a caro prezzo). Il risultato è che è morto in breve tempo. Ma non è morto per il cancro, è morto a causa delle iniezioni di bicarbonato, cioè per il suo tentativo di alcalinizzarsi. L'intera storia è ben sintetizzata dal Dott. Salvo Di Grazia, alias Medbunker, qui.

Quindi, new-agers, la conclusione è che con questi libri vi stanno prendendo per il culo! Vi fanno spendere soldi per un libro che è adatto al massimo a stabilizzare un tavolino da bar. Gli autori di questi libri sono furbacchioni che semplicemente si approfittano di voi. Non vi fate fregare, e lasciate quei libri nella vetrina della libreria, consapevoli che il vostro pH resterà comunque stabile, mentre il conto in banca di quei farabutti crescerà un po' meno grazie al buon senso che mostrerete.


lunedì 3 aprile 2017

Ignoranza scientifica 2: i giornalisti, gli analisti, e la statistica

Dopo il caso dei "fuochi di Caronia", che rappresenta un esempio di come la totale mancanza di conoscenza dell'approccio scientifico (e in questo caso anche la totale mancanza di buon senso) possa tradursi in eventi paradossali, ecco un altro esempio in cui l'incompetenza in materia scientifica si manifesta in tutto il suo splendore. Questa volta sono chiamati in causa i giornalisti, e più in generale gli "esperti" di economia.

La notizia è la seguente: "Istat, a gennaio giù la produzione industriale: il calo peggiore da 5 anni. (documento Istat). Una notizia inevitabilmente accolta con preoccupazione dagli investitori, dagli operatori del settore, e da tutto il popolo che gravita attorno al mondo della finanza, a cui basta un niente per gioire o impanicarsi. 

L'articolo spiega che:
La produzione industriale ha registrato in gennaio un ribasso su mese del 2,3% (+1,4% in dicembre) e dello 0,5% su anno (...). Lo comunica l’Istat, specificando che il ribasso congiunturale è il più alto dal gennaio 2012, quando la produzione registrò un -2,8%. Entrambi i dati sono sotto le attese degli analisti che vedevano in media nel mese in osservazione un ribasso dello 0,8% su mese e un progresso del 3,3% su anno.

Notare la frase da me sottolineata: gli analisti prevedevano un ribasso di -0,8% e invece è stato di -2.3%. Memorizzate questa frase perché fra poco gli faremo il contropelo.

Ma vediamolo, questo calo peggiore degli ultimi 5 anni. Guardiamolo non con l'occhio del giornalista, ma direttamente dai dati. Una premessa doverosa: non sto facendo campagna elettorale o propaganda politica a favore o contro di nessuno, né mi interessa farlo. Sto solo osservando i dati per quello che sono realmente.

Questo qua sotto è l'andamento dell'indice della produzione industriale in Italia negli ultimi due anni, come mostrato nel documento dell'Istat, quello da cui tutti hanno trovato ispirazione per commentare. In rosso i dati mese per mese, e in grigio quelli mediati assieme ai due mesi precedenti.


Indice di produzione industriale mensile (in rosso) in funzione del tempo. Le lettere indicano i mesi dell'anno, a partire dal gennaio 2015. La linea rossa è il valore osservato mese per mese, quella grigia è la media del valore mensile con i due mesi precedenti.

Si notano alcuni aspetti appariscenti, ma evidentemente non abbastanza appariscenti ai commentatori.

Il primo è che il grafico, di mese in mese, è fortemente altalenante, con variazioni percentuali da un mese a quello successivo che sono tranquillamente dell'ordine di 1-2% in più o in meno. Ad esempio capita che si passi dal 93 al 91 (quali che siano le unità di misura) nel giro di un mese, e in questo caso la variazione è (-2/93)x100=-2.15%  Fluttuazioni di questo tipo da mese a mese, in più o in meno, sono fisiologiche, e ci sono sempre state anche in passato, anche prima della crisi del 2008-2009. Lo si vede chiaramente dal grafico qua sotto, che riporta l'andamento della produzione industriale in Italia (dati Istat, https://it.investing.com/economic-calendar/italian-industrial-production-180) dal 1990 a oggi.

