domenica 2 luglio 2017

Ha senso che Federer giochi con una scimmia?

Qual è il modo più efficace perché un messaggio arrivi a segno?

 

Il Prof. Roberto Burioni è un virologo recentemente balzato alle cronache per la sua battaglia (sacrosanta) contro le voci incontrollate sulla presunta inutilità o addirittura pericolosità delle vaccinazioni, e per il suo lavoro di corretta informazione su questo argomento di assoluta importanza per la salute pubblica.

Recentemente mi è capitato di leggere in rete una discussione sull'argomento, in cui  Burioni veniva invitato a confrontarsi sul tema con Stefano Montanari, un laureato in farmacia che viene spacciato come esperto dell'argomento, noto per essere un convinto sostenitore dell'inutilità dei vaccini e dell'efficacia di strampalate terapie alternative, e per questo uno degli idoli del popolo anti-vax.

La risposta del Prof. Burioni a questa richiesta, più volte ripetuta nella discussione, è stata: "Ha senso che Federer giochi con una scimmia?". La frase sottintende il fatto che non è possibile un confronto che abbia senso fra un esperto di vaccinazioni (Burioni) e chi (Montanari) non ha sostanzialmente alcuna competenza professionale in materia.

La posizione di Burioni è senza dubbio sensata e condivisibile: che senso ha discutere di un argomento estremamente specialistico (le vaccinazioni lo sono) con uno che dell'argomento non sa niente, nonostante ostenti competenze? Che tipo di confronto può venirne fuori? Non solo, ma il solo fatto di discuterne potrebbe implicare in qualche modo dare un'autorevolezza non meritata a tesi che non hanno alcun fondamento. Io Burioni da questo punto di vista lo capisco in pieno. E' come se mi invitassero ad avere un confronto con quelli che credono che gli esperimenti al Cern abbiano causato il terremoto di Amatrice (c'è chi lo ha scritto). Che gli dici a gente del genere? Su che base puoi aprire un qualunque tipo di confronto? Anche solo parlarci per dire che sbagliano in qualche modo eleva i loro deliri a opinioni degne di essere discusse, e non è proprio il caso!

Ma a parte il fatto che Burioni ha tutte le ragioni di questo mondo, mi chiedo: dal punto di vista strettamente comunicativo questo atteggiamento paga? Perché il punto è che, informando sui vaccini, non ci si rivolge a chi è già convinto dell'importanza delle vaccinazioni, e nemmeno a chi è antivaccinista duro e puro. Quelli hanno già fatto una scelta, che non verrà minimamente scalfita dagli interventi di Burioni o di nessun altro.

Ci si rivolge invece a tutto il mare magnum di gente che ha "sentito dire" ma che è disorientata dai tanti punti di vista che i media propinano loro. Quella gente che a volte non comprende nemmeno che il parere di Burioni sulle vaccinazioni è immensamente più rilevante di quello di Montanari. Qual è il modo più efficace per rivolgersi a questo pubblico, che è una percentuale tutt'altro che trascurabile, affinché recepisca l'assoluta importanza delle vaccinazioni?

E quindi mi chiedo: verso il grande pubblico quanto paga presentarsi con frasi del tipo: "tu sei ignorante con te non ci parlo?". Dal punto di vista dell'efficacia comunicativa quello di Burioni è un approccio vincente? Perché è quello che ci interessa, no? L'effetto sul grande pubblico. Altrimenti che ci frega di cantarcela fra di noi? Adesso che il problema è sul tavolo, e l'argomento è sulla bocca di tutti, qual è il modo più efficace per raggiungere "la gente"? 

Io onestamente non ho risposte certe. Penso, come Burioni, che sia certamente meglio ignorare il confronto con gli incompetenti che ostentano competenza, sia perché il confronto con un incompetente non ha ragione di esistere in assoluto, ma anche perché implicitamente un confronto con un incompetente dà autorevolezza all'incompetente.  Rende, anche se involontariamente, il suo punto di vista un punto di vista possibile, anche se totalmente campato in aria. 

Però allo stesso tempo credo che sia inopportuno sottolineare l'ignoranza dell'altro, anche se questa ignoranza è abissale. Piuttosto è meglio tacere. Meglio scegliere altri canali di comunicazione - anche se mi rendo conto che a volte è difficile - e fare finta che quel somaro ragliante, per usare un'espressione di Burioni, non esista.

Altrimenti il rischio è quello di far credere al grande pubblico che si stia usando il principio di autorità per avere ragione: io ho studiato, io sono un professore, e quindi capisco. Tu non hai studiato, non hai la laurea, non partecipi ai congressi, quindi il tuo parere vale zero. Che è assolutamente vero, intendiamoci! Ma non è, secondo me, il modo vincente con cui apparire al popolo dei dubbiosi. 

