Nel 1899 alcuni provarono a immaginarlo. E sbagliarono alla grande
Nel 1899, in preparazione per l'esposizione universale di Parigi del 1900, fu chiesto ad alcuni artisti e uomini di cultura, come diremmo oggi (quelli che vanno al Maurizio Costanzo Show a parlare di cose che non sanno, per intenderci) di rappresentare in disegni come sarebbe stato il mondo nell'anno 2000. Quelle illustrazioni, che all'epoca non furono pubblicate perché la società responsabile fallì prima di stamparle su grande scala, sono comunque ancora disponibili e possono essere visionate ad esempio in questo link.
Cosa avevano immaginato, gli artisti dell'epoca, per i tempi in cui viviamo oggi? Le immagini del futuro anno 2000 sono tutte un tripudio di pulegge, manovelle, ingranaggi, ruote dentate, ali meccaniche, scafandri da palombari. In pratica sono una proliferazione di ciò che all'epoca rappresentava la tecnologia, ovvero la meccanica.
La meccanica, secondo i futurologi dell'epoca, avrebbe caratterizzato il mondo del futuro. Il postino ci avrebbe portato la posta senza suonare di sotto, ma accostando al balcone con un trabiccolo volante, i dirigibili bipower, come le Gilette, sarebbero stati il mezzo principe di trasporto, e il barbiere avrebbe fatto il taglio grazie a una serie di bracci meccanici.
Insomma, gli artisti del tempo non avevano affatto tenuto conto di quello che sarebbe stato il vero motore del cambiamento del mondo: l'elettricità. O meglio, l'elettromagnetismo, per usare un termine più corretto. L'elettromagnetismo che all'epoca era tutto sommato agli albori. Serviva per illuminare le strade, ma ancora non si era compreso che sarebbe servito a qualcosa di veramente rivoluzionario: propagare informazioni. E quando l'elettromagnetismo propaga informazioni, lo fa alla velocità della luce. Altro che treni, monopattini a motore o biplani a pedali!
La meccanica, secondo i futurologi dell'epoca, avrebbe caratterizzato il mondo del futuro. Il postino ci avrebbe portato la posta senza suonare di sotto, ma accostando al balcone con un trabiccolo volante, i dirigibili bipower, come le Gilette, sarebbero stati il mezzo principe di trasporto, e il barbiere avrebbe fatto il taglio grazie a una serie di bracci meccanici.
Insomma, gli artisti del tempo non avevano affatto tenuto conto di quello che sarebbe stato il vero motore del cambiamento del mondo: l'elettricità. O meglio, l'elettromagnetismo, per usare un termine più corretto. L'elettromagnetismo che all'epoca era tutto sommato agli albori. Serviva per illuminare le strade, ma ancora non si era compreso che sarebbe servito a qualcosa di veramente rivoluzionario: propagare informazioni. E quando l'elettromagnetismo propaga informazioni, lo fa alla velocità della luce. Altro che treni, monopattini a motore o biplani a pedali!
E' questa la vera rivoluzione tecnologica dei nostri tempi, quella che letteralmente ha cambiato le nostre vite: la propagazione delle informazioni.
Eppure all'epoca le equazioni di Maxwell, che sono alla base dell'elettromagnetismo e della propagazione della luce, intesa nel suo senso più generico, da onde radio a raggi gamma, erano già ben note. Tuttavia nessuno aveva neanche lontanamente intuito il loro potenziale. Cosa ci insegna questo?
Ci insegna che è molto difficile intuire con anticipo quali saranno le applicazioni tecnologiche e pratiche delle scoperte scientifiche. Tutto sommato a Marconi gli davano del visionario, e Einstein mai si sarebbe immaginato che la teoria della relatività generale sarebbe stata essenziale per far funzionare un oggetto che ci dice quale svolta prendere alla rotonda.