Andamento della produzione industriale in funzione del tempo, dal 1990 a oggi.


Certo, questa ultima fluttuazione in negativo è superiore alle altre avvenute negli ultimi tempi, ma nella panoramica globale non rappresenta nulla che non si sia già visto e stravisto innumerevoli altre volte.

Il secondo punto appariscente è che, pur nell'ambito delle variazioni in su e in giù, l'indice di produzione industriale, dal 2012 a oggi, sta in media aumentando. Niente di stratosferico, ma sta aumentando. Se infatti volessimo interpolare i punti degli ultimi due anni, pur nell'ambito delle fluttuazioni, troveremmo un trend positivo che è dell'ordine di un 2% annuo.

E infatti se invece di guardare il mese di gennaio rispetto a quello di dicembre, guardiamo la media dei mesi di novembre-dicembre-gennaio rispetto alla media calcolata sulla terna agosto-settembre-ottobre, troviamo che la produzione industriale negli ultimi tre mesi in Italia è aumentata, nonostante il calo di gennaio!

C'è poi un altro aspetto molto interessante, che concerne le previsioni sulla produzione industriale. Le fatidiche "previsioni di crescita", quelle fatte dagli analisti. Parliamone, di queste previsioni. Quelle che quando sono disattese apriti cielo (vedi fonte). Quelle che quando invece dello 0,3% previsto viene lo 0,2 crollano le borse, gli investitori diventano scettici, nell'eurozona c'è malessere, i politici si accusano a vicenda e ai talk show si superano i 100 Decibel.

In questo link: https://it.investing.com/economic-calendar/italian-industrial-production-180, sono riportate mese per mese le previsioni sulla crescita industriale e, a lato, i dati effettivamente misurati. Sono dati estratti dall'Istat. In una colonna ci sono i valori della produzione industriale ipotetici, cioè previsti in anticipo dagli analisti, mentre di fianco sono riportati i valori che poi realmente si sono verificati.

Se li guardiamo scopriamo una cosa che sembrerebbe incredibile alla luce dello scalpore che normalmente suscita una previsione disattesa dai dati: le previsioni degli analisti per il mese successivo e i dati che poi si verificano realmente NON COINCIDONO MAI! A volte la previsione è troppo ottimista, a volte troppo pessimista, a volte ottimista di poco, a volte pessimista di poco. Insomma, gli analisti, quelli che quando la loro previsione viene disattesa sembra una tragedia, nella realtà non ci azzeccano praticamente MAI!

Ma è assolutamente normale che sia così! Non gli faccio mica una colpa, agli analisti! Mica sono Paolo Fox! E' assolutamente normale per chi conosce un minimo di metodi statistici che una previsione abbia un margine di errore. Evidentemente però a questa categoria non appartengono gli operatori del settore, e men che meno i giornalisti del settore, né i politici e gli opinionisti, a giudicare da come reagiscono quando una previsione non è esattamente rispettata dai dati! Per questa gente, evidentemente, la previsione degli analisti è un numero scolpito a fuoco nel granito: se l'hanno detto gli analisti, questo deve essere, e se non è così è un problema grave!

Eppure è talmente ovvio che una previsione debba avere un margine di errore. Se io provo a prevedere quanti chilometri farò con la mia auto il prossimo mese basandomi sul trend passato, su quello che intendo fare il prossimo mese, e su quanto ho fatto il mese scorso, non ci azzeccherò al chilometro. Se sono bravo ci andrò vicino, ma certamente sbaglierò di qualcosa in più o in meno. E' normale, stiamo scoprendo l'acqua calda! E se prevedo che farò 1000 Km e invece mi sbaglio di 15 Km (questo è il margine di errore di cui stiamo parlando, rapportato alle previsioni sulla produzione induustriale) non è che all'ACI vanno nel panico e la General Motors crolla in borsa!

Per capire meglio quanto sia facile sbagliarsi nelle previsione sulla produzione industriale, riporto qua sotto la distribuzione delle differenze fra la percentuale di crescita (o decrescita) della produzione industriale osservata di mese in mese, e quella che era invece stata prevista, utilizzando proprio i dati Istat degli ultimi due anni, e di cui abbiamo parlato finora. Ad esempio se era stata prevista una crescita del 3% e invece è avvenuta una crescita solo del 2%, avrò un -1% nel grafico. Se invece avevo previsto una decrescita di -1.5% e ho osservato una crescita di +1.5%, mettero un +3 nel grafico. E così via.