Non dimentichiamoci che sul popolo dei dubbiosi, che è poi molto rappresentativo dell'italiano medio, fa più presa un Vannoni di una Cattaneo, un Di Bella di un Veronesi. Il successo del metodo Di Bella è anche dovuto alla figura dell'umile vecchietto "osteggiato dai professoroni". Il grande pubblico ama istintivamente  le vittime dell'establishment, e santifica uno come Giuliani, che ignorato (giustamente) dalla scienza ufficiale dispensa ai suoi followers banalità sui terremoti spacciandosi per esperto del campo. Il fatto che questa gente sia tacciata di ignoranza e incompetenza dalla scienza ufficiale, paradossalmente è la loro forza.

Il punto è che il grande pubblico ragiona in modo diverso da chi vive nella scienza, e le decisioni, le scelte su chi meriti fiducia non sono basate sul numero di articoli pubblicati in peer review, ma sono spesso prese più con la pancia che con la ragione. E in virtù di questo, dire "con te non ci parlo perché sei ignorante" può essere più controproducente che convincente. Meglio ignorarla, certa gente, e far finta che non esista, continuando a fare corretta informazione in modo deciso ma pacato, piuttosto che cadere nel tranello di contrapporsi a loro, anche solo con l'intento di sottolineare di non volersi contrapporre.

Sono quindi assolutamente convinto che gli esperti come Burioni debbano continuare il loro lavoro di informazione. Tra l'altro Burioni, nonostante alcuni aspetti che io, personalmente, valuto come errori di comunicazione, ha avuto il grande merito di tirar fuori il problema presso il grande pubblico, e di riuscire a scuotere in primis la comunità dei medici, che è stata per lungo tempo incomprensibilmente sonnolenta di fronte ai deliri di certa gente. Però senza cadere nel tranello di sottolineare continuamente l'ignoranza (certe volte abissale) di chi a loro si contrappone.Ci farà sentire a posto con la pancia, ma può essere controproducente.

6 commenti:

  1. Il problema di questi ciarlatani, è che discutendoci non puoi vincere per la cosidetta "teoria della montagna di merda". L'unica è non legittimare le loro posizioni attraverso un dibattito. E dare dell'ignorante, si. Perchè è ora e tempo che si rimettano negli ambiti giusti certi personaggi: se uno è una capra, va fatto capire e gli va detto che è una capra. E annientarlo il più possibile, possibilmente umiliandolo, la gente non comprende altro, bisogna metterselo in testa.

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    1. Il punto, secondo me, è che una capra non si convincerà mai di non esserlo. Ma soprattutto il nocciolo della questione non è convincere le capre, ma tutti gli altri, gli osservatori più o meno imparziali che osservano il dibattito e vorrebbero farsi un'opinione. Secondo me, ed è solo il mio punto di vista, nei confronti di costoro attaccare l'avversario a colpi di "tu non hai studiato quindi taci" è controproducente, perché rischia di essere interpretato come saccenza. Molto meglio ignorare le capre, evitando il confronto diretto, le ripicche e le frecciatine, divulgando correttamente, e spiegando semplicemente dove gli antivaccinisti sbagliano.

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    2. Eh no!! qui dici "molto meglio ignorare le capre" e sopra nell'articolo hai detto "la comunità dei medici, che è stata per lungo tempo incomprensibilmente sonnolenta di fronte ai deliri di certa gente". Se ti lamenti della sonnolenza dei medici, non puoi proporre come risposta che bisogna ignorare le capre! viceversa: se proponi il fatto di ignorare le capre, perché ti stupisci della sonnolenza dei medici? stanno adottando la tua strategia! :D

      Battute a parte, io preferisco il confronto diretto e la dura schiettezza: "sei un incompetente, le tue sono solo balle sconclusionate, nella tua vita non hai prodotto un solo risultato utile sperimentalmente verificabile dalla comunità! L'italia non ha bisogno di gente come te e come Wanna Marchi che incanta con le parole ma che poi ti truffa alle spalle. Smettila di giocare con la vita delle persone!»


      Ps: non sono l'anonimo del primo commento, sono l'anonimo che ha suggerito il link corretto del commento più in basso. Non ho voglia di registrarmi, quindi mi firmo "il pigro" :D

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    3. Caro pigro, con ignorare le capre intedevo non rispondere direttamente a loro, col rischio di scatenare una rissa verbale inconcludente. Ma sono sicuro che lo avevi capito... :D

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  2. È un argomento che ricorre spesso ultimamente. Accentuato dal dibattito sugli obblighi vaccinali. È meglio dialogare con questa gente o usare l'approccio di Burioni? Il costo, la fatica e il misero risultato secondo me non lasciano adito a dubbi: Burioni tutta la vita. In versione perfida però. E anche per me tutto ciò viene spiegato perfettamente nella teoria della montagna di merda.
    http://www.keinpfusch.net/2014/11/la-teoria-della-montagna-di-merda.html?m=1

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    1. caro collega anonimo, il link non funziona, ma siccome anch'io ero un lettore di uriel fanelli, ecco il mirror:
      https://nientestronzate.wordpress.com/2014/11/01/la-teoria-della-montagna-di-merda-2/

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