Però, allo stesso tempo, questa previsione sbagliata di come sarebbe stato il futuro ci insegna che la ricerca scientifica è il motore dell'innovazione, un ingrediente indispensabile per cambiare in meglio il mondo. Sembrerebbe un'ovvietà, ma ancora oggi, ogni volta che ci si trova di fronte a una scoperta scientifica di cui non si intravedono immediate ricadute pratiche, ecco che saltano su i commentatori da divano a chiedersi a cosa mai potrà servire, e che è una spesa inutile di denaro pubblico, con tutte le cose più importanti da fare, sciorinando tutto il corredo di ordinanza di scemenze che si rispolverano in questi casi. Sempre ammesso che il cellulare gli prenda la rete!
Eppure all'epoca le equazioni di Maxwell, che sono alla base dell'elettromagnetismo e della propagazione della luce, intesa nel suo senso più generico, da onde radio a raggi gamma, erano già ben note. Tuttavia nessuno aveva neanche lontanamente intuito il loro potenziale. Cosa ci insegna questo?
Ci insegna che è molto difficile intuire con anticipo quali saranno le applicazioni tecnologiche e pratiche delle scoperte scientifiche. Tutto sommato a Marconi gli davano del visionario, e Einstein mai si sarebbe immaginato che la teoria della relatività generale sarebbe stata essenziale per far funzionare un oggetto che ci dice quale svolta prendere alla rotonda.
Però, allo stesso tempo, questa previsione sbagliata di come sarebbe stato il futuro ci insegna che la ricerca scientifica è il motore dell'innovazione, un ingrediente indispensabile per cambiare in meglio il mondo. Sembrerebbe un'ovvietà, ma ancora oggi, ogni volta che ci si trova di fronte a una scoperta scientifica di cui non si intravedono immediate ricadute pratiche, ecco che saltano su i commentatori da divano a chiedersi a cosa mai potrà servire, e che è una spesa inutile di denaro pubblico, con tutte le cose più importanti da fare, sciorinando tutto il corredo di ordinanza di scemenze che si rispolverano in questi casi. Sempre ammesso che il cellulare gli prenda la rete!
A parte l'insolito numero di refusi, a partire dal titolo ("Immagiarlo" suppongo dovesse essere "immaginarlo"...), direi che la spiegazione al fenomeno descritto sia piuttosto semplice.
RispondiEliminaQuando si cerca di immaginare il futuro, lo si fa sulla base, essenzialmente, di ciò che si conosce GIÁ. E si "amplifica" ciò di cui, in un modo o nell'altro, si é in grado di "comprendere" (o, appunto di "immaginare") un'evoluzione.
Per immaginare un futuro diverso da ciò che già si conosce, e che magari incorpori evoluzioni di scoperte "ancora di là da venire", o non ancora diventate di dominio pubblico, o di cui ancora non si comprendono le ricadute pratiche, occorre essere quanto meno "visionari", e probabilmente anche un po' scienziati... Ma non "teorici", direi più "applicati", almeno nella mentalità. :-)
E mi viene anche da dire "Gloria sia a tutta una serie di scrittori di fantascienza", che nelle loro opere hanno DAVVERO "anticipato i tempi". E non sono pochi. :-)
Argomento molto interessante!
RispondiEliminaDa informatico penso sempre ad un esempio molto più recente di previsione sbagliata; il computer HAL 9000 di "2001 Odissea nello spazio".
Il computer immaginato nel 1968 era al tempo stesso molto più e molto meno evoluto di quelli realmente disponibili 33 anni dopo.
Più evoluto perché dotato di una "intelligenza" (e in certi momenti quasi di una personalità) a cui computers moderni non si sono ancora nemmeno avvicinati.
Meno evoluto perché l'evoluzione dell'hardware è stata invece di gran lunga superiore alle attese.
la ricerca pura ha un risvolto positivo immediato: distogliere risorse da impieghi meno nobili e più dannosi.
RispondiEliminaNon sempre ci si prende, le condizioni al contorno possono essere imprevedibili. Accade così nella nostra vita normale, da un anno all'altro, figuriamoci a distanza di anni o, peggio, di decenni.
RispondiEliminaLa Torre Eiffel fu inaugurata per l'esposizione universale del 1889, non del 1900.
RispondiEliminaGiusto. Grazie. Correggo
EliminaComunque, ottima serie di spunti e commenti!
RispondiElimina