Differenze fra la crescita percentuale osservata e quella prevista, relativa alla produzione industriale. I valori sono in %.


Interpretiamo questo grafico, perché ci insegna molte cose che i giornalisti, gli analisti del settore, i commentatori politici e i tuttologi da talk show non hanno capito affatto.

La distribuzione dei dati, compatibilmente con le fluttuazioni statistiche dovute al limitato campione dei dati disponibili, è una specie di campana, grosso modo simmetrica attorno allo zero. E' normale che sia così quando gli "errori" sulle quantità misurate sono casuali, e una curva del genere (quella teorica) si chiama Gaussiana.

Quando i valori sono vicini allo zero, vuol dire in pratica che la previsione ci aveva quasi azzeccato, cioè che la differenza fra la produzione industriale che si è verificata e quella che era stata prevista è circa zero. Previsione e dato reale quasi coincidono, ovvero la previsione era sostanzialmente giusta, anche se non perfetta. Quando i valori sono positivi (+1, +2, +3 o +4%) vuol dire che le previsioni erano sottostimate, e che la reale produzione industriale è andata meglio delle previsioni. Ad esempio la previsione poteva essere di un calo del 2% e invece si è osservato addirittura un aumento del 2%. Differenza netta, + 4%.

Al contrario i valori negativi stanno a dire che in quei casi la previsione era troppo ottimistica, e la produzione reale è stata inferiore alla previsione. Il valore reale è inferiore a quello previsto, e quindi la differenza è un numero negativo.

La distribuzione è sostanzialmente simmetrica attorno allo zero. Questo vuol dire che è altrettanto probabile sbagliarsi in un senso o nell'altro. A volte si è ottimisti, a volte pessimisti nelle previsioni, ma con uguale probabilità. Anche questo è assolutamente normale. Se così non fosse, se l'Istat sbagliasse sempre in un senso, sarebbero un istituto di incapaci, perché vorrebbe dire che sistematicamente stanno ignorando fattori importanti su ciò che vogliono prevedere.

Inoltre la distribuzione dei dati ci dice una cosa fondamentale in tutto questo discorso, e cioè che è tranquillamente possibile sbagliarsi dell'1 o 2%, ma anche del 4%, e quindi uno sbaglio di una frazione del percento è assolutamente normale, e fa parte dell'incertezza intrinseca nel processo di stima di quella che sarà la produzione industriale nel mese successivo.

Quindi l'errore nella previsione degli analisti, che avevano previsto un ribasso di -0,8% a fronte di un reale ribasso di -2,3%, cioè una differenza di -1.5%, è assolutamente nella norma! Dalla distribuzione mostrata sopra si evince che circa l'80% delle previsioni è sbagliata di +/- 2%.

La conclusione di tutto ciò è che ancora una volta ci si è persi in chiacchiere inutili, senza aver compreso i fatti di cui si pretende di parlare. Ancora una volta abbiamo avuto la dimostrazione di quanto la conoscenza di aspetti che nel modo di procedere scientifico sono di casa, manchi totalmente in larghe fette della società, anche fra chi ha potere decisionale e la cui opinione può avere ripercussioni importanti nella vita politica e economica del paese. E i risultati purtroppo si vedono di continuo.



PS: Il mese precedente, sullo stesso sito, lo stesso Istat ci informava che  il valore per la produzione industriale italiana era salito dell'1,4% a fronte di una previsione che era invece solo dello 0,1%. Mi chiedo: ma invece di dirci mese per mese "ops, scusate, avevamo previsto X e invece si è verificato tot", l'Istat assegnasse a ogni previsione un'incertezza, come si usa in qualunque pubblicazione scientifica, non sarebbe più semplice? Se scrivesse bello grosso in cima alla loro pagina: "le nostre previsioni sulla crescita/decrescita industriale hanno un errore tipico del 2%", non sarebbe più pratico, e soprattutto più corretto?