Quando la correttezza scientifica può diventare un problema di comunicazione
Se qualcuno vi dicesse che un rinoceronte africano potrebbe ricevere una spinta improvvisa verso l'alto dal terreno sottostante e essere catapultato direttamente sopra il tetto della vostra casa, a migliaia di chilometri di distanza, direste che è una cosa possibile?
Sebbene, sono certo, ognuno di noi dorma sonni tranquilli relativamente a questo problema, dal punto di vista scientifico non è una cosa impossibile. E' estremamente improbabile, ma non concettualmente impossibile. Infatti nessuna legge fisica vieta che, per un caso fortuito, tutti gli atomi e le molecole del suolo calpestato dal rinoceronte, simultaneamente vibrino in modo tale da conferirgli una spinta verso l'alto tanto da spararlo a grande distanza come un fuscello. E' solo incredibilmente improbabile che tutti gli atomi (e sono tanti!) sotto le zampe del pachiderma si muovano con tale perfetta sincronia. Improbabile ma non impossibile.
Questo esempio non me lo sono inventato, ma l'ho sentito fare da un fisico del CERN in risposta alla domanda di un giornalista se era possibile che alle collisioni di LHC del CERN si potessero produrre buchi neri. Nel tentativo di spiegare che la scienza può fornire in questi casi soltanto risposte probabilistiche, lo scienziato intervistato rispose che era concettualmente possibile, ma estremamente improbabile, e per quantificare quanto fosse improbabile fece l'esempio del rinoceronte.
Non so quanto un ascoltatore si sia sentito rassicurato da questa risposta, e quanto peso abbia dato all'estrema improbabilità dell'evento rispetto al fatto che comunque non fosse del tutto impossibile.
Questo perché a volte la corretta comunicazione scientifica incappa in situazioni difficilmente comprensibili a chi non è abituato al linguaggio e al metodo della scienza, e che proprio dalla scienza, invece, vorrebbe avere rigorose certezze. E nel caso di un evento potenzialmente pericoloso, come la produzione di un buco nero, vorrebbe sentirsi dire che è un evento assolutamente impossibile, che proprio non c'è verso che possa avvenire. E sapere che invece non è così, ma che secondo la scienza in linea di principio potrebbe succedere, crea immediatamente preoccupazione. Il fatto poi che potrebbe succedere così come può succedere che un rinoceronte ci cada in testa, a quel punto è un problema secondario. Hai voglia a spiegare quanto è piccola una probabilità di dieci alla meno nonsochè, perché quella probabilità comunque non è zero. Quello che viene percepito è che può succedere!
Questo perché il concetto di "improbabilità" è molto soggettivo, e è suscettibile di interpretazioni personali che possono differire moltissimo da caso a caso.
Non sono uno psicologo, ma penso che la nostra percezione di probabilità di un evento dipenda da quanto siamo abituati all'evento di cui si sta parlando. Se è qualcosa a noi noto, crediamo di avere il pieno controllo di ciò che avverrà, mentre se si tratta di un evento a cui non siamo abituati, crediamo di essere in balia della sorte. Invece se ci pensiamo bene gran parte delle nostre azioni quotidiane sono caratterizzate da una inconscia valutazione di probabilità, da una scelta tra pro e contro, e spesso il "contro" è qualcosa che mai e poi mai vorremmo che accadesse, come la produzione di un buco nero all'interno della terra. Eppure in molti casi non ce ne preoccupiamo più di tanto.
Quando saliamo in macchina, ad esempio, sfidiamo in realtà la probabilità di morire per incidente stradale senza metterci troppa ansia, mentre in genere ci preoccupa molto di più salire su un aeroplano, nonostante la probabilità di un incidente stradale sia di gran lunga più grande. A nessuno viene l'angoscia prima di mangiare una ciliegia o un'oliva per la paura di strozzarsi e morire. Eppure è tutt'altro che improbabile. Sicuramente molto più probabile, ad esempio, che morire per la reazione allergica di un vaccino. Eppure, mentre si moltiplicano le campagne antivacciniste, sono molto rare le manifestazioni per la messa al bando delle olive taggiasche. Perché mangiare un'oliva ci è molto più familiare che farci iniettare una sostanza a noi sconosciuta. Quando mettiamo in bocca un'oliva, sappiamo cosa sta succedendo, e quello che dobbiamo o non dobbiamo fare. Quando ci iniettano un vaccino, invece, siamo completamente passivi.
Quando saliamo in macchina, ad esempio, sfidiamo in realtà la probabilità di morire per incidente stradale senza metterci troppa ansia, mentre in genere ci preoccupa molto di più salire su un aeroplano, nonostante la probabilità di un incidente stradale sia di gran lunga più grande. A nessuno viene l'angoscia prima di mangiare una ciliegia o un'oliva per la paura di strozzarsi e morire. Eppure è tutt'altro che improbabile. Sicuramente molto più probabile, ad esempio, che morire per la reazione allergica di un vaccino. Eppure, mentre si moltiplicano le campagne antivacciniste, sono molto rare le manifestazioni per la messa al bando delle olive taggiasche. Perché mangiare un'oliva ci è molto più familiare che farci iniettare una sostanza a noi sconosciuta. Quando mettiamo in bocca un'oliva, sappiamo cosa sta succedendo, e quello che dobbiamo o non dobbiamo fare. Quando ci iniettano un vaccino, invece, siamo completamente passivi.
E in questo senso un esperimento del Cern è qualcosa di assolutamente sconosciuto per la maggior parte di noi, e affermare che la produzione di un buco nero è un evento molto improbabile ma non impossibile può diventare un problema. In altri campi, ad esempio in politica o nelle pseudoscienze, si fanno spesso affermazioni nette e categoriche senza remora alcuna. In campo scientifico, invece, le certezze non sono mai di casa. Il problema sta forse nel fatto che, contrariamente a tante altre
discipline, la scienza, per sua natura, è abituata ad essere onesta.
Complimenti per il post.
RispondiEliminaTra l'altro non avevo mai sentito nessuno affrontare questa tematica: l'hai esposta molto bene ed in modo semplice.
Peccato solo per un motivo : l'autore è anonimo.
Preferisco parlare con qualcuno che abbia un nome, piuttosto che con un generico alias.
Se vuoi essere onesto fino in fondo, come la scienza, dovresti essere tu, reale.
Auguri e buon lavoro
Hai ragione. Ho messo il mio nome nel mio profilo in fondo al blog.
EliminaGrazie
Stefano
Un bellissimo articolo, complimenti Stefano👍
RispondiElimina